Il Presidente del Consiglio Monti ha presentato alla fine dello scorso anno in Parlamento la cosiddetta manovra "Salva Italia", approvata con Legge di conversione n. 214 del 22/12/2011 del D.L. n. 201/201. Manovra che contempla disposizioni ispirate a criteri di rigore, di equità e di crescita al fine di arginare questa crisi che da tempo attanaglia l'Italia ed altri Paesi europei. I riflessi di tale manovra si fanno sentire, in quanto vanno a ventaglio a toccare vari strati istituzionali e sociali per contenere la spesa pubblica, in particolare l'indebitamento pubblico che la politica di questi ultimi anni ha portato a livelli altissimi. Il cittadino contribuente deve sapere che quando lo Stato deve affrontare spese di qualsiasi natura (in questi anni moltissimo ha inciso e incide quella militare per gli impegni internazionali nelle aree a rischio) inevitabilmente deve reperire risorse sufficienti, provenienti dall'Erario e, se ciò non è sufficiente, ricorre al cosiddetto indebitamento mediante emissioni di titoli obbligazionari per i quali c'è poi l'impegno a pagare interessi nel tempo di durata degli stessi. Se nel frattempo occorrono altre risorse si ricorre sempre a detto tipo di indebitamento e, in mancanza di una risorsa corrente, quindi, diventa il meccanismo un continuo stillicidio, un vicolo cieco. Ma tale modo di finanziarsi, da sempre esistito nella storia italiana, in questi ultimi anni è cresciuta moltissimo per cui tutto l'apparato socio economico ne ha risentito, tenuto conto anche della pressione fiscale, la più alta in Europa, e della carenza di politiche di investimento e di spinta alla produttività, a beneficio della stessa economia nazionale. Il PIL man mano è venuto a calare, in conseguenza della carenza di mercato, con aziende in crisi per mancanza di commesse. Quindi la forte disoccupazione al 9% mentre per i giovani essa è salita al 31%: una situazione grave per il benessere sociale. Una spirale che ha coinvolto ogni strato sociale con l'aumento di cittadini meno abbienti, i quali fuori dal lavoro vivono in un mero stato di povertà e chi lavora è mal retribuito, impossibilitato a menare un menage familiare dignitoso per il salario basso.
Oggi l'Italia è collocata al 12 ° posto, quale Paese in cui la retribuzione del lavoro è inferiore a quella degli altri paesi europei, addirittura al di sotto di quella dei lavoratori greci. In detto contesto il Governo tecnico è dovuto ricorrere ai ripari mediante leggi, quale la manovra Monti,atta a contenere l'indebitamento e a favorire la crescita dello sviluppo economico. Ovviamente gli enti locali, quali Comuni e Province, sono stati i primi destinatari della manovra che, tra l'altro, ha modificato il cosiddetto Federalismo fiscale mediante ritocchi sostanziali, quali:
- Abrogazione dei Consigli tributari comunali, risultati all'atto pratico inutili, desueti
- Anticipazione sperimentale sino al 2014 dell'IMU (ex ICI), nuova imposta comunale sul possesso dei fabbricati, la cui applicazione andrà a regime nel 2015
- Compartecipazione IVA ai Comuni
- Istituzione del TRIBUTO COMUNALE SUI RIFIUTI E SERVIZI , in sostituzione della TARSU e TIA con decorrenza da gennaio 2013
- Disposizione in materia di riscossione dei Comuni
- Ridimensionamento delle Province, cui spettano solo funzioni di indirizzo e coordinamento delle attività dei Comuni, da definirsi con successiva legge statale e regionale sia per materie che per competenze
- Eliminazione della Giunta, mentre restano in vita i Consigli Provinciali, composti da non più di 10 elementi eletti dagli organi elettivi dei Comuni ricadenti nel territorio della Provincia, mentre il Presidente della Provincia è eletto dal Consiglio Provinciale tra i suoi consiglieri. Il trasferimento ai Comuni delle funzioni già facenti capo alle Province deve avvenire con legge statale o regionale entro il 31 dicembre di quest'anno. In mancanza provvederà in via sostitutiva lo Stato
- I Comuni possono costituirsi in Unione o in Organi di raccordo per lo svolgimento di compiti specifici e funzioni, garantendo l'invarianza della spesa. I Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti devono affidare a una unica centrale di committenza l'acquisizione di lavori, servizi, forniture. Tale centrale di committenza va costituita o tramite l'Unione dei Comuni o, in mancanza, tramite un accordo tra i Comuni
- Liberalizzazione degli esercizi commerciali, quali imprenditoriali, artigianali, commerciali, attività autonoma o professionale.
