Roma. Se non ci fosse stato di mezzo il Coronavirus, a quest'ora si fremerebbe per programmare ferie in attesa di poter finalmente spiccare il volo, biglietto alla mano, per le vacanze. Ma la pandemia globale ha fermato il mondo e rivoluzionato in piccola o grande parte le abitudini di ogni persona. In particolar modo di quella generazione che si trova ormai da tempo in quella via di passaggio senza una reale e concreta percezione della destinazione finale. Ed allora abbiamo voluto indagare attraverso queste colonne sul quotidiano fatto di sogni, speranze, sacrifici, divertimento, voglia di evasione e riflessione da parte di un campione di ragazze ed il loro modus vivendi ed operandi pre, durante e magari post Covid. In particolare quello di giovani studentesse e lavoratrici della Capitale che si sono soffermate sulle difficoltà e differenze incontrate ad ormai poco più di un anno dal primo lockdown.
"Essendo sia studentessa che maestra d'infanzia posso dire che in entrambi gli ambiti qualcosa è cambiato - spiega Alessia Bevilacqua, prossima al traguardo della laurea - Per lo studio essendo non frequentante, l'unico cambiamento è costituito dagli esami non più in sede ma online mentre per il lavoro, da educatrice, di cambiamenti ne ho percepiti tanti come ad esempio l'impossibilità per un genitore di poter entrare in struttura, l'organizzazione degli inserimenti tutta revisionata, le "bolle" che si creano all'interno di ogni classe ma soprattutto il fatto di portare una mascherina e limitare molto il contatto con i bambini, fondamentale nel nostro lavoro". A livello generale per quanto concerne la vita sociale grossi passi avanti non sono stati fatti: "I locali e i negozi sono stati, se non tutti, quasi tutti sfavoriti dalle regole e limitazioni imposte dal Covid. Penso ai pub, cinema, teatri, discoteche mai ripartiti da agosto 2020 e chissà se riusciranno a ripartire a pieno regime prima della fine del 2021". Sulla questione vaccini Alessia è chiara: "Non ero favorevole nel farlo, ho avuto la prima dose da poche settimane più per una questione lavorativa (essendo maestra) che altro però più passano i giorni più sono fiera di averlo fatto. Se questo serve per ritornare a vivere allora dico "viva i vaccini". Spero che per l'estate la situazione sia migliorata e che si possa raggiungere al più presto l'immunità - conclude - Per la stagione estiva non mi aspetto nulla vedendo la situazione attuale ma posso dire quello che vorrei: Libertà. Libertà di viaggiare, di andare al mare, di bere un cocktail in compagnia, ovviamente tutto questo in massima sicurezza rispettando tutte le normative anti Covid visto che non ne siamo ancora fuori".
Diverse le problematiche affrontate da Lorena Panetta, il cui settore professionale è tra i più colpiti: "Il Covid ha influito negativamente nella mia vita, visto che lavoro in un bar e sono in cassa integrazione da fine ottobre. Nel primo lockdown c'era la paura del virus, siamo stati in casa per molti giorni, sperando che da lì ad un mese tutto sarebbe andato per il meglio... "Andrà tutto bene", si gridava dai balconi e dalle finestre. Ad oggi c'è si paura del virus, ma credo che la paura più grande di tutti noi è chiedersi: torneremo mai alla normalità? La verità è che ci stiamo abituando a stare distanziati l'uno dall'altro, uscire con la mascherina, ai bambini è proibito giocare al parco, a noi adulti non ci è permesso lavorare. Sono favorevole al vaccino, a patto di poter tornare a vivere. E poi - chiude - vorrei il bonus Psicologo".
Di parere concorde anche Sara Luciani: "Come in ogni settore, anche nel mio lavoro (parrucchiera), il Covid ha influito molto sull'organizzazione dell'attività. Abbiamo dovuto ridurre le postazioni di lavoro in modo da garantire le opportune distanze e contingentare le entrate, riducendo quindi il numero di appuntamenti giornalieri. Questo ha portato necessariamente a disagi economici sia per i proprietari sia per noi dipendenti, che abbiamo visto ridotto il nostro orario lavorativo e conseguentemente il nostro stipendio. A parer mio le misure del primo lockdown sono state più efficaci del secondo. Infatti, la scarsa informazione e conoscenza del virus dell'inizio hanno fatto sì che si generasse un clima di terrore e che le persone fossero più accorte e attente. Oggi, invece, l'evidente difficoltà delle istituzioni nel gestire il problema e il continuo flusso di informazioni anche tra loro discordanti sul virus hanno fatto perdere di credibilità al sistema. A prevalere ora è l'esasperazione per la mancanza di vita sociale, la voglia di tornare alla normalità, di riprendere in mano il proprio lavoro. Quindi, si tende a sottovalutare il problema e a cercare in ogni modo di sovvertire alle restrizioni. Sicuramente i settori più colpiti sono quello dello sport e dello spettacolo, nonché tutte le attività legate alla vita "notturna". Questo perché in questi ambiti è effettivamente complicato trovare modalità alternative per fornire il servizio. In qualche modo, invece, il settore della ristorazione è riuscito a reinventarsi, anche se sicuramente asporto, delivery e riduzioni di orario hanno compromesso gran parte dei ricavi". Infine: "Dall'estate 2021 mi auguro di riassaporare anche un minimo di libertà e normalità che da troppo tempo mancano, soprattutto per i giovani".