
Politiche poco lungimiranti, numero di laureati in picchiata rispetto alla media europea, condizioni strutturali precarie per favorire l'occupazione giovanile. I dati snocciolati dall'ultimo rapporto della Commissione Europea sull'occupazione in Italia restituiscono la fotografia impietosa di un paese in netto declino in materia di occupazione e garanzie lavorative. Più in generale, il dossier sottolinea come la disoccupazione nell'area dei 28 sia in calo ma si mantenga comunque elevata. Nel corso del quinquennio 2008-2013, infatti, il tasso di disoccupazione è passato dal 7% al 10,8%, attestandosi poi al 10,1% nel Settembre 2014. La condizione lavorativa dei giovani assume contorni particolarmente preoccupanti in Spagna, Grecia, Portogallo, Croazia, Slovacchia e Cipro. Oltre che, chiaramente, in Italia, paese che negli ultimi sei anni ha perso il maggior numero di posti di lavoro (1,2 milioni) subito dopo la Spagna (3,4 milioni). "L'investimento italiano in istruzione e formazione - sottolineano i tecnici di Bruxelles - è piuttosto scarso". Il primo passo da compiere per dare una sterzata a numeri che, anno dopo anno, sembrano confermare una irreversibile discesa sarebbe dunque l'attuazione di urgenti misure strutturali, in grado di investire nel capitale umano con una migliore istruzione. La Commissione Ue sottolinea infatti come sia "scarso" il livello di istruzione terziaria, inabissatosi negli anni a causa della scure dei tagli abbattutasi sui servizi essenziali. Ad aggravare ulteriormente la precaria situazione del mercato del lavoro sono anche "gli stereotipi", non solo di genere, ed una certa "segregazione del mercato del lavoro". Molto spesso, inoltre, la disoccupazione galoppante si riverbera sul tessuto socio-economico, traducendosi in povertà ed esclusione sociale. Le stime registrate in questo senso in Italia, ma anche in Spagna, Irlanda, Grecia ed Ungheria, sono tutt'altro che confortanti.