Caserta. Una centrifuga di emozioni. Potrebbe essere questo il riassunto perfetto del live che ieri sera, al Belvedere di San Leucio di Caserta, Ermal Meta ha regalato ai suoi fan. Nella suggestiva cornice del complesso monumentale rischiarato da una falce di luna, l'artista 37enne è salito puntualissimo sul palco mostrando subito una carica ed un'energia che sembrano moltiplicarsi all'infinito non appena tocca il suolo campano. Quello di Ermal per la nostra regione è un amore dichiarato già da tempo: "Suonare è bellissimo ovunque ma suonare in Campania è diverso. C'è qualcosa che non riesco mai a decifrare ed è quello che non riesco a decifrare che mi resta incastrato qui dentro" - ha aggiunto portandosi la mano sul cuore. Il concerto si è aperto con un monologo dell'artista che ha anticipato "Non abbiamo armi", brano che dà il titolo al suo terzo, fortunatissimo album mentre i componenti della sua band, Andrea Vigentini, Marco Montanari, Dino Rubini, Emiliano Bassi e Roberto Pace entravano in scena. Ermal, che è arrivato sul palco saltellando, avvolto in una fantastica giacca color oro di cui si è liberato quasi subito restando solo in camicia, è stato accolto da un entusiastico boato che ha fatto presagire subito quale piega avrebbe assunto la serata. "Gravita con me" e "Ragazza Paradiso hanno scaldato ulteriormente il pubblico mentre con "Le luci di Roma" si è avuto il primo momento davvero intimo della serata. Ermal ha prima intonato il brano solo con chitarra e voce per poi ricominciare con la band mentre una cascata di stelle sembrava essere scesa tra il pubblico che ha illuminato il momento con le torce dei cellulari. Si è proseguito con "Caro Antonello" che, per chi ancora non lo sapesse, è dedicata ad uno dei giganti della musica italiana, Venditti appunto, a cui Ermal è legato da una sincera amicizia. Il brano è nato lo scorso autunno in forma di lettera aperta in un periodo in cui Meta attraversava un momento non facile. "Il vento della vita" è il classico brano da cantare a squarciagola, magari in compagnia, quasi un mantra per ricordarsi che ogni battuta di arresto nelle nostre vite può offrirci uno spunto di riflessione e aiutarci a ripartire più forti di prima. "Amore alcolico" ha fatto sudare i presenti un altro po', mentre "9 primavere", un brano struggente sulla fine di un amore e sulla consapevolezza che il bene resta anche quando le strade si dividono, ha decretato un nuovo toccante momento. "Schegge", brano risalente al 2016, ha visto Ermal sedersi al pianoforte mentre la folla estatica si lasciava trasportare solo dalla melodia ma "Volevo dirti" ha fatto nuovamente saltare il pubblico come una molla, così come "Rien ne va plus". È stata poi la volta di "Molto bene molto male", altro brano del nuovo album, che raggiunge una potenza incredibile dal vivo, grazie soprattutto al suono profondo sprigionato dai tamburi. Spazio poi a "Vietato morire", ormai diventata un grido di ribellione, anzi, di disobbedienza, e che ha fatto vibrare all'unisono le voci del pubblico così come "Non mi avete fatto niente", una canzone che è entrata nel cuore di ognuno al primo ascolto, non soltanto per l'importanza del messaggio che veicola ma per la delicatezza e la profondità con cui Ermal e Fabrizio Moro hanno saputo affrontare un tema scomodo come quello del terrorismo. "Dall'alba al tramonto", singolo primaverile, e "Io mi innamoro ancora", singolo estivo, hanno trasformato il Belvedere in una discoteca a cielo aperto mentre "Umano" ha svelato l'anima più rock di Ermal che, invece, su "Piccola anima" ha imbracciato la chitarra ed ha regalato ai presenti una nuova carezza sul cuore. In "Mi salvi chi può", brano che chiude l'album di quest'anno e che è stato composto il giorno di Natale, Ermal si mette completamente a nudo, è quasi una richiesta di aiuto, la chiusura di un capitolo non solo musicale ma anche personale, con la certezza che un nuovo inizio possa già essere dietro l'angolo. "Straordinario", brano originariamente interpretato da Chiara Galiazzo, ha scatenato un delirio di mani e di corpi che perfettamente in sincronia si agitavano nella platea e poi "A parte te" ha concluso - apparentemente - un live adrenalinico come pochi. Scrivo "apparentemente" perché il pubblico non aveva alcune intenzione di lasciar andare via Ermal che, dopo aver ringraziato i presenti insieme alla sua band, è rimasto sul palco ed ha intonato prima "Un pezzo di cielo in più", uno dei successi de "La Fame di Camilla", band di cui è stato frontman dal 2009 al 2013, e poi "Invecchio", canzone mai incisa dedicata alla nonna a cui l'artista è da sempre legatissimo. Ma il momento più alto, non solo in termini di performance, lo si è avuto con "Il clown". Il titolo non vi dice nulla? Comprensibile, si tratta infatti di un inedito che Ermal sta interpretando in alcune date di questo tour. Per l'occasione, dietro richiesta dell'artista, non è stata effettuata alcuna ripresa: un momento unico che ha quasi trasformato Ermal in un aedo mentre interpretava un brano incentrato sulla vera essenza dell'essere umano, troppo spesso imbrigliato in una maschera. Le parole non riescono a rendere la magia, il senso di empatica unione e la gioia infinita che si respiravano ieri sera a San Leucio. Meta è apparso felice come non mai, in totale sintonia con il pubblico che ha vissuto due ore immerse nel sogno. Quello tra il cantante ed i suoi fan non è il semplice rapporto che può instaurarsi tra un artista e coloro che apprezzano la sua musica. È stata una grande festa in cui il padrone di casa sembrava conoscere ogni singolo ospite da anni. Ermal ha una capacità innata di descrivere la vita altrui con sensibilità rara, di offrire insegnamenti senza mai ergersi su un piano di superiorità: ha il volto e l'indole dell'amico di sempre, quello con cui puoi ridere a crepapelle, confidarti, confrontarti e da cui imparare. Ha lo stupore innocente dei bambini e la forza d'animo di un giovane uomo che ha imparato presto quali siano gli aspetti più duri della vita. Un consiglio: regalatevi un suo live, ne uscirete trasformati in meglio.
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