
Torino. "On n'arrête pas Voltaire" ha detto ieri l'Avvocato Vitali, citando la frase pronunciata dal Generale De Gaulle in occasione dell'arresto del filosofo Sartre che nel '68 aveva difeso i terroristi della Raf. Vitali, altri non è che il difensore dello scrittore napoletano Erri De Luca, ieri in Tribunale per l'ennesimo capitolo del processo che lo vede imputato per "Istigazione al sabotaggio". Il 1 Settembre del 2013 infatti, lo scrittore rilasciò un'intervista all'"Huffington Post" in cui prese le difese del Movimento No-Tav. La frase incriminata, che ha scatenato la reazione giudiziaria della Ltf - società italo-francese che gestisce il cantiere di Chiomonte e che è stato vittima di assalti da parte due uomini del gruppo No-Tav nei giorni successivi alla dichiarazione - è la seguente: "La Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano. Sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo. I sabotaggi sono necessari per far comprendere che la Tav è un'opera nociva e inutile". Una guerra sulla libertà di espressione: questo è quanto ritiene De Luca e il suo team di avvocati, che hanno rifiutato il rito abbreviato perché si sarebbe tenuto a "porte chiuse". L'udienza di ieri, che doveva essere decisiva, si è conclusa invece con un ulteriore rinvio al 19 Ottobre prossimo. 8 mesi di reclusione è la richiesta dei Pm Rinaudo e Padalino al Giudice Immacolata Iadeluca che ha deciso di concedersi altro tempo per pensare. In questi anni lo scontro titanico si è svolto nelle aule a suon di vocabolari e di interpretazioni storiche: De Luca non ha infatti rinnegato il suo appoggio alla causa No-Tav, avendo partecipato personalmente ad alcune manifestazioni, e ha anche sottolineato l'inutilità della linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione, sia per una questione ambientale che di salute. Oltre ad essere un "bucus interruptus"- un canale che non verrà mai completato per mancanza di fondi - la montagna che divide le due città è probabilmente piena di amianto. Gli sforzi interpretativi si sono concentrati intorno all'interpretazione del verbo "sabotare" che lo scrittore napoletano ha ricordato essere un verbo "nobile", utilizzato anche da Gandhi. L'accusa punta invece non solo a ricordare l'accezione negativa del verbo in questione, ma anche a soffermarsi sulla presunta conoscenza di De Luca delle intenzioni dei gruppi No-Tav e di averle in qualche modo legittimate con la sua autorità di personaggio di cultura. Non sono stati trovati ad ora riferimenti diretti nelle sue pubblicazioni all'attività sabotatoria del gruppo No-Tav - ha sempre precisato l'accusa - altrimenti il processo non si sarebbe tenuto per "Istigazione al sabotaggio" ma per "Concorso al sabotaggio". Uno scontro titanico tra l'articolo 21 della Costituzione Italiana che sancisce la libertà di parola e un altro diritto costituzionale molto importante, quello alla Pubblica Sicurezza. A sostegno dello scrittore numerosi esponenti del mondo culturale italiano, che hanno precedentemente raccolto e firmato un appello per mettere fine alla vicenda, e gli immancabili No-Tav, che hanno accompagnato De Luca in tutte le fasi del dibattimento, momenti a cui lui non si è mai sottratto. A denunciare tuttavia la pesante assenza dei colleghi scrittori Roberto Saviano, che ha rimarcato negli scorsi giorni - come Cecilia Strada e il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris - il suo appoggio. Una probabile sentenza di condanna, secondo l'opinione di molti giornalisti, farebbe precipitare l'Italia indietro agli anni del Fascismo, quando il codice Rocco metteva a tacere tutte le denunce dei reporter dell'epoca. Un proscioglimento invece, secondo altri, porrebbe l'intellettuale o comunque la persona nota, al di sopra dell'applicazione della legge o addirittura potrebbe creare un precedente che renderebbe non applicabile il procedimento penale verso espressioni politiche adottate da gruppi estremisti che impongono con la violenza le loro idee. A quanto pare le parole, oltre ad avere un peso specifico, divengono più o meno importanti a seconda della penna o della bocca da cui sgorgano: pertanto, la questione assume sfumature più etiche che giuridiche. Tali sfumature sono all'occhio della stampa di tutto il mondo, che segue col fiato sospeso l'intera vicenda: per la difesa questo è un processo "di parole" non "contro le parole" poiché non esiste un reato specifico, ma soltanto la volontà di punire De Luca per aver espresso una sua opinione. Attacchi ai cantieri della Tav sono avvenuti sia prima che dopo l'intervista rilasciata dallo scrittore napoletano. Tuttavia, il "Non si arresta Voltaire" potrebbe divenire un atto di deferenza nei confronti di un intellettuale sì lontano dai salotti mondani ed elitari della cultura italiana - a De Luca ancora si contestano i suoi trascorsi giovanili nelle file di "Lotta continua" - ma a cui si perdona ogni riottosità in virtù della sua sferzante penna. Appuntamento ad Ottobre, quindi, con la saga finale di questa vicenda che davvero potrebbe divenire materia per il suo prossimo romanzo.