
Parole dure quelle del sindaco "rottamatore" contro il Pd, a suo vedere "vecchio e incapace di raccontare un'idea credibile". Cento punti programmatici della Leopolda, che sembrano stati scritti da una stazione orbitante su Marte distante anni luce dal pianeta Terra ovvero dalla realtà in cui siamo immersi e la cui evidenza è talmente palese che solo dei marziani potrebbero non accorgersene. Il modello neo-liberista e finanzcapitalista ha causato la crisi, dunque sarebbe quanto meno curioso ri-prospettarlo come soluzione per fuoriuscire dalla stessa con più giustizia sociale, obiettivo che lo stesso sindaco ha richiamato, scambiando nuovamente lucciole per lanterne come all'epoca si confuse il neo-liberismo con il riformismo. Ma, al di là di quello che potrebbe apparire vecchiume ideologico, entriamo nel cuore del problema: Renzi pone come prioritarie le riforme strutturali, ovvero le pensioni, il mercato del lavoro, il taglio della spesa pubblica; a ben guardare, argomenti strettamente correlati alla propaganda posticcia del sempre più screditato governo Berlusconi oltre che ai diktat imposti sotto forma di lettere ad uno Stato sovrano da una istituzione fondamentale ma pur sempre extra-democratica (ovvero non eletta e sottoposta unicamente alla dittatura di banche e mercati), quale la Banca Centrale Europea.
Renzi non ha risparmiato colpi anche alla sinistra meno moderata, "limitata a criticare il capitalismo finanziario e le ricette europee". Anche lui ha paura dei rimedi "bolscevichi", a nessuno piace, purtroppo, l'idea di tassare drasticamente le transazioni finanziarie, in modo da restituire forza all'economia reale e contemporaneamente punire gli speculatori che, con operazioni spregiudicate e criminali, bruciano miliardi come fossero noccioline. Ma se il sindaco di Firenze ha paura, il centro moderato e i nuovi "politici-imprenditori" (vedi Della Valle e Montezemolo) scappano alla sola idea di introdurre una patrimoniale ordinaria sugli immobili; impensabile solo immaginare di poter tagliare cospicuamente le spese militari (invece che il welfare) ed i costi, non solo della politica, ma di tutte le caste di questo Paese, a partire dalle lobby economico-finanziarie. Insomma, facce nuove con idee vecchie.