Lisbona. Quella di Pedro Passos Coelho è una vittoria a metà, aleatoria e piuttosto relativa, che permette ai conservatori portoghesi di superare almeno sulla carta la spada di Damocle della tornata elettorale nazionale. Questa ha di fatto riconsegnato il paese nelle mani di un blocco politico reazionario che ha applicato sino all'ultima stilla di zelo il diktat dell'austerity imposto dalla Troika al paese lusitano. La coalizione Portugal à Frente, formata da socialdemocratici di destra e democristiani, ha infatti ottenuto il 36,8% dei voti e poco meno di 100 deputati, a fronte dei 132 ottenuti nelle legislative del 2011. Il partito socialista guidato dall'ex sindaco di Lisbona Antonio Costa si è invece fermato al 32,3% (85 seggi), migliorando così il risultato ottenuto quattro anni fa, ma non così tanto da riuscire ad insidiare la leadership del blocco conservatore. Quel blocco che, negli ultimi anni, ha portato il paese lusitano sull'orlo della povertà (un portoghese su cinque, secondo recenti analisi, è sulla soglia della miseria) e si è trovato la strada sbarrata persino dalla Corte Costituzionale, che a più riprese ha bocciato i piani di austerity dettati dall'agenda comunitaria e del Fondo Monetario Internazionale. Tagli alla spesa pubblica, misure di bilancio, indirizzi in materia di impiego e garanzie sono state fermamente respinte dalla Suprema Corte lusitana, che ne ha biasimato la ratio e cercato di rovesciarne, senza successo, i capisaldi. Così il Portogallo, nel corso dell'ultimo anno, ha lievemente migliorato il suo conto finanziario, sacrificando all'altare del fiscal compact salari, servizi di pubblica utilità e ricchezza demografica. Le elezioni legislative riproducono pertanto un malcontento piuttosto diffuso, ma che ha portato ad un ridimensionamento piuttosto contenuto delle forze politiche protagoniste delle scelte di indirizzo dei tempi recenti. Alle spalle del duopolio conservatori-socialisti si issa il Bloco de Esquerda, formazione di sinistra formata da ex maoisti ed ex troztkisti su posizioni europeiste, vicina agli spagnoli di Podemòs e ai greci di Syriza, che ottiene il 10,2% delle preferenze e 19 deputati. Passos Coelho, qualora dovesse ricevere il mandato per le consultazioni, dovrà ora fare salti mortali per ottenere quantomeno un governo di minoranza. Il gioco delle alleanze, pur rappresentando la soluzione più prossima, appare piuttosto difficile da congegnare in virtù della composizione del nuovo parlamento. Se la precarietà decretata dalle urne dovesse essere confermata anche all'interno della stanza dei bottoni, il Portogallo rischierà di tornare al voto alla metà del 2016.
Photo: Dario Silva