Ci si sente forse meno tristi al pensiero che Don Eduardo Galeano si sia infine ricongiunto ad Osvaldo Soriano, Juan Gelman, Mario Benedetti e Quintìn Cabrera in un posto che forse non c'è, ma che almeno dovrebbe esistere per il solo gusto di riunire ancora una volta una simile compagnia. Che ad un certo punto della Storia è realmente esistita in un angolo maledetto di questa Terra, prostrato e umiliato dalla mano di chi crede di poter fare, di ciò che vuole, carne da macello. Già, la carne. Nelle sue memorie Wiesenthal raccontava degli sberleffi degli astanti di fronte alla prossima agonia degli ebrei: "vedi, altra carne kosher a passeggio". Ad una parabola in fin dei conti analoga, imposta dal Plan Condor alle genti latinoamericane, Galeano e chi come lui non si è mai arreso, per il solo gusto di ribaltarla con le uniche forze che potesse conoscere, quelle del sogno e della parola. Quando, nel '71, scrisse Le vene aperte dell'America Latina, sapeva che non sarebbe più potuto tornare indietro. Doveva importare poco, del resto, ad uno che aveva già dovuto guadagnarsi il pane come operaio, dattilografo e postino, che aveva vissuto con indios e meticci, preti e ladroni e che solo qualche anno più tardi avrebbe assaporato l'amaro calice del carcere. Sbattuto da un golpe all'altro, da Montevideo a Buenos Aires, si vide costretto, lui, uruguagio fin nelle vene, quelle vene aperte, a lasciare il subcontinente per farvi ritorno solo nel 1985. Le cicatrici macinavano sangue, perché l'uomo, e specialmente un uomo come lui, è condannato al ricordo da quella dolce pena che è la memoria. E la scrittura, sì. E nell'una e nell'altra "l'inizio è la cosa più importante", perché poi, strada facendo, è l'utopia il solo bastone a cui puoi poggiarti, l'unico occhio che ti segna il sentiero. C'era tutto sulla strada battuta da Galeano: saggio, orgoglio e romanzo, cronaca e amore, strappi e pallone, "l'unica religione che non ammette atei". Te ne sei andato con Grass. "Siamo polvere e nulla". Avevi ragione. Qui fa freddo, e ci si sente soli.
Il presidente tiranno

Donald Trump sta sfidando le peggiori categorie più consolidate della politica tradizionale,
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