
IL COMMENTO. Dopo la clamorosa bocciatura di un articolo del rendiconto dello Stato che costrinse l'Esecutivo all'esame della Fiducia, pochi giorni fa la maggioranza è andata nuovamente sotto in aula su due mozioni. La prima su una mozione dell'Idv sul caso Irisbus, approvata con 275 sì, 272 no e il parere contrario dell'esecutivo; la seconda volta su una mozione del Pdl, in materia di incidenti stradali, respinta con un voto di scarto. Salgono a 94 le bocciature del Governo alla Camera dall'inizio della legislatura, le batoste di mercoledì sono un segno inequivocabile della fragilità di questa Maggioranza. La mozione dell'Italia dei Valori chiede al Governo interventi che consentirebbero allo stabilimento irpino di continuare a vivere, come: l'attivazione di ogni iniziativa per il rilancio del settore in Campania, lo stanziamento di 700 milioni di euro per il 2012 ed il 2013 e 600 milioni di euro per il 2014 per il rinnovo del parco autobus e l'incentivo utilizzo di mezzi a basso impatto ambientale. Tutti salvi i 681 dipendenti dell'azienda campana di Valle Ufita, in cassa integrazione da tempo indefinito, che da più di cento giorni occupavano i cancelli dello stabilimento in attesa di risposte. Risposte proprio quelle che, almeno fino a mercoledì scorso, non sono mai arrivate ne da sindacati, ne da alte cariche del gruppo Iveco-Fiat. Era stata definita "zavorra Irisbus" da Marchionne (Fiat) e Massimo Di Risio (Dr Motors), che avevano scelto senza troppi scrupoli di chiudere lo stabilimento irpino perchè già impegnati in un cospicuo impegno finanziario per affrontare l' avventura siciliana di Termini Imerese (che peraltro ha il vantaggio di poter usufruire di risorse pubbliche). Una decisione inaccettabile che di fatto chiudeva l'unica azienda campana a produrre autobus, in barba a quella mobilità sostenibile che tanti, troppi, puntualmente ricordano in campagna elettorale come rimedio al troppo inquinamento, al traffico urbano e al problema dei parcheggi. 681 lavoratori lasciati soli, per più di cento interminabili giorni, con la rabbia e la paura di essere fuori, "dal mattino alla sera", dal mercato del lavoro. Ma adesso è finita: la Irisbus è salva.