
I dati dell'Istituto superiore di Sanità parlano chiaro: 23mila italiani hanno l'Aids. Siamo molto lontani dagli anni '80, quando la pandemia destava terrore: oggi, grazie alla ricerca, le aspettative di vita sono decisamente più lunghe e serene, se, ovviamente, la sindrome da immunodeficienza acquisita viene diagnosticata con la dovuta tempestività. Molta cattiva informazione ruota attorno a questa malattia. Definita inizialmente come il morbo degli omosessuali, dei tossicodipendenti, degli africani e delle prostitute, oggi ci da sconcertanti rivelazioni. Sono proprio i maschi eterosessuali quelli ad essere maggiormente colpiti dall'Aids, poiché si espongono al contagio evitando di utilizzare il preservativo in rapporti sessuali non protetti, ritenendo di essere una categoria non a rischio. La loro imprudenza si rivela fatale nella stragrande maggioranza dei casi: il 40% delle compagne di questi uomini (attualmente ci attestiamo sulle 35mila unità) contraggono il virus in seguito al rapporto con il proprio uomo. La fascia d'età che maggiormente viene colpita è paradossalmente quella dei quarantenni, mentre gli adolescenti italiani sembrano essere più accorti dei loro coetanei africani. In Italia parliamo di circa 165mila cittadini affetti dal virus di cui 30mila sono inconsapevoli di averlo contratto. Secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute, il Bel Paese, complice l'abbassamento della guardia sulla questione, vede un moltiplicarsi dei casi di malattia: ogni due ore avviene un contagio. Tuttavia occorre sfatare qualche falso mito sui sieropositivi: nonostante la loro vita sia costantemente scandita dall'assunzione dei farmaci retro virali, non solo la loro aspettativa di vita si è notevolmente allungata (parliamo di 30/40 anni se opportunamente curati, prima che l'HIV si tramuti in Aids) ma sono in grado di condurre un esistenza normale. Vivere accanto ad un sieropositivo è sicuro e possibile: non si può essere contagiati nuotando nella stessa piscina, condividendo cibo, abbracci, baci. Ricordiamo infatti che ci si ammala venendo a contatto con fluidi corporei infetti. La solidarietà e la non discriminazione sono la base dell'educazione e del rispetto verso queste persone. La campagna nazionale dei Giovani della Croce Rossa, che ha lo scopo di abbattere lo stigma nei confronti dei sieropositivi e di coloro che hanno contratto malattie sessualmente trasmissibili, ci ricorda infatti che: "Non esistono categorie a rischio, ma comportamenti a rischio". Oggi, 1 dicembre, ricorre la giornata mondiale contro l'Aids e spesso in molti non conoscono ancora la differenza tra l'Hiv, ossia il periodo-finestra in cui il virus è presente nell'organismo ma non è ancora esploso, e l'Aids, il periodo in cui la malattia si manifesta ed è conclamata portando conseguenze terribili nell'organismo. Sembra assurdo dire che non si muore di Aids, ma è così: il decesso è causato da tutte le complicazioni che la malattia porta con sé. L'Aids causa una demolizione progressiva di tutte le difese immunitarie, tale da permettere la morte con un semplice raffreddore. Il preservativo è l'arma più potente che abbiamo in mano per sconfiggere l'Aids: infatti nell'80% dei casi il virus viene contratto per via sessuale e in percentuale minore attraverso lo scambio di siringhe infette. Chi ha un rapporto sessuale non protetto ha il diritto e il dovere di effettuare il test, che è possibile effettuare presso ogni struttura sanitaria idonea: ricordiamo che è assolutamente anonimo e gratuito. Numerose sono le iniziative organizzate nella provincia di Salerno per questa giornata importante, che ci invita a non abbassare la guardia; da segnalare un link che da indicazioni per effettuare in zona il test dell'HIV. Coniugare informazione e divertimento si può, ma soprattutto si può eliminare uno dei mali più temuti di questo secolo: l'Aids è una malattia il cui esito dipende esclusivamente da noi e dal nostro comportamento. Scegliere la vita è possibile: per questo essere informati e consapevoli diventa di vitale importanza.