Trentatrè uomini del Cile che si spaccavano la schiena in miniera fino allo scorso agosto, senza che il mondo sapesse alcunché di loro, sono diventati eroi internazionali. Ieri, per tutta la giornata, dalle 5 del mattino ora italiana fino a questa notte, sono stati ripescati dalle viscere della terra uno per uno. Una notizia bellissima, che fa a botte con quelle pessime di ogni giorno - un numero decisamente maggiore - di morti sul lavoro, le cosiddette "morti bianche", da dove trapelano condizioni di povertà, di precarietà, di disperazione.Un bellissimo caso di "esperanza", come hanno battezzato il campo, situato nel deserto dell'Atacama, località Copiaco; una vicenda che per il pubblico non solo del Cile, ma di ogni paese, diventa un esempio di speranza di forza, di fiducia nella vita. L'ottimismo non ha avuto meglio da subito, ma la speranza, decisa stavolta ad imporsi, ha iniziato a sgomitare con quel biglietto, salito sulla superficie terrestre dopo i primi giorni di angoscia: "estamos vivos, en el rifugio, los 33".
Ricorderemo i volti segnati ma forti degli operai, a stento illuminati dall'obiettivo, che si facevano coraggio a vicenda, che salutavano con ottimismo, che scherzavano, che seguivano la partita della nazionale immaginandosi nelle proprie case.
Da non credere il metodo di salvataggio; risucchiati in una capsula