
Tokyo. La Dieta giapponese ha approvato i due disegni di legge proposti dal governo guidato da Shinzō Abe, relativi alla revisione ed al ruolo delle forze armate. I provvedimenti mirano ad incrementare i poteri dell'esercito e, dopo essere stati promossi dalla Camera bassa, saranno con ogni probabilità ratificati anche dall'altro ramo del Parlamento nipponico. Il Partito Liberaldemocratico del premier Abe, infatti, domina incontrastato l'organo legislativo, nonostante le numerose proteste che il disegno di legge ha suscitato sia nelle opposizioni che nella società civile. L'Economist, di recente, ha evidenziato i sondaggi effettuati da diverse agenzie elettorali nel paese, i quali hanno registrato un vero e proprio crollo nei consensi in favore del Primo Ministro fino a punte del -40%. Una delle ragioni risiede proprio nella eventuale positivizzazione dell'ultimo provvedimento. Secondo un monitoraggio di The Asashi Shimbun, che riprende sondaggi dell'agenzia NHK, oltre metà dell'elettorato attivo è contrario alla riforma. Questa, infatti, rappresenterebbe una violazione dello spirito della Costituzione nipponica, partorita all'indomani della tragedia del secondo conflitto mondiale. La legge fondamentale giapponese si fonda, difatti, su principi che risentono della mutuazione confuciana, quali la non ingerenza negli affari altrui, la non belligeranza ed il pacifismo. La nuova legge, invece, permetterebbe alle forze armate del Sol Levante di partecipare a missioni fuori dai confini, sia per esigenze interne del paese che per sostenere gli alleati, in nome di una dottrina che fa eco all'imperialismo di inizio secolo. La Costituzione, pertanto, potrebbe essere intaccata non solo in senso sostanziale, ma anche da un punto di vista formale, con opportune correzioni al testo apportate da uno dei due provvedimenti. Non appare vano pensare che il nuovo corso sia dettato da paure di accerchiamento da parte dell'esecutivo, da tempo impegnato in una vera e propira battaglia geopolitica con scomodi vicini come Cina e Corea del Nord, della quale la vertenza relativa alle isole Senkaku è solo uno degli ultimi sintomi. Nel frattempo, il contrasto alla nuova legge cresce sia all'interno delle aule parlamentari che per le strade del paese. Numerosi attivisti hanno sfilato negli scorsi giorni a Tokyo, manifestando la loro protesta anche all'esterno delle camere.