Si è alzato il sipario su Euro2012, la kermesse continentale per le selezioni nazionali, che si tiene in Polonia ed Ucraina. Prima giornata già indicativa, non solo per le sorti delle nazionali del Girone A, ma anche per la declinazione di gioco della kermesse.

Alle 18 una Polonia emozionata ed in evidente tensione ha inaugurato l'Europeo di casa impattando a Varsavia contro una Grecia orgogliosa e mai doma, nonostante l'inferiorità numerica patita alla conclusione della prima frazione. La partita: vantaggio polacco al 17' con Robert Lewandowski, puntero dei campioni teutonici del Borussia Dortmund e sogno proibito di numerosi top team, anche italiani. L'espulsione dell'ex genoano Papastathopoulos sembra porre la strada in discesa per i bialo-czerwoni, che tuttavia ad inizio ripresa subiscono il pari ellenico: pasticcio tra Szczesny e Perquis, pallone vagante ed il neoentrato Salpingidis insacca a porta vuota. Il debutto nero del portiere dell'Arsenal continua al '70, quando atterra da ultimo uomo lo scatenato Salpingidis: rosso e rigore per la Grecia. Dal dischetto l'eterno Karagounis si fa ipnotizzare da Tyton, per un giorno eroe di casa.

Le buone sensazioni destate a Zurigo contro l'Italia trovano piena conferma anche a Breslavia: la Russia, infatti, asfalta per 4-1 la Repubblica Ceca con Dzagoev (classe '90, autore di una doppietta) sugli scudi. Squadra compatta e completa in ogni reparto, i due blocchi Zenit (forgiato da Spalletti) e Cska fanno la differenza: difesa difficilmente superabile al centro con Ignashevish-Berezutski, regia e rottura lucide di Denisov e Shirokov, Dzagoev incontenibile e Arshavin ormai in piena maturità, grazie agli anni di Premier League con la casacca dell'Arsenal. A naso, è facile affermare che la selezione allenata dal kleine generaal Dick Advocaat, allievo dell'indimenticabile Rinus Michels, abbia nelle sue mani la leadership del girone, in virtù di una superiorità sul campo data da uomini ed esperienza.

Per la seconda piazza la lotta sembra aperta: leggermente favorita la Polonia, quantomeno per il fatto di giocare in casa, e per qualche individualità di buon spicco rispetto alle altre compagini. Responsabilizzata eccessivamente da un'attesa lunga due anni, durante i quali nessuna gara ufficiale l'ha vista protagonista, le nazionale di Smuda ha pagato lo scotto di un debutto non semplice nell'arena di casa, parzialmente occultata da un inizio aggressivo e dinamico. L'impressione è che, per ossatura e caratteristiche degli uomini, la Polonia debba privilegiare i ritmi alti per poter impensierire gli avversari: solo le sgroppate di Piszczek, l'irruenza e la velocità di Blaszczykowski, e la luce troppo spesso intermittente di Obraniak possono permettere di innescare il genio "ibrahimoviciano" di Bob Lewandowski.

Se la gioca, nonostante avversità extracalcistiche, anche la Grecia di Fernando Santos, che fa leva su un blocco granitico quasi decennale (Katsouranis-Karagounis-Samaras) e su qualche eccellente prospetto (Ninis, promesso sposo del Parma, ieri molto in ombra, Papadopoulos dello Schalke e il 19enne Fortounis). Il secondo posto, per gli ellenici, non sembra un miraggio, al contrario di ciò che si potrebbe dire per la Repubblica Ceca: troppo molle e fragile la squadra di Bilek, scioltasi al cospetto della Russia come un ghiacciolo al primo sole estivo. Pesa senza dubbio la transizione generazionale che sta vivendo il calcio ceco, alla ricerca di nuovi Nedved che appaiono ancora lontani all'orizzonte. Con un Baros in chiara fase discendente ed un Rosicky continuamente tartassato da problemi fisici, ai cechi non resta che affidarsi alle folate del buon Pilar e alla verve di Jiracek. Al momento, forse, troppo poco per sperare di agganciare i quarti.