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Cultura

Mostre, a Roma il nuovo volto di Lachapelle: ecco "After the deluge"

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Category: Arte
By Valentina Manna
Valentina Manna
10.Sep
Hits: 745
Roma. La sua vasta produzione si era sempre riversata su riviste patinate e magazine, ma questa volta l'eccentrico e surreale fotografo del Connecticut David Lachapelle ha puntato una pietra miliare nella sua luminosa carriera, lasciando intatto però il suo stile pungente e surreale. Il pupillo di Andy Warhol - che gli consegnò il suo primo incarico quando ancora non aveva terminato i suoi studi alla School of the Arts di New York - porta a Roma al Palazzo delle Esposizioni (fino al 13 Settembre) il suo "After the deluge", una mostra fotografica in teatro di posa creata appositamente per essere esposta: in pratica, nessuna rivista ha mai ritratto parte delle immagini realizzate da Lachapelle. Alla base di questa sostanziale novità un evento che ha scosso il fotografo, che in più occasioni è stato accostato a Fellini per la sua visione onirica del mondo: una visita alla Cappella Sistina avvenuta nel 2006. "Devo cambiare la mia vita" sembra che abbia detto alla sua guida dopo l'incontro con il frutto del genio michelangiolesco. L'eccentrico fotografo e regista di pubblicità e videoclip musicali di successo - ha lavorato per Robbie Williams, Christina Aguilera, Jennifer Lopez ecc. - torna nella città eterna dopo 15 anni di assenza con una retrospettiva di 150 foto, a cui si aggiungono la proiezione di alcuni filmati di "making of" delle sue opere, il suo pluripremiato documentario "Rize" girato nei ghetti di New York e la sua ripresa dell'ètoile Sergei Polunin intento a danzare "Take me to Church". Ciò che più colpisce è la capacità visionaria dell'artista: l'uso dei colori è esasperato, quasi psichedelico. La fotografia si espande, diventa quadro, lascia scioccati ed increduli. Il corpo umano, esaltato dalla nudità, diventa veicolo di bellezza o di grottesco: tra i soggetti preferiti di Lachapelle figura la transessuale Amanda Lepore, il cui volto segnato dalla chirurgia estetica eccessiva, diventa un suo personale ed ironico omaggio alla Marilyn Monroe di Warhol. Come il suo maestro veicola e attacca allo stesso tempo la cultura pop: l'immagine è carne da macello. Iconica la serie "Still life" dove ha immortalato le statue di cera distrutte di personaggi famosi - alcuni dei quali da lui ritratti dal vivo in precedenza come Madonna e Leonardo di Caprio - sopravvissute ad un atto vandalico che nel 2007 ha distrutto molte delle statue di cera del museo di Dublino. Un duro monito alla caducità dell'immagine e all'ossessione per la bellezza stereotipata. Un pugno allo stomaco la serie "Jesus is my homeboy", dove il sacro si mescola al profano, fondendosi in un insolito equilibrio. Un Gesù in carne ed ossa che compare e prende parte alla vita dei giovani del ghetto ricongiunge ironicamente la dimensione spirituale con quella terrena e terribile della vita di periferia, dove paradossalmente la religiosità è maggiormente sentita. La serie si conclude con la "Pieta", che appartiene al ciclo "Heaven to Hell", in cui riprendendo l'opera di Michelangelo, Courtney Love culla il cadavere del marito Kurt Cobain in un gesto che appare una sorta di sberleffo ai due artisti stessi. In "After the deluge", da cui prende il nome la mostra, tutto questo scompare e la frattura con la produzione precedente è evidente: il corpo non è più preminente rispetto allo sfondo, in alcuni casi tende addirittura a scomparire. A prevalere è la luce, una luce violenta esagerata che avvolge i modelli, inquieti e spaventati dalla tempesta, ma che lascia presagire che "tutto andrà bene". Corpi perfetti, ma anche sgraziati, che urlano di terrore e mostrano in sé le contraddizioni della società contemporanea, vengono travolti e spazzati via dall'acqua e dalle tenebre che lasciano presagire l'avvento di un nuovo ordine. Lachapelle è ironico, il suo nudo è provocatorio ma non volgare, i colori vividi sembrano uscire fuori dalla cornice per gridare un messaggio. Gli oggetti della quotidianità, come telefoni cellulari, tubetti di medicinali, fogli di giornali e confezioni di cibi precotti vengono risucchiati nel suo vortice creativo e diventano parte integrante di una natura morta macabra ma che è parte della realtà. Ciò che si trova nel teatro di posa di Lachapelle è assolutamente reale ma è ricoperto da un manto di glitter, di vacuità che spinge alle estreme conseguenze il pop e le pressioni del consumismo di cui a sua volta è parte integrante. Un vero e proprio pop-show, che seduce ed induce alla riflessione.
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