Alla base della poesia - e della poesia di Gatto in particolare - c'è la maturazione a capire la propria storia e quella della sua gente. Non manca altro al giudizio che diede Luigi Baldacci in un'antologia di poesie selezionate dallo stesso Gatto, se non la chiosa fornita dal poeta salernitano, di essere diventato poeta "per aver sentito sempre dietro di sé altre stanze, altri luoghi, altre stagioni in cui si è vissuto". Col Leopardi malinconico alla finestra "a parlare di sé", la poesia è sembrata non essere più un atteggiamento di virtù: forse perché i colpi inferti dal fascismo avevano trasformato gli uomini in simboli di un silenzio storico. Gatto è stato così simbolo della sua gente, ma senza mito o retorica alcuna. La sua lirica non è consolatoria, non getta soluzioni, offre solo lo stato delle vittime, quelle che la Storia tramanda, e ne misura lo sgomento. Non vuole avallarla, quella Storia, propagandone le trame come giustificazione sovrastrutturale. Già nel '38 Gatto aveva fondato, con l'amico Vasco Pratolini, la rivista "Campo di Marte", l'organo che raccoglieva il meglio dell'ermetismo fiorentino. C'era già, in quella esperienza seppur breve, la tendenza a non agevolare il passo fraudolento del regime in nome della integrità dell'arte e dei valori della poesia. Il dolore non viene riscattato, e la cultura al limite al limite può disvelare le ragioni di quella sofferenza, pur senza giustificarla. "Campo di Marte" aveva anche questo anelito pedagogico: riuscire a condurre le genti lungo i sentieri non battuti dalla propaganda di regime. Tale finalità - frustrata dalla chiusura prematura della rivista, dopo un solo anno - sarà riagguantata da Gatto sul finire del conflitto mondiale, allorquando il suo legame - e quello di tanti altri colleghi - con il Partito Comunista sarà suggellato dalla collaborazione all'Unità, l'organo ufficiale del Partito. Per il giornale, Gatto realizzerà una serie di reportage in giro per un paese uscito spossato dalla guerra, dove la sua analisi passa dalla speculazione sociologica alle fotografie umane, attraverso cronache ed una certa enfasi nella partecipazione politica, che era poi soprattutto umana solidarietà. "La nostra gloriosa macchina - scrive Gatto il 9 Agosto 1949 - che ha vetrine per i libri, tetto apribile, altoparlanti e sorprese tutte da vedere, sarà insieme tribuna e cabina di proiezione, bottega di libraio e redazione volante. Noi stessi parleremo ai compagni, scriveremo di loro, canteremo con loro, saremo insomma in mezzo a loro in carne e ossa, come si dice". Si è alla vigilia del Giro d'Italia di ciclismo, che fonisce l'occasione per incontrare de visu operai, militanti, contadini di Lombardia, Veneto ed Emilia, tra parroci saltimbanchi, poliziotti dal viso turpe, nemici della rivoluzione, le ocarine di Budrio e belle ragazze che scrivono lettere d'amore. "Nelle sere di festa - continua - avremo in comune parole, cori, allegria. Celebreremo la vita e l'Italia sulle piazze nelle notti stellate. Molte stelle cadranno sulla nostra bandiera, sulle nostre case, sulle nostre teste. Ed esprimeremo, a vederle cadere, tutti lo stesso desiderio: che il popolo possa sempre così ritrovarsi in pace nel riposo dopo un giorno di lavoro e che alla nostra lotta e alla vittoria della causa del socialismo siano intenti in ogni famiglia, in ogni casa, tutti gli italiani di buona volontà".
Il presidente tiranno

Donald Trump sta sfidando le peggiori categorie più consolidate della politica tradizionale,
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