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Politica, cosa hanno detto le elezioni 2012

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Category: Editoriali
By Giovanni Apadula
Giovanni Apadula
08.May
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elezioni93Ci sono dei dati imprescindibili che le elezioni svoltesi domenica ci offrono sul piatto dell'analisi politica, e che sembra a tal proposito opportuno sottolineare, sebbene distinguendo condizioni e contesti nei quali il voto si è dispiegato.

In primis, la Francia: la maggior parte delle testate francesi ed internazionali ha sottolineato la "scelta di rottura" dei cittadini francesi che hanno preferito il "radicale" Hollande all'ormai rattrappito Nicolàs Sarkozy. In realtà non c'è stato nulla di rivoluzionario, nè in quella candidatura, nè tantomeno nella scelta stessa dell'elettorato che, più che premiare un preteso nuovo che avanza (Hollande), ha preferito punire soprattutto un Presidente disastroso e scalcinato (Sarkozy) che ha portato la Francia in posizioni di retrovia nell'ambito dei rapporti di forza europei, e si è distinto per scelte non mirabili in sede di politica interna (diritto del lavoro, gestione dei rapporti sociali, attenzione alle banlieu, politica antimigratoria). Con Hollande potremmo pertanto assistere al rilancio della Francia in sede internazionale, attraverso una guerra di soldi e nervi con la Germania, attuale leader incontrastata del continente. Si badi, non sarà un rilancio solo finanziario: ciò che il leader socialista sembra avere in mente è anche una riorganizzazione del lavoro e della produzione. Con effetti ancora una volta devastanti per i più deboli, e per nulla estranei ai destini di paesi nell'orbita della crisi: Portogallo, Grecia e, perchè no, Italia. Proprio in Grecia, invece, gli elettori, ormai asfittici e spossati da anni di fame, miseria e suicidi, hanno regalato all'osservatore, oltre ad un abbondante astensionismo, anche il colpo di grazia dei due principali partiti presenti sulla scena dal 1974, dopo la caduta del "regime dei Colonnelli": ND e Pasok, alla vigilia favoriti per la creazione di una Grosse Koalition governativa. Uno stentato 35% raggiunto dalle due forze messe insieme: troppo poco per pensare di dirigere un paese allo sbando. Se un vincitore c'è stato, si è trattato del partito anti-austerità Syriza, che in ogni caso non sembra pronto a formare un esecutivo di emergenza con partiti tanto diversi tra loro (dalla Destra nazionalista ai Comunisti del KKE). E se l'insicurezza cresce, a cavalcarne l'onda sono soprattutto i neonazisti di Chrissy Avhi, che raggiungono un sorprendente 7%, entrando così nel Parlamento ateniese. La vittoria degli estremismi, certo: una novità da salutare con preoccupazione, forse, ma anche con curiosità e suggestione, dopo i disastri e le macerie che i partiti moderati si sono lasciati alle spalle. Se davvero Syriza riuscisse a costruire un'alternativa di governo, potremmo assistere a scelte di rottura epocali, con tutti i limiti del caso. Staremo a vedere.

Nelle amministrative italiane, il dato più eclatante è senza dubbio offerto dai crolli verticali di Pdl e Lega, al di là di quello astensionistico (soglia vicina al 30%) che nel nostro paese non è più una novità. La mazzata per la destra nazionale non arriva inaspettata, dopo gli scandali recenti che hanno travolto il Carroccio, che non a casa esce con le ossa rotta anche da feudi dove, fin ieri, aveva largamente imperversato. Ma la debacle di due dei principali partiti di potere è un elemento di fatto dal quale è impossibile sottrarsi. Significa che i loro elettori avevano fermamente creduto in quel progetto, per quanto delirante e disordinato potesse essere: e la bocciatura elettorale è stata, per loro, la condanna più severa possibile. Risultati altalenanti per il PD, come altalenante, soporifero ed evanescente è sempre stato il suo percorso politico finora. Nulla più, nulla meno che un ectoplasma politico che, pur nella sua pochezza di contenuti a livello nazionale, ha saputo comunque farsi notare per indimenticabili sfaceli, risultati alla fine sempre decisivi (fine anticipata del governo Veltroni, intemperie vergognose di alcuni rappresentanti, blanda opposizione al berlusconismo, sostegno acritico all'esecutivo Monti). Sorpresissima a Parma: il candidato del Movimento 5Stelle di Grillo, Federico Pizzarotti, va al secondo turno, dove sfiderà il candidato dell'asse PD-PdCi-Idv, Vincenzo Bernazzoli: la prima volta per un "grillino". Il nuovo che avanza? Vedremo cosa accadrà al ballottaggio.

Risultati eterogenei e non assimilabili quelli usciti dalle elezioni svoltesi nel nostro capoluogo. Come già sottolineato dalle pagine di questo quotidiano, ancora una volta si è registrato un calo dell'affluenza, attestatasi al 74%, con ben 5 punti in meno rispetto alla tornata del 2011. Dato, comunque, di gran lunga migliore rispetto alla media-votanti nazionale (poco più del 66%). L'insofferenza ormai endemica degli elettori per i movimenti partitici è stata premiata soprattutto a Capaccio, dove Italo Voza diventa il nuovo primo cittadino con il 70% dei voti: ad appoggiarlo, infatti, ben 5 liste civiche che insieme raccolgono l'80% dei voti espressi a favore del neosindaco. Ad Agropoli non fa una grinza la vittoria del sindaco uscente Marco Alfieri, il cui 90% delle preferenze mette a tacere qualsiasi tipo di imbarazzo. Si andrà invece al ballottaggio nell'altro grande comune salernitano chiamato alle urne: a Nocera Inferiore sarà infatti sfida tra Luigi Cremone e Manlio Torquato. Altre curiosità dagli scrutinii: a Sacco Claudio Saggese emula Alfieri, e si attesta sul 90% delle preferenze. A Colliano ed Alfano sono state invece estratte dalle urne le uniche due donne promosse a sindaco in questa tornata: Antonetta Lettieri, che si riconferma primo cittadino del piccolo comune dell'Alto Sele con il 60% delle preferenze, ed Amelia Viterale che ritorna in sella al comune cilentano in un passaggio di consegne dal sapore familiare: sindaco uscente è infatti il marito Angelo Grosso.
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