
Salerno. Il Comitato e l'Associazione "Salute e Vita", in seguito al decreto del 22 marzo scorso del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla chiusura fino al prossimo 3 aprile delle fabbriche del Paese, "ad eccezione di quelle strategiche" per affrontare l'emergenza sanitaria in atto - in una lettera inviata al Sindaco di Salerno, al Presidente della Regione Campania, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Dipartimento per la Protezione Civile, al Ministero della Salute, al Direttore Generale dell'ASL di Salerno, al Segretario generale CGIL Salerno, al Prefetto di Salerno, responsabili della salute pubblica e della pubblica sicurezza - chiedono di sapere ufficialmente se le Fonderie Pisano sono state chiuse, considerando che nell'elenco, le acciaierie e gli opifici che fondono ferro, non sono inclusi nelle fabbriche che producono beni primari. "Ci sono giunte numerose segnalazioni - scrive il presidente Lorenzo Forte - nei giorni successivi al decreto, che evidenziavano che la fabbrica era aperta, il parcheggio pieno e gli operai erano in attività con lo spostamento di materiali e mezzi negli spazi esterni dei capannoni, facendo intendere una normale attività, pertanto teoricamente esposti al contagio. Stessa situazione si sta verificando anche stamattina, addirittura con immissione di strani fumi in atmosfera, che ci rafforza il dubbio della inspiegabile continuità dell'attività dell'azienda. Siamo indignati perché non vi è alcun dubbio sulla non essenzialità delle produzioni delle Fonderie Pisano, a nostro giudizio ma anche oggettivamente, in quanto operativi nel campo della produzione di ghisa di seconda fusione e, al pari di molte altre realtà industriali del Paese, sarebbero obbligate a chiudere i battenti almeno fino al prossimo 3 Aprile. Chiediamo inoltre di sapere se hanno inviato richiesta al Prefetto dichiarandosi attività produttrice di beni essenziali, prendendo in tal modo ulteriormente tempo, in quanto la normativa prevede che, finché il Prefetto non risponde, le attività possono restare aperte. Considerando che finora hanno avuto una condotta sanzionatoria, sin dal 2004 e certificata almeno fino ad ottobre 2018, quando lo stesso TAR di Salerno confermò la sospensione dell'AIA dopo che i controlli dell'ARPAC effettuati nell'estate avevano registrato un "pericolo esiziale", ovvero mortale, per i lavoratori e la popolazione viciniora, e premettendo che hanno dimostrato, negli anni, di aver sistematicamente violato le norme, come cittadini e come Comitato ed Associazione chiediamo di sapere se sono state chiuse e, in caso contrario, le motivazioni. Molte sono le evidenze scientifiche, negli anni passati ma anche nelle ultimissime settimane, che dimostrano che le polveri sottili e le nanopolveri favoriscono infezioni, polmoniti ed altre problematiche respiratorie. Anche per il Covid-19 vari studi, tra cui quelli che Vi abbiamo già inviato in data 21 marzo, determinano che l'inquinamento atmosferico è un veicolo fondamentale per una veloce diffusione del virus, e le Fonderie Pisano negli anni hanno sistematicamente immesso in atmosfera polveri sottili e non solo, violando e non applicando sistematicamente le BAT (le migliori tecnologie) per abbattere gli inquinanti. Pertanto, se l'opificio è ancora in attività, ci appelliamo all'articolo 32 della Costituzione, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività", e chiediamo al Sindaco e al Presidente della Regione Campania un'ordinanza di immediata chiusura, sia in attuazione del principio di precauzione previsto dal diritto comunitario europeo, che permette di agire rapidamente di fronte ad un possibile pericolo per la salute umana, sia anche in virtù delle evidenze scientifiche sopra citate. Ricordiamo che già 150 famiglie dei Comuni di Salerno, Baronissi e Pellezzano, più di un anno fa, hanno presentato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo nei confronti delle Istituzioni che non hanno tutelato la nostra salute, e pertanto, se le Fonderie Pisano continueranno la loro attività, cosa su cui speriamo vivamente di sbagliarci, invieremo anche la documentazione in oggetto alla Corte Europea dei diritti dell'uomo, in aggiunta al ricorso già presentato, denunciando tale atto di irresponsabilità da parte delle Istituzioni locali e nazionale, che continuerebbero un vero e proprio attentato alla salute pubblica degli abitanti della Valle dell'Irno".