
Giorni fa, presso la struttura del cineteatro comunale di Mercato San Severino, si è tenuta la prestigiosa piece "Scene da un matrimonio", poco rappresentata e/o conosciuta versione teatrale - la prima performata nell'ambito della intera provincia di Salerno - il cui soggetto è tratto appunto dal capolavoro cinematografico di Ingmar Bergman. Ad onorare - degnamente - la memoria del compianto regista svedese, una coppia "strepitosa" composta dalla valida (a nostro giudizio) Federica Di Martino e dall'attore consacrato dalla fiction "Orgoglio" - in cui ha recitato, dopo però una lunga gavetta drammaturgica, assieme a Elena Sofia Ricci e a Cristiana Capotondi - il "divo" Daniele Pecci. L'insieme è stato realizzato con l'apporto del Teatro Stabile d'Abruzzo, che lentamente sta "rinascendo" e riconsolidandosi dopo la tragica parentesi del terremoto. Regia a cura di Alessandro D'Alatri. A parte un piccolo e trascurabile inconveniente, un minuscolo "intoppo" iniziale nei giochi di luce che certamente non ha pregiudicato l'alta qualità del difficile, impegnativo copione, e nonostante - anche - la presenza di poche persone rispetto agli altri spettacoli, forse "scoraggiate" dal vento impetuoso della serata oppure a letto per i malanni di stagione, la resa dei due unici protagonisti è stata convincente ed equilibrata. In particolare Daniele Pecci, bello di aspetto ma anche umile e schivo, nonché disponibile, cordiale, con la sua aria di tenebroso dinoccolato e sexy, si è dimostrato letteralmente "alla mano" nell'essere intervistato per vari quotidiani e riviste. Al tutto è stato dato un forte e ironico taglio cinematografico, con scene fisse - ad indicare per l'appunto la "fissità" del matrimonio suggellato dai pur dinamici interpreti, che hanno riempito soddisfacentemente l'atmosfera calda e tranquilla del teatro - e tendaggi luminosamente bianchi, candidi. Un arredamento moderno e lineare, con tende sinuose ed eleganti in cui i personaggi "si avviluppano" cercando di dare un senso alla propria unione ormai in crisi: il plot parte con un'intervista più ideale che reale, in cui Marianna e Giovanni - rispettivamente avvocato divorzista e professionista nel campo dell'energia eolica - si trovano abbastanza d'accordo nel rispondere alle domande (di una giornalista con voce suadente) riguardo il proprio rapporto di coppia. Apparentemente tale menage familiare è sereno, ovattato, perfetto in ogni dettaglio "importante", ma sempre e tuttavia in ragione di una ascesa sociale tipicamente borghese e "convenzionale": proprio questo aggettivo può a nostro parere meglio rappresentare e indicare il tipo di relazione che tra i due, genitori di due ragazzine (Eva e Caterina) tenute sempre sullo sfondo e mai visibili sul palco, si instaura nei litigi continui e nevrotici che essi portano sul palcoscenico e sulle spalle. Il fulcro della piece è incentrato sull'irrazionalità dei comportamenti familiari della coppia, con molta incomprensione e con la "abitudinarietà" tipica dei rapporti noiosi, che si trascinano stancamente, sciattamente. Il tutto sembra cambiare quando Pecci, alias Giovanni, si innamora di Paola - anche ella mai in scena, ma solo nelle parole e nelle fantasie del "fedifrago" Giovanni. Sino ad allora la liason sentimentale dei due coniugi è stata sempre vissuta nell'ambito dell'ordinarietà, del banale. Poi, una volta confessato il suo tradimento, Giovanni fa seguire a furia di rimorsi e sensi di colpa (che coinvolgono anche la moglie) altre scene ricche di passione contraddittoria e dolorosa, scene che mettono certamente in mostra il tormento e il morboso attaccamento dei due pur tra difficoltà e incertezze. Infine il sipario si chiude sulla triste condizione di solitudine che ogni coppia, anche la più "consumata" o "affiatata", sperimenta quando un rapporto è logoro e genera stanchezza. Dunque una trama come detto sopra impegnativa e di difficile fruizione, in cui il matrimonio è considerato più che altro un mezzo di elevazione sociale, per cui il "messaggio" che si potrebbe, volendo, ricavare e rilevare dal testo sia teatrale che cinematografico è che senza un vero attaccamento alla famiglia e ai suoi valori non è possibile superare insieme le difficoltà di una vita di coppia altrimenti "condannata" alla noia. Una magistrale prova di valore, di bravura e perizia da parte della giovane attrice Federica Di Martino e in particolare da parte di Pecci, che ha anche avuto il "merito" (per gli occhi femminili...) di mostrare un fisico che non sfigura certo per statuarietà, nei suoi numerosi e veloci cambi di abbigliamento. Infine un tributo al grande interprete Mario Scaccia, deceduto in questi giorni alla veneranda età di 91 anni: in suo onore un minuto di raccoglimento a conclusione dello spettacolo.