Ci fermiamo qui, riservandoci in un prossimo articolo di esaminare le altre modifiche, dato che il ventaglio di esse è abbastanza ampio. Anzi ci riserviamo anche di approfondire l'ultimo provvedimento, quello sulle liberalizzazioni che, certamente, segna un altro passo importante della... cura Monti. Certamente il professore della Bocconi in pochi mesi ha dato prova di grande capacità nella gestione della "cosa pubblica", di coraggio nell'affrontare una crisi pericolosa dalle tante problematiche complesse e nel dare un assetto nuovo, moderno e produttivo al nostro Paese. I frutti si raccoglieranno da subito ma già c'è un ampio consenso europeo per come sta cambiando la situazione in Italia: c'è una rinnovata fiducia nelle riforme che si stanno facendo, tenuto conto che la crisi va vista non solo nell'ambito nazionale ma anche nel contesto europeo, di cui l'Italia è parte integrante. La politica, oggi uscita sconfitta, faccia tesoro di quanto il Governo tecnico sta facendo e getti le basi per un futuro nuovo, scevro da demagogia ma proficuo nell'interesse generale.
Oggi l'Italia è collocata al 12 ° posto, quale Paese in cui la retribuzione del lavoro è inferiore a quella degli altri paesi europei, addirittura al di sotto di quella dei lavoratori greci. In detto contesto il Governo tecnico è dovuto ricorrere ai ripari mediante leggi, quale la manovra Monti,atta a contenere l'indebitamento e a favorire la crescita dello sviluppo economico. Ovviamente gli enti locali, quali Comuni e Province, sono stati i primi destinatari della manovra che, tra l'altro, ha modificato il cosiddetto Federalismo fiscale mediante ritocchi sostanziali, quali:
- Abrogazione dei Consigli tributari comunali, risultati all'atto pratico inutili, desueti
- Anticipazione sperimentale sino al 2014 dell'IMU (ex ICI), nuova imposta comunale sul possesso dei fabbricati, la cui applicazione andrà a regime nel 2015
- Compartecipazione IVA ai Comuni
- Istituzione del TRIBUTO COMUNALE SUI RIFIUTI E SERVIZI , in sostituzione della TARSU e TIA con decorrenza da gennaio 2013
- Disposizione in materia di riscossione dei Comuni
- Ridimensionamento delle Province, cui spettano solo funzioni di indirizzo e coordinamento delle attività dei Comuni, da definirsi con successiva legge statale e regionale sia per materie che per competenze
- Eliminazione della Giunta, mentre restano in vita i Consigli Provinciali, composti da non più di 10 elementi eletti dagli organi elettivi dei Comuni ricadenti nel territorio della Provincia, mentre il Presidente della Provincia è eletto dal Consiglio Provinciale tra i suoi consiglieri. Il trasferimento ai Comuni delle funzioni già facenti capo alle Province deve avvenire con legge statale o regionale entro il 31 dicembre di quest'anno. In mancanza provvederà in via sostitutiva lo Stato
- I Comuni possono costituirsi in Unione o in Organi di raccordo per lo svolgimento di compiti specifici e funzioni, garantendo l'invarianza della spesa. I Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti devono affidare a una unica centrale di committenza l'acquisizione di lavori, servizi, forniture. Tale centrale di committenza va costituita o tramite l'Unione dei Comuni o, in mancanza, tramite un accordo tra i Comuni
- Liberalizzazione degli esercizi commerciali, quali imprenditoriali, artigianali, commerciali, attività autonoma o professionale.
Ci fermiamo qui, riservandoci in un prossimo articolo di esaminare le altre modifiche, dato che il ventaglio di esse è abbastanza ampio. Anzi ci riserviamo anche di approfondire l'ultimo provvedimento, quello sulle liberalizzazioni che, certamente, segna un altro passo importante della... cura Monti. Certamente il professore della Bocconi in pochi mesi ha dato prova di grande capacità nella gestione della "cosa pubblica", di coraggio nell'affrontare una crisi pericolosa dalle tante problematiche complesse e nel dare un assetto nuovo, moderno e produttivo al nostro Paese. I frutti si raccoglieranno da subito ma già c'è un ampio consenso europeo per come sta cambiando la situazione in Italia: c'è una rinnovata fiducia nelle riforme che si stanno facendo, tenuto conto che la crisi va vista non solo nell'ambito nazionale ma anche nel contesto europeo, di cui l'Italia è parte integrante. La politica, oggi uscita sconfitta, faccia tesoro di quanto il Governo tecnico sta facendo e getti le basi per un futuro nuovo, scevro da demagogia ma proficuo nell'interesse generale.