"Eppur si muove", avrebbe esclamato Baretti, per bocca di Galileo, se avesse avuto la possibilità di assistere all'assemblea inauguratoria di un nuovo soggetto politico, situato a sinistra, svoltasi al Mandela Forum di Firenze negli scorsi giorni. Ispiratori di questa pretesa "nouvelle vague" sono i soliti Paul Ginsborg, Ugo Mattei, Luciano Gallino, Livio Pipino, nuovi/vecchi centri di gravità per adesioni ad un movimento che vada al di là delle attuali formazioni partitiche, e che ha deciso di denominarsi ALBA (Alleanza Lavoro Benicomuni Ambiente).
Che cosa è, e cosa vuole ALBA? Fieramente lontano dalle beghe partitiche e dalle torbe di liquami dell'antipolitica, il nuovo soggetto della "sinistra diffusa" ha posto al centro della sua agenda-impegni il tema del lavoro e dei meccanismi giuridici di tutela sindacale. No deciso alla cancellazione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, rifiuto del Fiscal Compact e della revisione costituzionale dell'art. 81 con l'inserimento del pareggio di bilancio nella carta fondamentale. Tutto bello, certo, ma fin qui nulla di nuovo e particolarmente eclatante. Così come non nuova, e per certi versi stereotipata e mediamente stucchevole, è stata la dissertazione storica relativa alle questioni di genere in politica, nonostante il confronto e l'apertura con l'attualità: a conti fatti, non sembra essere quello di genere il problema cardine dell'involuzione del discorso politico.
Senza dubbio lodevole, sebbene acerbo, è stato il j'accuse al capitalismo finanziario responsabile dell'indebitamento colossale di gran parte dell'Eurozona, e rispetto al quale i partiti non hanno saputo assumere una posizione di forza. Il punto di partenza per una innovazione profonda deve, dunque, necessariamente partire dal ripensamento delle strutture politiche alla luce dell'apocalittico scenario economico. Premessa naturale per un simile discorso è, a detta dei promotori dell'iniziativa, l'elaborazione di una nuova idea di sinistra, con la relativa positivizzazione di regole e strumenti capaci di poterne delineare le linee strategiche. Un progetto ambizioso, certo, ma che in un certo senso aveva fatto da cornice anche ad esperimenti passati, e financo recenti, del mondo variegato e sconquassato della sinistra nazionale: non ultimo il progetto ideale del PD, arenato dalle pratiche reali di chi avrebbe dovuto garantirne il funzionamento ed il successo.
Insomma, ciò che sembra mancare, ancora una volta, e nonostante le buone intenzioni dei "padri costituenti" di questo nuovo movimento, è sempre la capacità di sorprendere con un linguaggio, un discorso seriamente innovativo e dirompente. In sostanza, anche i professori del Mandela Forum sembrano essere schiavi di quelle categorie discorsive incapaci di intervenire sui meccanismi tecnici, finanziari, sociali ed economici che guidano l'azione umana. O, volendo parafrasare Bifo, che guidano il "suicidio": quello collettivo dell'ambiente (che pure fa parte del nome del programma), quello individuale che inghiotte sempre più vite umane. "Per comprendere la tragedia", scrive Bifo, "bisogna parlare il suo stesso linguaggio": è questa l'unica strada per saper leggere il grande mutamento che avviluppa la nostra era. Ciò che sembra essere assente nel discorso degli intellettuali di Firenze è, dunque, ancora una volta, quell'armamentario culturale necessario per un salto di qualità definitivo, necessario per il superamento, teorico e pratico, del sistema di accumulazione tipico del capitalismo (oggi anche finanziario), un'analisi (ontologica) del debito, una critica strutturata alla "ferocia matematica" dell'UE (azzerare, tagliare, pareggiare).
Eppur si muove? Sarà. Nel frattempo, nulla di nuovo sotto il Sole.
Che cosa è, e cosa vuole ALBA? Fieramente lontano dalle beghe partitiche e dalle torbe di liquami dell'antipolitica, il nuovo soggetto della "sinistra diffusa" ha posto al centro della sua agenda-impegni il tema del lavoro e dei meccanismi giuridici di tutela sindacale. No deciso alla cancellazione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, rifiuto del Fiscal Compact e della revisione costituzionale dell'art. 81 con l'inserimento del pareggio di bilancio nella carta fondamentale. Tutto bello, certo, ma fin qui nulla di nuovo e particolarmente eclatante. Così come non nuova, e per certi versi stereotipata e mediamente stucchevole, è stata la dissertazione storica relativa alle questioni di genere in politica, nonostante il confronto e l'apertura con l'attualità: a conti fatti, non sembra essere quello di genere il problema cardine dell'involuzione del discorso politico.
Senza dubbio lodevole, sebbene acerbo, è stato il j'accuse al capitalismo finanziario responsabile dell'indebitamento colossale di gran parte dell'Eurozona, e rispetto al quale i partiti non hanno saputo assumere una posizione di forza. Il punto di partenza per una innovazione profonda deve, dunque, necessariamente partire dal ripensamento delle strutture politiche alla luce dell'apocalittico scenario economico. Premessa naturale per un simile discorso è, a detta dei promotori dell'iniziativa, l'elaborazione di una nuova idea di sinistra, con la relativa positivizzazione di regole e strumenti capaci di poterne delineare le linee strategiche. Un progetto ambizioso, certo, ma che in un certo senso aveva fatto da cornice anche ad esperimenti passati, e financo recenti, del mondo variegato e sconquassato della sinistra nazionale: non ultimo il progetto ideale del PD, arenato dalle pratiche reali di chi avrebbe dovuto garantirne il funzionamento ed il successo.
Insomma, ciò che sembra mancare, ancora una volta, e nonostante le buone intenzioni dei "padri costituenti" di questo nuovo movimento, è sempre la capacità di sorprendere con un linguaggio, un discorso seriamente innovativo e dirompente. In sostanza, anche i professori del Mandela Forum sembrano essere schiavi di quelle categorie discorsive incapaci di intervenire sui meccanismi tecnici, finanziari, sociali ed economici che guidano l'azione umana. O, volendo parafrasare Bifo, che guidano il "suicidio": quello collettivo dell'ambiente (che pure fa parte del nome del programma), quello individuale che inghiotte sempre più vite umane. "Per comprendere la tragedia", scrive Bifo, "bisogna parlare il suo stesso linguaggio": è questa l'unica strada per saper leggere il grande mutamento che avviluppa la nostra era. Ciò che sembra essere assente nel discorso degli intellettuali di Firenze è, dunque, ancora una volta, quell'armamentario culturale necessario per un salto di qualità definitivo, necessario per il superamento, teorico e pratico, del sistema di accumulazione tipico del capitalismo (oggi anche finanziario), un'analisi (ontologica) del debito, una critica strutturata alla "ferocia matematica" dell'UE (azzerare, tagliare, pareggiare).
Eppur si muove? Sarà. Nel frattempo, nulla di nuovo sotto il Sole.