
Salerno. Venerdì 30 novembre, concerto evento clou al Salone dei Marmi di Palazzo di Città, per la IX edizione del Festival Pianistico Internazionale "Piano Solo", la rassegna promossa dal pianista Paolo Francese, sotto l'egida del Comune di Salerno, con la collaborazione di Alberto Napolitano Pianoforti, e il contributo della Pisano Ascensori. Alle ore 19, i riflettori si accenderanno sul gran coda nero, alla cui tastiera siederà il pianista Maurizio Moretti il quale, reduce dai successi statunitensi e parigini, regalerà al pubblico salernitano un interessante performance, che lo vedrà spaziare dal Settecento mozartiano alla metà del Secolo breve. Il programma verrà inaugurato dalla Sonata per pianoforte n. 4, in Mi bemolle maggiore, composta da Wolfgang Amadeus Mozart nel periodo salisburghese, per poi passare a Robert Schumann con l'Arabesque op. 18. Ascolteremo poi, le Kinderszenen - Le Scene Infantili - op. 15, datate 1838: tredici pagine brevissime e trasparenti, alla portata di uno studente, eppure temute anche dai più grandi interpreti. Da Schumann, a due Preludi di Claude Debussy: il primo, Voiles, basato sul sistematico impiego della scala esatonica, che resta l'esempio paradigmatico di come si possa paradossalmente rendere statica la musica, ispirato probabilmente a qualche marina di Monet o Degas e che diviene simbolo dell'inquietudine esistenziale; il secondo, Sérénade Interrompue, è caratterizzato dall'ironia derivante dall'interruzione e frammentazione del discorso musicale, quello che Jankélévitch chiama "regime della serenata interrotta", un pezzo che riesce a riprodurre tutti gli effetti della chitarra spagnola, dal rasgueado alla passionale melodicità. E siamo a tre pezzi di rarissimo ascolto, a cominciare dalla Sonata che Richard Wagner, del quale ci avviciniamo al bicentenario della nascita, dedicò a Matilde Wesendock nel 1853: un lavoro piacevole, che rappresenta un piccolo saggio della sapienza dell'autore nel legare unitariamente una fitta rete di cellule tematiche, apparentemente eterogenee. Seguirà Musica Callada, composta da Federico Mompou y Dencause tra il 1959 e il 1967, musica del silenzio, "che tace mentre la solitudine si fa musica", della quale ascolteremo i pezzi raccolti nei primi tre quaderni. A seguire, una pagina del medico musicista Aleksandr Borodin, dalla Petite Suite, del 1885, caratterizzata dai rintocchi melodiosi delle campane, caratterizzata da un motivo severo ed intenso, che richiama alla memoria alcune pagine musicali delle opere di Mùsorgskij, o di Rìmskij-Kòrsakov. Finale lisztiano, con La Valleè d'Obermann, ispirata al romanzo di Pivert de Sènancour. La valle è simbolica: essa è la vita e Liszt parte con un inizio che comunica il suo male di vivere, prima di passare dalla disperazione alla lotta, sino alla speranza, rappresentata dallo splendore di un grande e potentissimo arpeggio di Mi, che riprende con un urlo, invece che in pianto, l'inizio della composizione.