
Si è appena conclusa la seconda settimana dedicata alla prevenzione dello stalking, che si è svolta dal 21 al 26 novembre nelle scuole superiori delle città di Roma, Milano, Cagliari, Vibo Valentia e Catanzaro. Sono state aggiornate circa 210 persone tra psicologi, avvocati, medici, appartenenti alle forze dell'ordine, professori e genitori e sensibilizzati 900 studenti tra i quali sono emersi 23 casi di stalking (di cui 5 recidivi) presi in carico dai volontari dell'Osservatorio Nazionale Stalking. I colloqui psico-legali sono stati 77, i contatti ricevuti via e-mail e Skype 180. Durante gli incontri è stato visionato in anteprima il cartone animato "Rino e Mina: una storia di stalking a scuola", ora disponibile sul sito internet www.mediacrime.it. Questi numeri confermano quanto lo stalking sia un fenomeno diffuso, trasversale, saldamente radicato nella società; un problema che spesso affonda le sue radici già nelle difficoltà relazionali dell'adolescenza e che non dev'essere mai sottovalutato: "Il più grande problema del mondo poteva essere risolto quand'era piccolo" sosteneva, infatti, Lao Tzu, e l'O.N.S ha fatto sua questa filosofia, ben consapevole che la prevenzione debba iniziare proprio dai più giovani; sappiamo bene come gli inascoltati disagi psicologici che portano ad un comportamento abusante da adulti sono spesso la diretta conseguenza di una gioventù ed un'infanzia carenti di comunicazione e supporto da parte delle figure di riferimento.
Una corretta informazione e l'offerta di un aiuto concreto per agire tempestivamente laddove sia presente il disagio, può efficacemente prevenire i comportamenti aggressivi e le inclinazioni psicologiche che potrebbero portare l'individuo adulto a mettere in atto comportamenti di stalking nei riguardi di altre persone. La forma del disagio cresce e si amplifica nell'isolamento emozionale del giovane psicologicamente fragile che, per arginare la sua sofferenza, cerca di costruire la sua personalità con condotte eterolesive che partono dal contesto scolastico fino alle situazioni dell'età adulta. Da un recente sondaggio (gennaio - ottobre 2011) dell'Osservatorio Nazionale Stalking e Osservatorio sulla Violenza Psicologica condotto su un campione di 400 studenti provenienti da alcuni istituti superiori a livello nazionale di età media 16 anni è emerso che: Il 65% circa, non conosce il termine stalking. Il 25% circa, denuncerebbe lo stalking; il 45% circa, si rivolgerebbe a dei centri specializzati; il 10% circa, è vittima di stalking a scuola (75% sesso femminile - 25% sesso maschile); il 3% circa, è vittima in altri contesti, essenzialmente in famiglia; il 15% circa, è vittima di violenza psicologica; il 4% circa, è autore di stalking (70% circa sesso maschile - 30% circa femminile).
Lo stalking è un fenomeno in buona parte sommerso (ne è vittima un italiano su cinque) e - a fronte delle denunce - il numero delle persone che decidono di non segnalare lo stalker è di gran lunga maggiore, a causa di una generalizzata sfiducia nell'autorità a cui si sommano altri fattori quali la paura di non essere tutelate nella fase successiva alla denuncia, l'impossibilità di sostenere le spese legali (il patrocinio gratuito non è previsto per tutti) e la volontà di aiutare il persecutore, che spesso è un conoscente, un ex-partner, un collega. Uno stalker su tre continua a perseguitare la vittima anche dopo la denuncia, talvolta perfino dopo la condanna, spesso con un'intensità e ferocia maggiori che nel periodo precedente: siamo fermamente convinti che senza prevenzione e senza recupero, lo stalker "in erba", così come lo stalker "manifesto" non potranno essere fermati (la recidiva e serialità dello stalking sono altissime), almeno non con la mera coercizione e non se si eviterà ancora, irresponsabilmente, di fare ricorso agli efficaci strumenti che la psicologia ci fornisce per lavorare sulle cause che hanno portato un soggetto (lo stalker) a dipendere affettivamente dagli altri e a non avere la capacità di superare l'abbandono. La legge 612-bis non prevede un percorso di risocializzazione indirizzato allo stalker, e senza questo strumento essenziale è impossibile augurarsi che il fenomeno possa essere contenuto con la sola coercizione.
A questo scopo, dal 2007 l'Osservatorio Nazionale Stalking ha istituito il Centro Presunti Autori il cui obiettivo è quello di recuperare gli stalker con percorsi di psicoterapia mirati ad una presa di coscienza del problema e all'elaborazione di dolorosi vissuti personali non superati con un supporto specializzato coordinato da esperti. Tutto gratuito, naturalmente. I persecutori risocializzati, ad oggi, sono 120: il 40% ha raggiunto un completo contenimento degli atti persecutori, nel 25% dei casi si è verificata una significativa diminuzione dell'attività vessatoria, della recidiva e la prevenzione degli agiti più gravi. In una società improntata ad una crescente insicurezza in tutti gli ambiti è sempre più difficile gestire le relazioni interpersonali prevenendone le complicazioni dovute alle percezioni abbandoniche. Il lavoro di cui si sente urgente necessità, e che l'Osservatorio Nazionale Stalking conduce da anni, deve consistere nell'accompagnamento delle persone coinvolte in atti persecutori nel difficile percorso della separazione e del distacco affettivo.
Non è sufficiente fare ricorso alla giustizia punitiva, ma corroborare quest'azione con la giustizia riparativa: le azioni moleste, violente, e lesive della libertà personale vanno condannate con fermezza, ma è imprescindibile un recupero delle persone sotto il profilo psicologico, in quanto gran parte degli stalker presenta una struttura di personalità patologica, che non permette loro di elaborare e superare un abbandono. Un intervento preventivo (coinvolgendo le scuole, il personale docente e i genitori nel progetto informativo) - ma anche in medias res - assicurerebbe il contenimento degli agiti più gravi, dalle minacce all'omicidio, che caratterizzano le fasi finali e più atroci dello stalking, permettendo una risocializzazione dei presunti autori e un reinserimento nella società. Senza il ricorso a strumenti preventivi della violenza, la giustizia rimarrà sempre un'amara ed inutile considerazione "postuma", rievocata come un fantasma ogni volta che le drammatiche notizie degli omicidi passionali spiccano sui giornali, facendo prendere alle nostre domande la forma di un'invocazione: "questa tragedia si sarebbe potuta evitare?".