
Roma. Le manifestazioni tipiche del partito fascista debbono ritenersi tuttora vietate ed incriminabili all'interno dell'ordinamento italiano. Lo ha stabilito la prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, che ha confermato così la condanna di due giovani, rei di aver fatto il saluto romano, rispondendo "presente", durante un incontro pubblico di Casa Pound a Bolzano nel 2009. Secondo la Corte, infatti, l'incriminazione di queste rappresentazioni non può ritenersi inattuale: "L'esigenza di tutela delle istituzioni democratiche - si legge nella sentenza numero 37577 - non risulta essere erosa dal decorso del tempo e frequenti risultano gli episodi ove sono riconoscibili rigurgiti di intolleranza ai valori dialettici della democrazia ed al rispetto delle minoranze etniche e religioso". Nello specifico, "non è la manifestazione esteriore (il saluto romano nel caso di specie, ndr) ad essere oggetto di incriminazione (...)" quanto il suo venire in essere in condizioni di pubblicità, tali da "rappresentare un concreto tentativo di raccogliere adesioni ad un progetto di ricostituzione". Progetto che, come è noto, è severamente vietato dalla cosiddetta "Legge Scelba", la legge numero 645 del 1952, la quale prevede sanzioni detentive per chi compie il reato di apologia e pene anche più severe se il fatto commesso è a sfondo razzista oppure compiuto a mezzo stampa.