
Salerno. E' prevista per il 28 dicembre, la chiusura di 45 uffici postali di 36 Comuni della provincia di Salerno. Nello scorso mese di luglio, è stata pubblicata sul Sole 24 Ore, la lista dei 1156 uffici postali a rischio chiusura. Massimo Sarmi, Amministratore Delegato di Poste Italiane, ha dichiarato che: "la lista la dobbiamo inviare all'Agcom ogni anno, ma effettivamente si tratta di uffici anti-economici. Per evitare la loro chiusura, stiamo raggiungendo accordi con gli enti locali per trasformarli in centri multiservizi." Cosa stanno facendo le autorità locali per scongiurare queste chiusure, e quali saranno le conseguenze per la popolazione? E' questo il tema affrontato questa settimana nello studio di "Salerno Parla". Come sempre tanti gli ospiti intervenuti al dibattito: Gianfranco Valiante, Consigliere Regionale Pd; Peppe Sorrentino in rappresentanza della Federconsumatori; Nicola Parisi, Sindaco di Buccino e Antonio Marino, Direttore Banca di Credito Cooperativo di Aquara. In collegamento da Fonte, frazione di Roccadaspide, i Sindaci di vari Comuni: Girolamo Auricchio, Sindaco di Fonte; Antonio Radano, Sindaco di Stella Cilento; Antonio Gnarra, Sindaco di Moio della Civitella e Andrea Salati, Sindaco di Gioi. "A settembre è arrivata una lettera, non firmata, che annunciava la chiusura del nostro ufficio postale, perché per Poste Italiane è un ufficio anti-economico." Inizia così l'intervento del Sindaco Auricchio, che prosegue: "Mi sono subito allertato e prima mi avevano assicurato che l'ufficio non sarebbe stato chiuso, poi dopo due giorni è giunta una nota da parte delle Poste, perché volevano fare una convenzione con il Comune di Roccadaspide. Poi siamo arrivati alla chiusura. Noi siamo stati disponibilissimi, ma alla fine non se ne è fatto niente. Per evitare la chiusura dell'ufficio della mia frazione, ho fatto ricorso al Tar, in quanto l'Agcom, non ha mai approvato la chiusura del mio e degli altri uffici." Valiante, in merito, dice: "Poste Italiane da un po' di tempo è una società per azioni, quindi ha svestito i panni della pubblica amministrazione per diventare privata. Come tale, ha un conto economico da far quadrare e quindi, ora, punta esclusivamente sulla redditività del servizio e della qualità delle strutture. Prima esisteva un contratto tra le Poste e lo Stato, secondo cui il servizio sociale, cioè il funzionamento degli uffici postali non redditizi, andava garantito. Quindi, la perdita degli introiti veniva rimborsato dallo Stato, cosa che evidentemente oggi non avviene più. La chiusura degli uffici postali, è una mortificazione per l'intero territorio. Oltretutto, questi provvedimenti sono stati presi senza informare i Sindaci, e questo è gravissimo." A proposito della comunicazione avuta dalle Poste i Sindaci parlano così: "Siamo stati avvisati qualche giorno prima, con una telefonata che definirei anonima - dice il Sindaco di Gioi, Andrea Salati - perché l'interlocutore non ha dato i propri riferimenti, ha solo comunicato che il 26 novembre sarebbe stato chiuso l'ufficio della mia frazione, che conta 700 abitanti e dista 8km dal capoluogo, senza collegamenti pubblici. Noi ci siamo subito allertati e con l'aiuto di Valiante, abbiamo ottenuto lo slittamento della chiusura al 28 dicembre." Il Sindaco di Buccino, Nicola Parisi, invece dice: "Noi non abbiamo avuto nessuna comunicazione. La chiusura di un ufficio postale, non può essere comunicata ai Sindaci tramite telefono." Su questo tema è stata intervistata anche Gerarda Maria Pantalone, Prefetto di Salerno: "Non posso comprendere la decisione di Poste Italiane, posso capire però che i cittadini si risentano per questa situazione e chiedano un intervento affinchè vengano riviste alcune posizioni. Io ho incontrato singolarmente tutti i Sindaci e sono molto arrabbiati, soprattutto per non aver ricevuto comunicazione alcuna, se non in netto ritardo. Mi sono sentita quindi di appoggiarli, perché non si può privare i cittadini, da un giorno all'altro di questo servizio. Ai dirigenti di Poste Italiane, è stata spiegata la particolare situazione di questi territori: piccoli paesi, popolazione anziana, morfologicamente disagiata, assenza di vie di comunicazione moderne. Inoltre è stato fatto presente che era necessario sentire le necessità dei Sindaci. Quello che abbiamo ottenuto è per ora uno slittamento della chiusura degli uffici al 28 dicembre e una serie di incontri singoli e bilaterali delle amministrazioni comunali con i dirigenti delle Poste." Salati a proposito di questi incontri sostiene: "Abbiamo saputo da vari incontri, che non si è ottenuto nulla, non si sono avute novità che portino a scongiurare la chiusura degli uffici, ecco perché io non andrò a quell'incontro." Parisi invece dice: "Io non sono stato invitato a questi incontri. Si era paventata l'ipotesi, ora diventata certezza, di fare una manifestazione a Roma il 19 dicembre, incatenandoci davanti al Parlamento, perché ci devono ascoltare." Il Direttore della Bcc, Marino, dice: "Le telecomunicazioni, sono un settore strategico per lo Stato, che non può essere legato ad un conto economico. Tutto ciò che va a minare la qualità della vita delle zone interne, va sicuramente condannato. Anche noi che abitiamo in queste zone, dobbiamo fare qualcosa per ribaltare le cose. Per esempio, esiste una legge del 1998 che dà alle Poste la facoltà di assumere i servizi di tesoreria comunale. I Sindaci, potrebbero farlo per cercare di radicare le Poste al territorio. Le Poste, sono esse stesse un fattore di diseconomia, perché raccolgono le risorse in loco e le mandano a Roma. Noi invece, come Bcc, siamo obbligate per legge ad investire sul territorio dove operiamo il 95% degli introiti." La voce dei consumatori, si fa sentire tramite Sorrentino che dice: "Poste Italiane si sta liberando di alcune aree per posizionarsi in altre zone più redditizie. Dobbiamo intervenire prima politicamente, noi come Federconsumatori possiamo verificare l'attività inibitoria, ci rendiamo disponibili a verificare l'attività del Tar." Intervistato anche Giovanni D'Isola della CISL Pensionati: "E' una situazione difficile anche perché i maggiori utenti degli uffici postali sono i pensionati. Noi appoggiamo i Sindaci, metteremo in piedi delle iniziative per sensibilizzare i dirigenti delle Poste. Proporremmo degli incontri appositi fatti anche con le altre organizzazioni sindacali, per verificare la possibilità di mantenere in piedi questi uffici." In chiusura, Valiante, dice: "Bisogna intervenire su un'unica persona, l'Amministratore Delegato di Poste Italiane e bisogna chiedere una proroga almeno fino al 30 giugno 2013. In questi sei mesi, i Sindaci e le altre amministrazioni si impegnano a negoziare con Poste Italiane per la realizzazione dei multiservizi." Il dibattito si chiude con l'approvazione e l'appoggio da parte di tutti alla proposta di Valiante. La speranza è quella di riuscire a non far chiudere questi uffici, di vitale importanza per tutta la popolazione.