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'Il muro non c'è più': Berlino, 1989- 2009

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Category: Cronaca
By Redazione
Redazione
05.Nov
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di Valentina Serra

Mentre oggi si innalzano altri muri, talvolta invisibili, nella società, la Germania, l’Europa, il mondo, celebrano il 9 novembre il ventennale della caduta del muro più famoso della storia, quello di Berlino. Un mostro oppressivo di cemento nelle vite dei tedeschi dell’Est e dell’Ovest, un'altra interruzione della libertà sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ma quella notte cambiò tutto: si verificò quello che può considerarsi un episodio beneaugurante per un’Europa che iniziava a muovere i primi passi di un faticoso cammino verso l’unione.
La Germania, uscita perdente dal Conflitto planetario, fu spartita in quattro parti dalle potenze vincitrici: Stati Uniti, Francia, Unione Sovietica e Inghilterra. La stessa capitale, Berlino, fu allo stesso modo frazionata in quattro zone, ciascuna delle quali amministrata da queste quattro nazioni.

Nel 1949 la divisione assume una rilevanza strategica fino a diventare il simbolo della Guerra Fredda, una divisione tra l’Occidente liberale, quello franco-anglosassone, la Germania Ovest (Repubblica Federale Tedesca), e l’Est comunista, governato dall’URSS (Repubblica democratica tedesca). Il muro di Berlino era quindi il risultato di un’ulteriore divisione, quella che spaccava il mondo in due, con la costruzione di un vero e proprio blocco di cemento e mattoni nel 1961, che fu chiamato ‘il muro della vergogna’, eretto per 167 km per impedire ai cittadini dell’est la fuga in Occidente e costantemente sorvegliato da guardie armate. 


Era infatti proibito scavalcare il muro, avere rapporti con le persone al di là del blocco di mattoni,un divieto che molti pagarono con la vita. Un dramma umano, oltre che politico, che vide amici familiari, parenti costretti a non potersi vedere per anni.
Quando verso la fine degli anni Ottanta iniziarono a cadere i regimi comunisti, a catena, la gente armata di picconi fece cadere un po’alla volta anche i mattoni, sporcati da graffiti variopinti. Tutto successe in poche ore, e la notte da ricordare, quella che portava il mondo ad una radicale trasformazione, fu datata 9 novembre 1989.
Fu una festa ed assieme una rivolta popolare, le persone si riabbracciavano e si riunivano, in un misto di speranza, commozione, gioia e rabbia.

Scrive in quei giorni del 1989 la nota giornalista Lilli Gruber, testimone all’epoca dell’importantissimo evento storico: «Il popolo di Berlino sta per riprendere possesso dei suoi confini, della sua città della sua vita. Sono per la prima volta a ridosso del Muro, increduli, tutti insieme in un liberatorio disordine collettivo; possono toccare le barriere di acciaio , sbeffeggiare i poliziotti sempre più disorientati e privi di direttive dall’alto. Questa è già la prima incredibile vittoria, anche se il Muro, tenace, ancora resiste insieme alla paura che dopo 30 anni non può certo svanire in un’ora ».

E aveva  ragione, la cronista a scrivere così. Oggi infatti se è vero che del Muro non rimangono che pochi resti, per i tedeschi in tutti questi anni non è stato facile mettere insieme altre ‘rovine’, i cocci di una comune convivenza segnata da profonde differenze. La problematica e la necessità della convivenza, il superamento delle barriere non solo fisiche, ma morali e culturali sono realtà adesso comuni non solo alla Germania, ma all’Europa, al resto del Mondo.

 

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