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Un plebiscito per una cittadinanza attiva: che vinca sempre il senso comune!

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Category: Editoriali
By Giovanni Apadula
Giovanni Apadula
13.Jun
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battiquorum54Affluenza & Risultati. Ci avevano già pensato gli elettori della Sardegna, poco meno di un mese fa, ad aprire le danze, pronunciandosi a maggioranza pressoché plebiscitaria a favore dei SI (97,14%) contro il progetto energetico nucleare, ma soprattutto sfondando il muro del quorum fissato ad 1/3 degli aventi diritto. Non è stata una passeggiata, la preparazione della campagna referendaria per i comitati cittadini, per i militanti ed i cittadini attivi, nell'ostracismo generalizzato del panorama mediatico, ma il risultato ultimo sorride finalmente agli sforzi profusi durante questi mesi. Sfondata la soglia costituzionale prevista per la validità della pronuncia popolare (raggiunto il 57% in media contro il 50%+1 richiesto), percentuali bulgare per i SI, oscillanti tra il 95% ed il 97% sui quattro quesiti, i cittadini hanno pertanto deciso di riappropriarsi con forza del proprio ruolo di soggetti attivi, civicamente impegnati, nella battaglia per la difesa del bene comune e della sostanziale uguaglianza di diritti. C'è soprattutto un dato che emerge in tutta la sua evidenza dagli spogli, che ci preme sottolineare, e che prescinde da valutazioni di qualsiasi colore politico: se veramente vittoria è stata, ebbene è stata una vittoria del "senso comune", sensibilissimo criterio (generalizzante, ma specifico e concreto in ciascuno di noi) che permette di dare nomi, e valore, alle cose. A dispetto del can-can mediatico, che tenta sempre di contrassegnare il successo politico con la firma di "quel leader" o "quel personaggio", corollario inevitabile di un marketing elettorale evergreen. Non bisogna però dimenticare che il felice esito dei quesiti apre ora un nuovo fronte di lotta comune, con lo stagliarsi all'orizzonte di sfide assolutamente indeclinabili. Se il referendum è stata davvero un'occasione, che ha dato dunque la stura alle nuove battaglie del futuro prossimo, sarebbe delittuoso e controproducente restare indifferenti di fronte a queste. Sull'acqua, in primis: a quale livello istituzionale bisognerà ora affidare la governance della gestione dell'erogazione del servizio idrico, in un'ottica di decentramento amministrativo? La revisione costituzionale del 2001 e le leggi collaterali in materia hanno provveduto a creare una pluralità di soggetti, a carattere giuridicamente composito, ma "il più possibile vicini ai cittadini" (società pubbliche, società a prevalente partecipazione pubblica, società municipalizzate, etc.). E si badi, non è questione soltanto terminologica. L'avvento, aggressivo, inaccettabile, realizzatosi nell'ultimo ventennio, delle politiche neoliberiste mondiali anche nella gamma dei "beni comuni" ha di per sé ulteriormente contribuito a dissaldare progressivamente la struttura (già di per sé carente) dello Stato sociale idealizzato in seno all'Assemblea Costituente. Ed è in quest'ottica che si inserisce la deliberazione referendaria: non soltanto difesa di quel poco che resta del Welfare tradizionale, ma registrazione del timbro autentico della voce dell'associazionismo territoriale a tutela dei diritti di base. Eccola, la seconda, decisiva questione, direttamente collegata alla prima: come non riconoscere il ruolo determinante svolto dai comitati di cittadinanza attiva pro beni comuni ed anti-nucleare (molti dei quali si sono distinti anche nel nostro comprensorio) nella campagna di sensibilizzazione a favore dei SI? Basti pensare, incidentalmente, alla partita determinante giocata dalle istanze locali e territoriali nella vittoria ottenuta al ballottaggio alle comunali di Milano e Napoli da Pisapia e De Magistris. Ci hanno provato, più volte, i leader partitici ad issare la propria bandiera nelle manifestazioni di piazza che hanno caratterizzato il clima pre-voto, tentando di associare ex ante il proprio nome ad una vittoria probabilmente nell'aria e di ridimensionarne la voce, vedendosi respingere fermamente. In questa prospettiva, sembra pertanto necessaria la continuazione della stessa battaglia politica che ha scandito la vigilia del voto, anzi con tenacia ancora maggiore: una lotta capillare, ben distribuita sul territorio. E non si tratta soltanto di "vigilare", ma di partecipare direttamente, vestendosi dei panni del protagonista, con l'acquisizione di una forza contrattuale che la battaglia pro referendum e la conquista dei SI ha senza dubbio contribuito a rimpolpare. Suonano felici le parole di Eduardo Galeano, più volte scandite in questi giorni dal tam-tam della rete: "Però nel mondo di oggi, il senso comune è il meno comune dei sensi, e può succedere di tutto. Chissà. Quale che sia il risultato, continueremo a credere che la difesa del bene comune è un dovere di legittima difesa del genere umano".
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