L'OPINIONE. Caro diario, quest'oggi voglio parlare di un paese posto alle estremità occidentali della nazione, ai margini delle Alpi, delle colline piemontesi e della Pianura Padana. Si chiama Casale Monferrato. Per Casale Monferrato, e per tutto il movimento locale e territoriale di questo paese, è stata una notte lunga, interminabile, tra le più importanti della propria storia. Solo alle 3.30 del mattino la popolazione del paese monferrino, patria di sapori e vigneti, ha saputo che il proprio Comune aveva accettato il risarcimento offerto dal magnate svizzero Stephan Schmidheiny, ammontante a più di 18 milioni di euro, in cambio del ritiro della costituzione a parte civile nel processo "Eternit" ancora in corso a Torino e della rinuncia a qualsiasi azione legale futura.
Casale ha dunque stretto un patto col diavolo di cui è impossibile non tenere conto, in un'ottica che comprende qualsiasi realtà territoriale e il suo osservatorio privilegiato. Ha buttato all'aria una storia trentennale di movimenti, lotta e battaglia, dando un prezzo al proprio silenzio, passando al cambio monetario la propria storia e la propria dignità. A nulla sono valse le proteste degli abitanti, le urla disperate di chi questa battaglia l'ha portata avanti giorno dopo giorno, confidando ancora una volta, e nonostante tutto, nel responso finale di una giustizia balbettante e nel buon senso, spesso traditore, delle istituzioni. E se il sindaco Demezzi, area Pdl, dice di "aver pensato al bene ed al futuro della città", in molti anche a livello istituzionale si interrogano sui perchè e sulla prospettive di una scelta del genere.
Storie di una nazione intollerante. La strage di Firenze di settimana scorsa, in cui persero la vita due senegalesi nel mercatino di San Lorenzo, e prim'ancora il pogrom attuato a Torino contro rom ed immigrati, testimoniano ancora una volta che questo non è un paese per vecchi, e che soprattutto ha perso la bussola per la lettura dei fenomeni collettivi, conseguenza di una perdita irreversibile del suo orientamento e patrimonio socio-culturale. In molti hanno alzato la voce contro il becero razzismo, con parole stereotipate e molto spesso abusate. In pochi lo hanno fatto contro un sistema, quello capitalistico-finanziario, che sposta il conflitto di base sul versante dei proletari, dei poveri, dei lavoratori salariati, mettendoli uno contro l'altro. Stragi come quella di Firenze ne sono l'assurdo, parossistico, esito finale.
Così come pochi, a Casale, hanno avuto il coraggio di dire no alla mefitica proposta avanzata dal barone svizzero. Uno che, di colpe, ne ha molte di più di quante ne porta sulla coscienza.
Buon Natale.
Casale ha dunque stretto un patto col diavolo di cui è impossibile non tenere conto, in un'ottica che comprende qualsiasi realtà territoriale e il suo osservatorio privilegiato. Ha buttato all'aria una storia trentennale di movimenti, lotta e battaglia, dando un prezzo al proprio silenzio, passando al cambio monetario la propria storia e la propria dignità. A nulla sono valse le proteste degli abitanti, le urla disperate di chi questa battaglia l'ha portata avanti giorno dopo giorno, confidando ancora una volta, e nonostante tutto, nel responso finale di una giustizia balbettante e nel buon senso, spesso traditore, delle istituzioni. E se il sindaco Demezzi, area Pdl, dice di "aver pensato al bene ed al futuro della città", in molti anche a livello istituzionale si interrogano sui perchè e sulla prospettive di una scelta del genere.
Storie di una nazione intollerante. La strage di Firenze di settimana scorsa, in cui persero la vita due senegalesi nel mercatino di San Lorenzo, e prim'ancora il pogrom attuato a Torino contro rom ed immigrati, testimoniano ancora una volta che questo non è un paese per vecchi, e che soprattutto ha perso la bussola per la lettura dei fenomeni collettivi, conseguenza di una perdita irreversibile del suo orientamento e patrimonio socio-culturale. In molti hanno alzato la voce contro il becero razzismo, con parole stereotipate e molto spesso abusate. In pochi lo hanno fatto contro un sistema, quello capitalistico-finanziario, che sposta il conflitto di base sul versante dei proletari, dei poveri, dei lavoratori salariati, mettendoli uno contro l'altro. Stragi come quella di Firenze ne sono l'assurdo, parossistico, esito finale.
Così come pochi, a Casale, hanno avuto il coraggio di dire no alla mefitica proposta avanzata dal barone svizzero. Uno che, di colpe, ne ha molte di più di quante ne porta sulla coscienza.
Buon Natale.