Roma. Dal 22 marzo e fino al prossimo 26 agosto il Chiostro del Bramante ospita per la prima volta i capolavori di Joseph Mallford William Turner, artista britannico ed esponente del Romanticismo in pittura. Il primo ad accorgersi del talento di Turner fu proprio il padre che esponeva le embrionali opere d'arte del figlio all'interno della propria bottega. Il 1789 fu l'anno decisivo per l'artista, egli infatti fu ammesso alla Royal Academy School di Londra dove iniziò a studiare seriamente la pittura e la prospettiva, ma il suo stile pittorico cominciò a delinearsi soprattutto in seguito all'incontro con Thomas Monro, medico vicino all'ambiente degli acquerellisti che amava circondarsi di giovani promesse dell'arte. Anche i viaggi estivi formarono Turner: esplorò il Galles, il sud-ovest dell'Inghilterra e le Highlands scozzesi anche se le guerre tra Inghilterra e Francia frenarono necessariamente i suoi vagabondaggi. In quegli anni gli artisti britannici erano soliti raffigurare il proprio Paese evidenziando le caratteristiche patriottiche, sia dal punto di vista letterario che culturale. Nel 1802 il nostro si diresse verso le Alpi Svizzere e in quell'occasione ebbe modo di confrontarsi con le opere di predecessori illustri del calibro di Tiziano e Poussin. Turner focalizzò la propria attenzione sulla teoria del colore tanto da esercitarsi per tutta la vita per raggiungere risultati che lo soddisfacessero. Ponendosi in contrasto con Newton, Turner sosteneva totalmente le teorie di Goethe, secondo le quali erano i colori a scaturire dalla luce. Lo scrittore tedesco realizzò anche un nuovo cerchio cromatico composto dai colori primari e complementari, dimostrando che ognuno di essi avesse un differente impatto emotivo sulla psiche umana. Forse non è noto a tutti che Turner abbia influenzato notevolmente i suoi successori, gettando le basi per la corrente artistica che prese il nome di Impressionismo: in Monet soprattutto si riscontrano le analogie sugli effetti della luce e dei colori, senza dimenticare il forte interesse di entrambi nei confronti della natura e, non meno importante, la passione che essi nutrivano per i viaggi come fonte di ispirazione per le loro opere. Seguendo la moda del tempo, anche Turner visse il suo "Grand Tour" e negli anni dal 1819 al 1820 trascorse sei mesi in Italia prediligendo Roma, Napoli e Venezia come mete. E' innegabile che il soggiorno italiano abbia plasmato Turner dal punto di vista artistico e questo concetto si evince in modo particolare nella resa della luce e del colore. Abbiamo accennato in precedenza alla particolare maestria di Turner nella tecnica acquerellista ma è bene ritornarvi: l'artista non seguiva un canovaccio prestabilito ma si affidava principalmente all'improvvisazione fino a raggiungere un risultato che lo soddisfacesse. Turner non amava dipingere all'aperto, preferiva piuttosto abbozzare la sua opera per poi lavorare in studio con calma e concentrazione, grazie all'eccellente memoria visiva che lo caratterizzava. I viaggi, senza dubbio, furono una componente essenziale nella vita professionale di Turner. Nella prima metà del XIX secolo l'artista britannico visitò la Francia, il Lussemburgo ma anche il Belgio e la Germania e da ogni luogo trasse profonda ispirazione per i suoi capolavori. In alcuni casi Turner amava tratteggiare i contorni a matita riempiendoli poi con il colore. Presumibilmente, il pittore eseguiva una bozza durante il giorno mentre la sera, di ritorno nel suo alloggio, si dedicava ai dettagli. Un incarico molto prestigioso lo ottenne nel 1818 quando gli fu chiesto di realizzare le illustrazioni per le opere di Sir Walter Scott. Venezia esercitò una grande suggestione su Turner il quale, attraverso i suoi acquerelli, arrivò a raffigurare la città in diversi momenti del giorno: queste opere nello specifico saranno fondamentali per le generazioni seguenti: le pennellate sono sempre più fluide e l'architettura veneziana sembra fondersi negli elementi della natura. Sono questi gli ultimi anni di vita per l'artista: ormai minato nel fisico dovette porre un freno al suo peregrinare concludendo il suo vagabondaggio artistico in Francia. L'esposizione attualmente presente presso il Chiostro del Bramante è suddivisa in sei sezioni che offrono una panoramica completa sull'excursus artistico di Turner. Le opere, circa 90, constano di acquerelli, disegni, studi ed offrono al visitatore una visione d'insieme alquanto completa: l'evanescenza e la fusione cromatica dei dipinti di Turner danno l'impressione che il suo autore fosse uno spirito libero, scevro da qualsiasi schiavitù personale e professionale. Forse risiede proprio in questo aspetto il talento di Turner, l'aver compreso prima di molti altri che l'arte, per essere tale, deve rifuggire da qualsiasi vincolo o schema predefinito.
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