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Quei fantasmi

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Category: Editoriali
By Giovanni Apadula
Giovanni Apadula
25.Mar
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Alzi la mano chi (e la mente corre, infermabile, alle elucubrazioni dei sedicenti analisti economici) non ha previsto l'ecatombe economica anche per quel piccolo paradiso (fiscale) contorniato dal Mediterraneo che è l'isola di Cipro. A Nicosia il sistema bancario è imploso a causa delle fortissime radiazioni emanate dal cataclima ellenico, scatenato ormai diversi anni orsono, ed alle quali l'isola è fortemente esposta a cause delle aperture di credito mostrate ad Atene, nonchè in virtù di un debito privato che, malgrado le stime di credibilità, giorno dopo giorno aumenta a dismisura.

Il corto circuito eurocentrico, pertanto, non lesina vittime nell'area mediterranea, già di per sè flagellata dal default della Grecia e dalle debacle finanziarie in salsa iberica ed italiana. Quel che più conta, rischia di avviare una diaspora di capitali russi (a Nicosia sono tantissimi gli investitori di Mosca) potenzialmente idonea ad aprire un fronte di ennesima "guerra fredda" economica tra Il Cremlino e Bruxelles, rendendo ancor più fragile un equilibrio geopolitico più volte scosso dai colpi di coda del capitalismo finanziario. E, tra le altre cose, palesando un'arroganza vieppiù inasprita dalla minaccia del prelievo forzoso sui conti correnti ciprioti a garanzia della liquidità emergenziale erogata all'isola (un atto condannato perfino dal think tank dei circoli finanziari, l'Economist). Non stupirebbe, pertanto, che nel piano di salvataggio varato dalla troika, vi fosse uno spazio per delineare anche un effettivo disinteresse alle sorti di Nicosia, in considerazione dei rischi calcolati per il business delle lobbies dell'Occidente politico, ed a discapito degli interessi (e delle paventate minacce) dell'arcipelago affaristico sorto dalle ceneri del socialismo reale. D'altro canto la guerra, qualunque colore abbia, altro non è che la continuazione della politica con altri mezzi, come ammise Von Clausewitz.

La querelle cipriota, ad ogni modo, ha riportato a galla la vetusta questione relativa alle velleità dei governi politici nazionali a fronte della finanziarizzazione sovranazionale e della quasi de-materializzazione del capitalismo. Appare chiaro che le mire concrete di quest'ultimo siano più facilmente conseguibili grazie ai servigi di un Paese guidato da un potere politico dichiaratamente complice, se non addirittura commissariato. In una simile linearità d'intenti, l'attuale confusione che regna sulla formazione di un esecutivo stabile in Italia può apparire un elemento di novità e promettere potenziali rotture. E potrebbe senz'altro esserlo, se non fosse che il dibattito istituzionale si è, ormai dalle pubblicazione dei risultati elettorali, ancorato ad argomenti di sostanziale vacuità quali i costi della politica ed i tanto vituperati e fumosi "privilegi della casta". Il risultato prevedibile è stato quello di personalizzare il confronto politico, allo scopo di estrarlo dalla sua ipotetica funzione decisoria per cristallizzarlo in una bolla di sapone pronta ad essere spazzata dalla prima ventata di credibilità da far indossare a qualche esimio rappresentante della tecnicità professorale. Insomma, un Monti o un qualsiasi governo degli affari correnti (sulla scorta dell'esperienza belga) rischiano di rendere palese la costanza di fenomeni ed ingerenze, come quelle del FMI, ormai Storia del Paese e la lobotomizzazione acquisita degli esecutivi nazionali.

L'agenda degli impegni è destinata ad andare avanti, al netto del colore politico di un eventuale governo. Ed anche se quest'ultimo, formalmente, non dovesse vedere la nascita. Non si può fermare il corso delle cose, specie se ad assumersene la responsabilità dovesse essere un ceto, come quello politico, che troppo spesso manca del senso del tragico. Il progetto di privatizzare tutto ciò che le energie collettive mettono a disposizione del bene pubblico non può attendere. Come il Macbeth, anche l'attuale potentato ha bisogno di nascondere ciò che è, e trovare la maschera più adatta alle sue intenzioni.
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