L'OPINIONE. Bisogna sempre saperla raccontare. Vivere per raccontarla, direbbe Gabriel Garcia Marquez. Ebbene, grazie alle tv di Stato, a quotidiani nazionali ed esteri, ora finalmente sappiamo che quella andata in scena a Roma lo scorso 15 Ottobre è stata una vera e propria guerra. Quei ragazzotti cattivi, "indignati", sono scesi in piazza giusto per fare un pò di baccano, mettere a ferro e fuoco una città intera con un sadico gusto neroniano, fare a sportellate con le forze dell'ordine, perchè magari figli di papà, violenti bisognosi di esternare le pulsioni di una vita vissuta tra noia e vizi eccessivi. Tanti piccoli "er Pelliccia" (ci avete badato? un nomignolo scelto non a caso...), muniti di pericolosissime e minatorie armi di distruzione di massa: soprattutto, estintori e sanpietrini. L'occasione è stata propizia, per il Sindaco della capitale Alemanno, per firmare un'ordinanza di divieto delle manifestazioni di piazza, in totale dispregio della Carta Costituzionale, giustappena il giorno prima della manifestazione convocata a Roma dalla Fiom. Un tempismo da vero uomo di Stato, che senso delle istituzioni!
Sempre le tv ed i mass media in generale ci hanno informato, da 6 mesi a questa parte, che in Libia è (era?) in corso una guerra umanitaria, decisa dalla Nato su pressione di Usa e Francia, per non meglio precisati "crimini contro l'umanità" compiuti dal Raìs libico, il grande condottiero Muhammar Gheddafi. Hanno, tuttavia, taciuto sul fatto che, forse (non voglio azzardare, alle tv si obbedisce) si tratta di una decisione deliberata ed applicata contro le più elementari regole del diritto internazionale, come quelle di "non ingerenza negli affari di paesi stranieri". E che questa guerra, come quelle in Iraq ed Afghanistan, hanno prodotto più vittime civili innocenti di quante non ne abbiano fatte i regimi locali. I solerti mezzi di comunicazione ci hanno fornito informazioni quotidiane sulla battaglia in terra d'Africa, mostrando i visi sofferti e vissuti dei cosiddetti "ribelli" e le facce turpi e cattive dei difensori del Raìs e del suolo libico, stupratori e violenti. Infine, lo scorso 20 Ottobre, ci hanno dapprima anticipato la notizia della morte di Gheddafi, nella sua città natale, Sirte, e successivamente le foto dell'evento, col grande condottiero che giaceva insanguinato a terra, dopo essere stato torturato, ormai esanime. I cosiddetti "ribelli", bravi ragazzi educati, posavano per le consuete foto di rito accanto al cadavere; sarebbero poi state pubblicate su Facebook, qualcuno l'avrebbe caricata come foto profilo.
Qualcuno ha provato a sollevare obiezioni sui metodi della guerra, sull'ingiusta punizione, sulla necessità di processaro, sul diritto, sacrosanto e negato, all'Habeas Corpus. Ma, insomma, si è alzato un polverone polemico, stiamo parlando di un dittatore sanguinario, un uomo violento, è stato tutto giusto trattarlo così, poi chissa quali segreti avrebbe rivelato(!).
Ebbene, se c'è una lezione morale che la tv e i giornali ci hanno dato, è solo questa: scendere in piazza e manifestare, magari all'infuori della legalità (non necessariamente con la violenza) è cosa brutta e peccaminosa. Ci diranno che siamo cattivi e viziati, perchè a noi non manca nulla. Prendere esempio dalle nostre classi dirigenti, questo sì! Ci sono tante occasioni da cogliere al volo, tante guerre umanitarie da combattere, se solo volessimo arruolarci nell'esercito: senza contare che potremo dare una mano al nostro prossimo in difficoltà. E non con gli estintori, quelli sono pericolosi; ci sono le bombe, hanno inventato anche quelle garantite ed intelligenti.
Sempre le tv ed i mass media in generale ci hanno informato, da 6 mesi a questa parte, che in Libia è (era?) in corso una guerra umanitaria, decisa dalla Nato su pressione di Usa e Francia, per non meglio precisati "crimini contro l'umanità" compiuti dal Raìs libico, il grande condottiero Muhammar Gheddafi. Hanno, tuttavia, taciuto sul fatto che, forse (non voglio azzardare, alle tv si obbedisce) si tratta di una decisione deliberata ed applicata contro le più elementari regole del diritto internazionale, come quelle di "non ingerenza negli affari di paesi stranieri". E che questa guerra, come quelle in Iraq ed Afghanistan, hanno prodotto più vittime civili innocenti di quante non ne abbiano fatte i regimi locali. I solerti mezzi di comunicazione ci hanno fornito informazioni quotidiane sulla battaglia in terra d'Africa, mostrando i visi sofferti e vissuti dei cosiddetti "ribelli" e le facce turpi e cattive dei difensori del Raìs e del suolo libico, stupratori e violenti. Infine, lo scorso 20 Ottobre, ci hanno dapprima anticipato la notizia della morte di Gheddafi, nella sua città natale, Sirte, e successivamente le foto dell'evento, col grande condottiero che giaceva insanguinato a terra, dopo essere stato torturato, ormai esanime. I cosiddetti "ribelli", bravi ragazzi educati, posavano per le consuete foto di rito accanto al cadavere; sarebbero poi state pubblicate su Facebook, qualcuno l'avrebbe caricata come foto profilo.
Qualcuno ha provato a sollevare obiezioni sui metodi della guerra, sull'ingiusta punizione, sulla necessità di processaro, sul diritto, sacrosanto e negato, all'Habeas Corpus. Ma, insomma, si è alzato un polverone polemico, stiamo parlando di un dittatore sanguinario, un uomo violento, è stato tutto giusto trattarlo così, poi chissa quali segreti avrebbe rivelato(!).
Ebbene, se c'è una lezione morale che la tv e i giornali ci hanno dato, è solo questa: scendere in piazza e manifestare, magari all'infuori della legalità (non necessariamente con la violenza) è cosa brutta e peccaminosa. Ci diranno che siamo cattivi e viziati, perchè a noi non manca nulla. Prendere esempio dalle nostre classi dirigenti, questo sì! Ci sono tante occasioni da cogliere al volo, tante guerre umanitarie da combattere, se solo volessimo arruolarci nell'esercito: senza contare che potremo dare una mano al nostro prossimo in difficoltà. E non con gli estintori, quelli sono pericolosi; ci sono le bombe, hanno inventato anche quelle garantite ed intelligenti.