
Gubbio. Per tutta l'estate e fino al periodo invernale la città di Gubbio darà a tutti l'opportunità di fare un salto nel passato. Il 4 Novembre sarà la data di chiusura di un evento che ha saputo riportare in luce le bellezze di uno dei periodi più floridi per l'arte e la cultura europea. "Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d'arte nella terra di Oderisi" è la mostra dedicata ai capolavori d'arte compresi tra la fine del 1200 e la seconda metà del 1300. È questa l'occasione concessa all'Italia per riportare in luce miniature, sculture, pitture su tavola e documenti risalenti al periodo più produttivo in cui l'abile maestria di Giotto regnava in tutto il mondo. Ed in particolare fu la cosiddetta "Città di Pietra" a subire i maggiori influssi da parte di quanti collaborarono con il grande maestro, dedicando alla medioevale cittadina dell'Umbria il più grande archivio metodico a cielo aperto. L'ideale viaggio alla riscoperta degli antichi tesori prende vita all'interno di tre sedi, altrettanto prestigiose e degne di lode: Palazzo dei Consoli, Museo Diocesano e Palazzo Ducale. Per la realizzazione di questo evento, tanto atteso dagli amanti dell'arte del Trecento italiano, sono stati allestiti grandi spazi che sono degnamente divenuti palcoscenico di capolavori provenienti dall'intera Europa. Sono circa 80 le opere esposte al pubblico, una mostra che concede ampio respiro a tutte quelle che prima d'ora non avevano mai visto la luce. Per tal motivo è stato necessario un minuzioso lavoro di restauro, che ha consentito di riportare in suolo eugubino il maestoso patrimonio di cui si erano perse le tracce. È questa un'interessante occasione di ricongiungimento all'arte, in particolar modo trattandosi di opere che rivedono la loro patria dopo un lungo periodo di assenza. È un ritorno all'estetica del primo Rinascimento, che consente di rivivere un passato che non sembra più così lontano grazie al contributo offerto dagli organizzatori dell'evento, la Civita Mostre in collaborazione con il Comune di Gubbio e l'intero Polo museale dell'Umbria che si occupa dell'organizzazione della mostra, Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria, della Chiesa eugubina e della Regione Umbria. Tuttavia, il contributo più grande è quello offerto dagli stessi cittadini, che fin da subito hanno mostrato il proprio appoggio e interesse verso un evento di siffatta portata culturale. Ancora una volta ad emergere è la voglia di riportare in luce tesori ormai dimenticati, bellezze da riscoprire e da valorizzare anche grazie al progetto Art Bonus, che ha molto aiutato in questo viaggio all'insegna dell'arte. L'esposizione vanta veri e propri capolavori, provenienti sia dal mondo religioso che da quello laico, con preziosi e raffinati esemplari di crocifissi, statue lignee, oreficerie e dipinti su tavole. Notevole è il numero di manoscritti, che riportano la firma di illustri artisti, tra cui si distingue Guido di Oderisi, il Maestro Espressionista di Santa Chiara. Il celebre artista ha la fortuna di essere legato ad un personaggio di spicco, che ancor prima di lui ha portato alto il suo nome, il padre, Guido di Pietro da Gubbio, che negli ultimi 30 anni del Duecento raggiunse la sua fama in qualità di continuatore dell'arte classica greca. Di padre in figlio è stato tramandato l'estro della genialità artistica, portata degnamente avanti da Guido di Oderisi, meglio identificato con Palmerino di Guido, grande compagno di Giotto, quando intorno al 1300 operava ad Assisi. Apprese e fece tesoro degli insegnamenti del grande maestro, con cui ebbe la fortuna di collaborare, dipingendo le pareti di due cappelle di San Francesco. La sua creatività fu poi tramandata al figlio, Guiduccio Palmerucci, nome di cui resta solo una convenzione. Sono tante le notizie che non garantiscono una reale certezza in merito ad illustri personaggi che si sono susseguiti, lasciando a noi un'eredità dal valore inestimabile. Tra questi spicca una figura contraddistinta dalla forte incertezza, il Maestro di Figline, a cui è stata attribuita la realizzazione del maestoso crocifisso posto nella chiesa di Santa Croce a Firenze. È a Gubbio, nella Chiesa di San Francesco, che l'anonimo pittore ha lasciato traccia di sé con un monumentale polittico, concesso per la prima volta in prestito proprio in occasione della mostra. Le opere esposte al pubblico sono tutte accomunate dal medesimo stile con madonne e crocifissi da cui ancora risuona l'eco di un'antica Gubbio. Giunta Pisano, Giotto e Pietro Lorenzetti sono gli eccelsi maestri che abilmente contribuirono a garantire una valida preparazione artistica di grandi artisti, di cui la chiesa dedicata a San Francesco d'Assisi vanta ancora i nomi. Gli anni della pittura ecclesiastica, dedicata ad un pubblico elitario di papi e cardinali, furono fondamentali per assicurare una solida formazione, riconosciuta e ampiamente apprezzata da tutti. Tuttavia gli abili artisti, divenuti tali grazie agli insegnamenti della scuola di Giotto, sentirono il bisogno di avvicinarsi ad un pubblico meno ristretto, più popolare, in modo da essere compresi anche da quanti non erano esperti del settore. Fu così che la piccola città eugubina si tinse dei colori intensi di illustri pennelli, oggi riportati in luce in una mostra dal forte impatto artistico e storico. Tanti gli elogi e le onorificenze ottenute fin da subito per questo evento, impreziosite anche dalla medaglia di riconoscimento, concessa dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ne ha subito sottolineato l'alto profilo scientifico, oltre che artistico e culturale. Un appoggio importante è stato offerto dal Festival del Medioevo, che si terrà a Gubbio dal prossimo 26 settembre per una durata di cinque giorni ricchi di eventi e manifestazioni artistiche. Dieci secoli di storia si intrecceranno all'esposizione di straordinari capolavori con oltre 80 protagonisti provenienti dal mondo della storia, della filosofia, del giornalismo, della scienza e ovviamente dell'arte. È questa un'occasione unica per ricongiungersi agli antichi fasti di una città-gioiello per l'Italia intera.