Bologna. La Fondazione MAST di Bologna presenta una nuova mostra tratta dalla propria collezione di fotografia industriale. Sessantasette autori dagli anni venti a oggi mostrano con oltre cento opere - alcune costituite da decine di scatti - il dirompente potere espressivo del linguaggio fotografico nei suoi molteplici significati. L'esposizione, aperta mercoledì 3 Maggio e visitabile sino al 24 Settembre, è un tripudio di immagini, un'epopea illustrata, una danza di visioni del mondo del lavoro, una pletora di impressioni dell'industria pesante e di quella meccanica, della digitalizzazione, della società usa e getta. Lo sguardo di numerosi fotografi ci guida nel regno della produzione e del consumo, rivelando la sorprendente ricchezza dell'universo iconografico del lavoro, della fabbrica e della società.
L'esposizione, curata da Urs Stahel, mette a fuoco gli ambienti che caratterizzano il sistema industriale e tecnologico, tocca questioni chiave di natura economica, sociale e politica, ma più che i fatti puri e semplici le immagini cercano di raffigurare nessi e riferimenti articolati, profondi, presentando all'osservatore realtà complesse, che determinano un coinvolgimento emotivo e sensoriale. I territori visivi cui questa mostra dà vita sono attraversati dall'idea della pluridimensionalità: molti livelli diversi, sentieri, linee temporali, atmosfere che corrono parallele o si incrociano - come l'uomo sul carro trainato da un asino ritratto di fronte a uno stabilimento industriale nella foto di Pepi Merisio o l'accostamento di un piccolo campanile alle torri gemelle del World Trade Center nell'immagine di André Kertész, immagini simbolo dell'intero progetto espositivo. Tra gli artisti in mostra troviamo Berenice Abbott, Arno Fischer, Richard Avedon, Margaret Bourke-White, Thomas Demand, Simone Demandt, Luigi Ghirri, Jim Goldberg, Hiroko Komatsu, Germaine Krull, Catherine Leutenegger, Edgar Martins, Rémy Markowitsch, Richards Misrach, Walter Niedermayr, Victor Shakhovsky, Jules Spinatsch, Edward Steichen, Thomas Struth, János Szász, Shomei Tomatsu, Marion Post Wolcott e molti altri.