Milano. Si è spento ieri sera nella sua casa di Milano, all'età di 84 anni, Umberto Eco, uno dei massimi esponenti della letteratura contemporanea italiana. Scrittore, filosofo, semiologo, Eco era noto al grande pubblico soprattutto perché autore di opere come "Il nome della rosa" e "Il pendolo di Foucault. Lunga e ricca di successi la sua carriera, basti ricordare che solo pochi mesi fa, nel Novembre 2015, aveva rilasciato un'intervista per "La Repubblica" parlando della sua volontà di abbandonare la Mondadori insieme a Sandro Veronesi ed Hanif Kureshi, per seguire Elisabetta Sgarbi, fondatrice della casa editrice "La nava di Teseo". Nato ad Alessandria il 5 Gennaio del 1932, Eco avrebbe pubblicato a breve il suo ultimo libro dal titolo "Pape Satan Aleppe" mentre l'ultima fatica letteraria del 2015 era stata "Numero Zero" in cui si affrontavano temi scottanti come la P2 e Tangentopoli. Famosa la sua frase che recitava "Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una vita sola. Chi legge avrà vissuto 5000 anni perché la lettura è un'immortalità all'indietro", Eco possedeva una laurea in filosofia conseguita nel 1954 presso l'Università di Torino discutendo una tesi su San Tommaso D'Aquino ma, successivamente, aveva focalizzato i suoi studi sulla semiotica e, in particolar modo, sugli aspetti legati alla cultura popolare contemporanea. Risale al 1962 la sua prima pubblicazione dal titolo "Opera aperta" in cui analizzava nel dettaglio capolavori come l"Ulisse" di Joyce, del 1980 era invece "Il nome della rosa", libro tradotto in cento lingue con ben 12 milioni di copie vendute. Poco tempo fa Eco si era scagliato anche contro l'ignoranza dilagante sui social network dichiarando, senza peli sulla lingua, che "internet aveva dato diritto di parola a legioni di imbecilli". Quel che è certo è che non solo l'Italia ma tutto il mondo piange la perdita di un uomo contraddistinto dall'indiscussa cultura, numerosi, infatti sono stati i messaggi di cordoglio apparsi su Twitter e Facebook tra cui anche quelli del Presidente Mattarella e del Ministro Franceschini. Un doverso omaggio ad un autore che fino all'ultimo aveva accettato le sfide del mondo contemporaneo.