Padula. Si è svolta ieri sera, presso il Circolo Sociale "Carlo Alberto" di Padula alle ore 18, la presentazione del volume "Una vita in versi" alla presenza dell'autrice Luigia Amelia Mugno, della professoressa Anna Rotunno e del dottor Giovanni Moscarella, figlio della signora Mugno. Nascere e perdere la madre al momento del parto, crescere in una famiglia dove l'affetto paterno è molto raro e subire continue vessazioni, incontrare poco più che bambina il grande amore e, finalmente, sposarlo vivendo insieme oltre 50 anni, avere tre figli che arricchiscono la vita con grandi gioie anche se i dolori intensi non mancano, trascorrere una vecchiaia serena circondata dall'affetto dei nipoti. Sembra una favola ed invece è la storia di una donna del Sud Italia, precisamente della provincia di Salerno, che giunta ormai in età avanzata ha deciso di mettere nero su bianco la sua vita, raccontando ogni singola pagina della sua esistenza, ma lo ha fatto in modo diverso dal solito, infatti Luigia Amelia Mugno ha scelto di parlare di sé in versi, adoperando la poesia in modo magistrale perché per lei comporre è naturale come respirare.
Ad aprire l'incontro è stato Felice Tierno, presidente del Circolo "Carlo Alberto", il quale ha espresso grande soddisfazione per le cospicue presenze ricordando come il Circolo, che quest'anno ha festeggiato i suoi 130 anni di attività, sia "una casa per la cultura aperta a tutti". La professoressa Rotunno, legata all'autrice da un antico affetto, ha curato la prefazione del volume illustrandone il contenuto: "Questo testo riserva molte sorprese e quando ho conosciuto i versi di Amelia sono rimasta colpita dalla sua straordinaria capacità di fare poesia. La forte assenza data dalla prematura perdita della madre l'ha portata a cercare l'amore negato attraverso la poesia e la preghiera che, in lei, combaciano. La sua esistenza narrata assomiglia ad un "carmen continuum" da cui si evincono temi profondi come la sacralità dei ricordi e la capacità di trasformare i dolori di una perdita in arte del recupero. Amelia ha sempre cercato l'armonia con il mondo, inesauribile la sua capacità d'amore verso il prossimo e, nonostante il suo grado di cultura si sia fermato alla quinta elementare, ella ha sempre mostrato una grande sapienza. Il libro offre molti spaccati della vita di provincia ma fa luce anche sulla realtà di una ragazza nata in un'epoca in cui la donna aveva ben pochi diritti ed Amelia di queste privazioni ne discute, le analizza e le perdona. Sono rimasta stupita - ha sottolineato la professoressa Rotunno - dal suo modo di giocare con le parole creando ad esempio acrostici: la parola poetica scava sempre nella verità e proprio per questo non può essere d'accordo con la menzogna".
Giovanni Moscarella, invece, si è soffermato su altri aspetti del libro: "Amelia è una vecchina ancora marciante e che offre un modello di vita, è una donna priva di sovrastrutture e che dà lezioni di semplicità, le sue riflessioni ci mettono dinanzi alle nostre responsabilità e ci fanno comprendere che calarsi nel dolore può essere catartico, spesso se ne rifugge ma è un gioco a perdere il nostro perché un'esistenza solo leggiadra e priva di sofferenze è pura utopia. Il libro - ha proseguito il dottor Moscarella - affronta anche il tema della vecchiaia e il complesso rapporto con gli anziani quando, talvolta, sarebbe bene non intraprendere discussioni che possono esacerbare gli animi e scegliere come soluzione un abbraccio o una carezza. Amelia parla anche di temi sociali delicati come l'espianto degli organi, in alcuni casi indiscriminato, perché ella ha vissuto da vicino il problema quando suo figlio Bruno rischiò di non risvegliarsi più dal coma dopo un terribile incidente stradale ed auspica che la scienza trovi metodi alternativi per salvare vite umane, senza svilire la persona paragonandola ad un mero pezzo di ricambio".
A prendere poi la parola è stata l'autrice, visibilmente commossa: "Ad 86 anni tremo come una foglia e devo ringraziare Anna per la pubblicazione del mio libro, si può dire che io l'ho concepito e lei lo ha partorito - ha aggiunto Amelia con l'humor che da sempre la contraddistingue - . Ci ho pensato a lungo se pubblicare o meno il volume ma alla fine ho accettato e ne sono felice, sto vivendo una grande emozione questa sera, temevo seriamente di non poter nemmeno parlare ma, grazie a Dio, ci sono riuscita. Vi ringrazio per essere qui, grazie davvero per la vostra presenza".
I relatori hanno letto numerosi passi del volume offrendo uno spaccato della vita dell'autrice: "Amelia racconta del lungo fidanzamento con il suo Raffaele - ha spiegato la professoressa Rotunno - parlando, ad esempio, dello scambio di bigliettini sapientemente nascosti all'interno del cappello del padre di lei, postino inconsapevole per lunghi anni. Narra del tentativo di stupro subito dalla sua tata, Maria, che riuscì a difendersi dallo stupro con una dignità degna delle eroine di cui parla Livio ma spiega anche le grandi difficoltà che dovette affrontare appena neonata quando, affidata ad una nutrice incauta, rischiò di morire come la propria madre. Amelia ha vissuto il Secondo Conflitto Mondiale e forse, proprio per questo, ha sempre rifuggito l'odio". "Amelia, al termine del suo libro, - ha affermato Giovanni Moscarella - cerca di ritornare con la mente agli anni spensierati, scegliendo di dimenticare i tanti dolori e questo fa riflettere chi legge perché, troppo spesso, siamo ripiegati sulle nostre sofferenze e non godiamo del presente. Il volume è un richiamo al vero pensiero da coltivare, ovvero che la morte è parte della vita e che la linea di confine che intercorre tra loro è un passaggio da meritare nel migliore dei modi".
Guardando questa donna dai lineamenti dolci, dal carattere gioviale, dall'intelligenza arguta e dalla fede incrollabile nell'aiuto divino si prova profonda ammirazione. La sua figura minuta cela un animo ricco di bellezza e incontrarla, anche se per poco, regala insegnamenti ricchi di valore.