L'OPINIONE. Si chiude ufficialmente, e forse definitivamente, l'estenuante epopea berlusconiana che per un ventennio ha stretto l'Italia in una morsa di marciume e malaffare all'ennesima potenza. Ma, al contrario di chi stappa bottiglie e spumante, ben poco c'è da festeggiare per questo paese.
In primo luogo, occorre fronteggiare la grave crisi economica che attanaglia i paesi dell'Europa mediterranea. Con una velocità sconosciuta ai gangli di questa burocrazia istituzionale, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha provveduto a ratificare le dimissioni formalizzate dall'ex Premier e, dopo aver nominato senatore a vita Mario Monti, esperite le consultazioni, gli ha conferito l'incarico di formare il nuovo governo. Monti ha subito incassato il si dei due principali partiti, Pd e Pdl. Ma chi è veramente Mario Monti?
Laureato in economia alla Bocconi di Milano, diviene successivamente Presidente della Commissione Trilaterale, international advisor per Goldman Sachs nonchè membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg, associazione che riunisce diversi primi ministri e ministri dell'economia europei e sin dagli inizi indiziata come loggia massonica. Quel che si dice, propriamente, il figlio di un proletario ed amico del popolo. Monti è figlio di quello stesso sistema che ha condotto l'Europa sull'orlo di un baratro economico senza precedenti, parto geniale di quell'oligarchia finanziaria europea che su speculazioni e misure antipopolari ha costruito un vero e proprio impero. Un impero, la cui edificazione è cominciata all'incirca dieci anni fa, con l'introduzione della moneta unica, che ha condotto Italia, Spagna, Grecia e Portogallo nell'abisso senza fine dell'Eurozona.
Quale sarà dunque la ricetta che potrà proporre il muovo premier, se non quella quotidianamente propinata dalle direttive e dalle decisioni europei? In cosa Monti potrebbe svoltare rispetto alla politica narcisistica e individualistica del proconsole di Arcore? Berlusconi, certo, è stato quanto di peggio questo paese potesse esprimere, l'uomo che ha messo al servigio dei propri interessi personali l'intera macchina dello Stato. Ma davvero il suo addio è cosa da potersi accettare acriticamente, annunciando la liberazione ed urlando ad un nuovo 25 Aprile(!)? Farina del sacco di un paese che non conosce mezze misure, accecato da un odio isterico e pericoloso, e che si accontenta di vincere una piccola battaglia senza avvertire le proporzioni della guerra in atto. Da Silvio a Mario, una cosa è certa: la rivoluzione, quella vera, non sarà teletrasmessa.
In primo luogo, occorre fronteggiare la grave crisi economica che attanaglia i paesi dell'Europa mediterranea. Con una velocità sconosciuta ai gangli di questa burocrazia istituzionale, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha provveduto a ratificare le dimissioni formalizzate dall'ex Premier e, dopo aver nominato senatore a vita Mario Monti, esperite le consultazioni, gli ha conferito l'incarico di formare il nuovo governo. Monti ha subito incassato il si dei due principali partiti, Pd e Pdl. Ma chi è veramente Mario Monti?
Laureato in economia alla Bocconi di Milano, diviene successivamente Presidente della Commissione Trilaterale, international advisor per Goldman Sachs nonchè membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg, associazione che riunisce diversi primi ministri e ministri dell'economia europei e sin dagli inizi indiziata come loggia massonica. Quel che si dice, propriamente, il figlio di un proletario ed amico del popolo. Monti è figlio di quello stesso sistema che ha condotto l'Europa sull'orlo di un baratro economico senza precedenti, parto geniale di quell'oligarchia finanziaria europea che su speculazioni e misure antipopolari ha costruito un vero e proprio impero. Un impero, la cui edificazione è cominciata all'incirca dieci anni fa, con l'introduzione della moneta unica, che ha condotto Italia, Spagna, Grecia e Portogallo nell'abisso senza fine dell'Eurozona.
Quale sarà dunque la ricetta che potrà proporre il muovo premier, se non quella quotidianamente propinata dalle direttive e dalle decisioni europei? In cosa Monti potrebbe svoltare rispetto alla politica narcisistica e individualistica del proconsole di Arcore? Berlusconi, certo, è stato quanto di peggio questo paese potesse esprimere, l'uomo che ha messo al servigio dei propri interessi personali l'intera macchina dello Stato. Ma davvero il suo addio è cosa da potersi accettare acriticamente, annunciando la liberazione ed urlando ad un nuovo 25 Aprile(!)? Farina del sacco di un paese che non conosce mezze misure, accecato da un odio isterico e pericoloso, e che si accontenta di vincere una piccola battaglia senza avvertire le proporzioni della guerra in atto. Da Silvio a Mario, una cosa è certa: la rivoluzione, quella vera, non sarà teletrasmessa.