L'OPINIONE. Non bisognerebbe meravigliarsi se al giorno d'oggi accadano ancora simili tragedie, come quella che sta flagellando Genova e la riviera ligure. Sembra quasi di assistere, con puntualità da cronometro elvetico, ad un rito abitudinario sempre pronto a consumarsi e ad essere celebrato, non appena l'ira funesta di Giove Pluvio decide di abbattersi sulla testa dei comuni mortali.
A Genova è andata dunque in scena l'ennesima saga della farsa all'italiana, reality show a presa diretta che nulla, purtroppo, ha a che fare col mondo dello spettacolo. Teatro abituale, quest' Italia preda di abusi, speculazioni e cattivi affari. Da quando l'uomo ha messo piede sulla terra, nulla è più stato come prima, e Genova rappresenta uno dei tanti grani di un infinito rosario ancor tutto da recitare. Al pianto dei parenti delle vittime, si aggiunge il can can cacofonico, per quanto meritato, delle celebrazioni di massa degli eroi del fango, o del "si poteva evitare?" (forse si, con lo scolmatore che avrebbe dovuto contenere gli argini del Fereggiano; ma che fine ha fatto quel progetto?). E non rida nemmeno la nostra provincia, dopo gli allagamenti che hanno colpito l'agro-nocerino-sarnese, e il grido d'allarme, straziante, che ancora proviene con sempre minore intensità dall'ammiistrazione e dai cittadini di San Gregorio Magno, a un mese dalla disastrosa alluvione.
Eppure, in questo paese, non mancano mai propaganda e fondi per l'edificazione delle "grandi opere". Ebbene, nel territorio liguro-piemontese, la priorità sembra essere riservata alla costruzione della Linea Tav che dovrebbe quasi interamente occupare il circondario della Val Susa. E cosa potrebbe comportare la costruzione di una linea ferroviaria, se non il contenimento forzato dei corsi d'acqua sottostanti, i cui argini naturali vengono in tal modo ad essere artificialmente alterati? Che cosa hanno fatto le tante aziende del "triangolo industriale", se non stravolgere, anche manu militari, il corso naturale delle cose in nome del progresso capitalistico?
L'unica risposta che i Governi sanno dare a simili domande, anche e soprattutto in un paese come questo che non conosce mezze misure, passando da un'illegalità diffusa ad un giustizialismo acritico, risiede nella vis legis, la forza preponderante della legge del più forte. Ed è così che chi scende in campo, anche al di fuori del campo legale voluto da Governi oppressivi, al solo scopo di difendere il proprio territorio da aggressioni arroganti e scempi urbanistici, voluti e pianificati da governi al soldo della compagnie multinazionali, finisce per cadere nelle grinfie ferrate dello Stato, come accaduto due mesi fa alle No Tav Elena Garberi e Marianna Valenti. Che paese è quello che piange le sue vittime, dopo aver fatto la parte del boia?
A Genova è andata dunque in scena l'ennesima saga della farsa all'italiana, reality show a presa diretta che nulla, purtroppo, ha a che fare col mondo dello spettacolo. Teatro abituale, quest' Italia preda di abusi, speculazioni e cattivi affari. Da quando l'uomo ha messo piede sulla terra, nulla è più stato come prima, e Genova rappresenta uno dei tanti grani di un infinito rosario ancor tutto da recitare. Al pianto dei parenti delle vittime, si aggiunge il can can cacofonico, per quanto meritato, delle celebrazioni di massa degli eroi del fango, o del "si poteva evitare?" (forse si, con lo scolmatore che avrebbe dovuto contenere gli argini del Fereggiano; ma che fine ha fatto quel progetto?). E non rida nemmeno la nostra provincia, dopo gli allagamenti che hanno colpito l'agro-nocerino-sarnese, e il grido d'allarme, straziante, che ancora proviene con sempre minore intensità dall'ammiistrazione e dai cittadini di San Gregorio Magno, a un mese dalla disastrosa alluvione.
Eppure, in questo paese, non mancano mai propaganda e fondi per l'edificazione delle "grandi opere". Ebbene, nel territorio liguro-piemontese, la priorità sembra essere riservata alla costruzione della Linea Tav che dovrebbe quasi interamente occupare il circondario della Val Susa. E cosa potrebbe comportare la costruzione di una linea ferroviaria, se non il contenimento forzato dei corsi d'acqua sottostanti, i cui argini naturali vengono in tal modo ad essere artificialmente alterati? Che cosa hanno fatto le tante aziende del "triangolo industriale", se non stravolgere, anche manu militari, il corso naturale delle cose in nome del progresso capitalistico?
L'unica risposta che i Governi sanno dare a simili domande, anche e soprattutto in un paese come questo che non conosce mezze misure, passando da un'illegalità diffusa ad un giustizialismo acritico, risiede nella vis legis, la forza preponderante della legge del più forte. Ed è così che chi scende in campo, anche al di fuori del campo legale voluto da Governi oppressivi, al solo scopo di difendere il proprio territorio da aggressioni arroganti e scempi urbanistici, voluti e pianificati da governi al soldo della compagnie multinazionali, finisce per cadere nelle grinfie ferrate dello Stato, come accaduto due mesi fa alle No Tav Elena Garberi e Marianna Valenti. Che paese è quello che piange le sue vittime, dopo aver fatto la parte del boia?