Roma. E' ancora stallo nei due rami del Parlamento, una situazione assai simile a quella ripropostasi pochi mesi fa in occasione della rielezione del Presidente Giorgio Napolitano. Stavolta però, a generare dissenso e difficoltà tra le parti in gioco a raggiungere un accordo, è l'elezione dei due giudici che andranno in forze alla Corte Costituzionale e dei due componenti laici del Consiglio Superiore della Magistratura. La difficoltà evidente risiede nel fatto che le candidature, seppure esistenti e presentate con insistenza, non riescono a incontrare un favore bipartisan. Nella stanza dei bottoni, qualcosa sembra non funzionare di nuovo: lo strappo tra Pd e Pdl ha reso necessario ieri un nuovo incontro a Palazzo Chigi tra il Premier Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, quasi a suggellare ancora il "Patto del Nazzareno": molti gli argomenti in ballo tra cui anche la necessità di proseguire più speditamente i lavori per la nuova legge elettorale. Nonostante l'incontro però, neanche ieri sera Luciano Violante, candidato Pd, e Donato Bruno, di Forza Italia, hanno raggiunto il quorum di 3/5 dei votanti, anzi, il numero dei voti è sensibilmente calato: 518 per Violante sui 526 di ieri e 511 per Bruno sui 544 della tornata precedente. Un nulla di fatto per la dodicesima volta consecutiva, che si somma alla nona fumata nera del Csm. Dopo il ritiro del candidato Luigi Vitali, si è fatto strada il nome del Senatore berlusconiano Pierantonio Zanettin, che comunque non ha raggiunto il quorum richiesto di 514 voti. Nonostante la possibilità, palesata dai vertici Fi, di rinviare le votazioni ad una data in cui si sia riuscito a raggiungere un accordo, i due Presidenti di Camera hanno deciso di proseguire per la linea dura delle convocazioni ad oltranza del Parlamento. Il malumore di Napolitano traspare chiaramente dal suo appello, col quale invita i membri di entrambe le Camere a riflettere sulle conseguenze che porta il dover elevare i quorum in vista di leggi elettorali a carattere maggioritario. Tali quorum sono superabili e non comportano stop dannosi alle attività parlamentari e del Paese tutto, soltanto se implicano alla base larghe condivisioni di intenti e candidati tra maggioranze e minoranze. Da poco si è conclusa la tredicesima votazione, iniziata alle 09.30 di stamane e molti parlamentari concordano che si tratterà di un ennesima fumata nera. Renzi tuttavia si mostra sereno e appoggia il monito di Napolitano; scettico Grillo che legge l'indecisione del Parlamento non come un atto da franchi tiratori, ma come un netto distacco dei due organi dalla volontà del Capo di Stato. Sono in corso le trattative con Lega e Sel per determinare una convergenza dei voti sui candidati proposti, ma è difficile raggiungere un accordo che possa far collimane le contropartite che tutti chiedono in cambio del proprio appoggio. Intanto lo stallo prosegue.
Il presidente tiranno

Donald Trump sta sfidando le peggiori categorie più consolidate della politica tradizionale,
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