Va avanti e non accenna a placarsi la polemica tra il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, ed il Consiglio regionale a maggioranza Pdl intorno all'affaire Metropolitana. Al coro si è aggiunto ora anche il Presidente della Provincia Edmondo Cirielli, che ha ricordato al sindaco di essere un "esperto ventennale di clientele politiche", nonchè la grave zavorra che attanaglia il territorio, ossia "un sistema di comunicazione da terzo mondo". Evidentemente Cirielli non è a conoscenza dello spot realizzato da Trenitalia per la promozione delle quattro nuove classi introdotte sui Frecciarossa dallo scorso 25 Novembre.
Ebbene si. A chi ancora si chiedeva quale fosse la differenza fra le due classi dei treni Intercity ed Eurostar, l'azienda leader dei trasporti su strada ferrata ha risposto con la suddivisione in ben quattro livelli delle categorie di viaggio. Quattro livelli, per sole 11 carrozze. Si comincia con la prima, la esclusiva "Executive", con poltrone singole in pelle reclinabili, bevande varie, sale relax vietate ai cellulari, pasti freschi appositamente creati dal noto chef Gianfranco Vissani (il che potrebbe sembrare quasi un trattamento da ultima categoria) ed ogni altro genere di capriccio vizioso. Ad accompagnare la descrizione, tre giovani rampolli, "capataz", ossia manager in giacca e cravatta, che discutono probabilmente di un serissimo progetto di lavoro (Piazza della Libertà, o la Cittadella Giudiziaria?) davanti ad un monitor 32 pollici high definition, probabilmente prodotto da piccoli cinesi schiavizzati dalla Steve Jobs & co.
La categoria "Business" si "accontenta" invece di aperitivo di benvenuto e lettura di quotidiani nazionali, accompagnata dall'immagine di freschi signori accomodati su sedili confortevoli e spaziosi, all'interno dei quali sembra assai facile smarrirsi. Più sobria invece la realtà e la descrizione della classe "Premium", che offre servizio di benvenuto con snack e bevande, rigorosamente serviti a due giovani studenti da una affascinante hostess di bordo, saltata improvvisamente fuori da un futuro bionico.
Siamo alla quarte, l'ultima classe, la "Standard". Niente di tutto quello di cui è stato scritto nella "Standard", ma non basta: ai passeggeri del quarto livello è fatto divieto di accedere alle prime 3 classi per non calpestarne la moquette, nè tantomeno utilizzarne i servizi. Tant'è vero che ad inizio viaggio il capotreno avvisa i viaggiatori della "Standard" che le porte tra loro e le altre tre classi stanno per chiudersi, ora e per sempre, dandò così al convoglio l'aspetto di una Berlino ante-89, o di una Gaza in miniatura in moto perpetuo. Il bar al centro del treno, solitamente comune per tutti i viaggiatori, diventa off limits per i clienti della quarta. La precauzione è forse dettata anche dall'esigenza di evitare i contatti tra le abbondanti merende di cui si dotano sovente i passeggeri della standard ed i vistosi gioielli Cartier che accompagnano le infagottate "signore " della prima. Ad accompagnarne la descrizione, l'immagine di una giovane famiglia, padre, madre e figlia. Rigorosamente di colore, ma solo per dare un tocco policromo allo spot.
Un servizio niente male, non c'è che dire, se con tale stratagemma si vuole davvero rispecchiare la realtà materiale della suddivisione della ricchezza nel nostro paese. Certo, sarebbe forse un tantino onesto ammettere che 86 euro, per una simile umiliazione, sembrano un pochino troppi.
Benvenuti nell'Ottocento.
Ebbene si. A chi ancora si chiedeva quale fosse la differenza fra le due classi dei treni Intercity ed Eurostar, l'azienda leader dei trasporti su strada ferrata ha risposto con la suddivisione in ben quattro livelli delle categorie di viaggio. Quattro livelli, per sole 11 carrozze. Si comincia con la prima, la esclusiva "Executive", con poltrone singole in pelle reclinabili, bevande varie, sale relax vietate ai cellulari, pasti freschi appositamente creati dal noto chef Gianfranco Vissani (il che potrebbe sembrare quasi un trattamento da ultima categoria) ed ogni altro genere di capriccio vizioso. Ad accompagnare la descrizione, tre giovani rampolli, "capataz", ossia manager in giacca e cravatta, che discutono probabilmente di un serissimo progetto di lavoro (Piazza della Libertà, o la Cittadella Giudiziaria?) davanti ad un monitor 32 pollici high definition, probabilmente prodotto da piccoli cinesi schiavizzati dalla Steve Jobs & co.
La categoria "Business" si "accontenta" invece di aperitivo di benvenuto e lettura di quotidiani nazionali, accompagnata dall'immagine di freschi signori accomodati su sedili confortevoli e spaziosi, all'interno dei quali sembra assai facile smarrirsi. Più sobria invece la realtà e la descrizione della classe "Premium", che offre servizio di benvenuto con snack e bevande, rigorosamente serviti a due giovani studenti da una affascinante hostess di bordo, saltata improvvisamente fuori da un futuro bionico.
Siamo alla quarte, l'ultima classe, la "Standard". Niente di tutto quello di cui è stato scritto nella "Standard", ma non basta: ai passeggeri del quarto livello è fatto divieto di accedere alle prime 3 classi per non calpestarne la moquette, nè tantomeno utilizzarne i servizi. Tant'è vero che ad inizio viaggio il capotreno avvisa i viaggiatori della "Standard" che le porte tra loro e le altre tre classi stanno per chiudersi, ora e per sempre, dandò così al convoglio l'aspetto di una Berlino ante-89, o di una Gaza in miniatura in moto perpetuo. Il bar al centro del treno, solitamente comune per tutti i viaggiatori, diventa off limits per i clienti della quarta. La precauzione è forse dettata anche dall'esigenza di evitare i contatti tra le abbondanti merende di cui si dotano sovente i passeggeri della standard ed i vistosi gioielli Cartier che accompagnano le infagottate "signore " della prima. Ad accompagnarne la descrizione, l'immagine di una giovane famiglia, padre, madre e figlia. Rigorosamente di colore, ma solo per dare un tocco policromo allo spot.
Un servizio niente male, non c'è che dire, se con tale stratagemma si vuole davvero rispecchiare la realtà materiale della suddivisione della ricchezza nel nostro paese. Certo, sarebbe forse un tantino onesto ammettere che 86 euro, per una simile umiliazione, sembrano un pochino troppi.
Benvenuti nell'Ottocento.