
La Commissione europea ha aperto una nuova procedura d'infrazione contro l'Italia, inviando al governo una "lettera di messa in mora", ossia la missiva in cui Bruxelles esprime la propria preoccupazione ad uno Stato membro per una sua politica o, come in questo caso, per l'assenza di politiche adeguate. Piani troppo vaghi e confusi, sia per quanto riguarda la definizione di una tabella di marcia, sia sul fronte della costruzione delle infrastrutture per lo smaltimento e la gestione dei rifiuti a Napoli. L'Italia avrà solo due mesi per rispondere alle obiezioni mosse, dopodiché la Commissione dovrà decidere se adire o meno per la seconda volta la Corte di Lussemburgo, chiedendo che vengano applicate delle sanzioni calcolate in base al Pil del paese e alla durata dell'infrazione. Nel comunicato in cui annuncia la sua decisione, la Commissione esorta l'Italia a trovare delle soluzioni efficaci sia a breve che a lungo termine per la Campania, soggetta a ripetute crisi dei rifiuti, chiedendo di rispettare finalmente la sentenza della Corte Ue. La regione quindi "non ha ancora una rete adeguata di impianti di gestione dei rifiuti", oltre al fatto che ci sono 6 milioni di tonnellate di balle ancora senza una destinazione precisa. Tra il gennaio e il giugno del 2011, le autorità italiane hanno presentato varie bozze di piano di gestione dei rifiuti, ricorda Bruxelles ma la valutazione fatta mostra che una grande maggioranza di questi impianti previsti sono ancora lontani dall'essere stati costruiti. Un'altra gatta da pelare: a pagare saranno sempre i cittadini.