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Cultura

Mostre, le vedute di Canaletto protagoniste del Museo di Roma

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Category: Arte
By Francesca Salvato
Francesca Salvato
21.May
Hits: 1177
Roma. Desiderate immergervi nelle atmosfere del Grand Tour? Vi piacerebbe scoprire quali dettagli caratterizzavano Roma e Venezia del Settecento? Allora non potete assolutamente perdere la mostra "Canaletto 1697 - 1768", inaugurata a Palazzo Braschi lo scorso 11 aprile e visitabile fino al prossimo 19 agosto. L'esposizione è stata realizzata grazie alla sinergia tra l'Associazione Culturale MetaMorfosi e Zètema Progetto Cultura, è stata curata da Bozena Anna Kowalczyk ed è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Palazzo Braschi, meglio noto come Museo di Roma, sorge nella rinascimentale Piazza Navona. La sua costruzione risale alla fine del XVIII secolo per volere del duca Luigi Braschi Onesti. Dopo essere stato sede del Ministero dell'Interno e di alcune istituzioni fasciste, nel secondo dopoguerra ospitò numerose famiglie di senzatetto. Successivamente ad un lungo restauro, che tuttora è in corso, Palazzo Braschi è diventato finalmente Museo di Roma a partire dal 2002. Canaletto, pseudonimo di Giovanni Antonio Canal, focalizzò la propria attenzione soprattutto sulle vedute e la personale di Palazzo Braschi ne offre un'ampia panoramica grazie a ben 42 dipinti, senza però dimenticare i nove disegni e i numerosissimi documenti d'archivio che ci consentono di conoscere meglio la quotidianità del nostro. Canaletto è noto ai più soprattutto per le sue vedute ma pochi sanno che lavorò a lungo come scenografo teatrale prima di dedicarsi completamente alla realizzazione di magnifici paesaggi, soprattutto veneziani e romani, senza dimenticare i suoi "capricci", ovvero composizioni immaginarie caratterizzate soprattutto da elementi archeologici, figure fantastiche e architetture realmente esistenti. Canaletto iniziò a cimentarsi con le vedute a 22 anni, proprio durante un soggiorno nella Capitale, ed anche se quello fu il suo unico viaggio nella Città Eterna, le suggestioni di Roma e la sua storia millenaria gli si tatuarono addosso influenzando profondamente la sua produzione pittorica successiva. E, nel 250esimo anniversario della sua morte, Roma sceglie di celebrare questo artista che ha contribuito notevolmente al mito della sua immortalità. L'esperienza come scenografo teatrale insegnò a Canaletto le pennellate veloci e l'illuminazione drammatica, due tratti che emergono prepotentemente nel dipinto in cui sono raffigurati "Santa Maria in Aracoeli e il Campidoglio". Altro amore dell'artista furono i già menzionati capricci di carattere archeologico, amore testimoniato da una raccolta di disegni realizzati dal pittore dopo la sua permanenza romana e da cui si evince chiaramente la sua maturità stilistica nonostante la giovanissima età. Ma Canaletto si cimentò anche nella raffigurazione della sua Venezia: le opere dedicate alla propria città sono caratterizzate da una luce sapiente che sottolinea alla perfezione la bellezza un po' decadente e malinconica del capoluogo veneto. Le scoperte in ambito scientifico, soprattutto quelle attribuibili a Newton, influenzarono l'arte pittorica di Canaletto come si nota dalle immagini sempre più limpide: il dipinto dedicato al "San Giorgio Maggiore visto dal Bacino di San Marco" ne è un chiaro esempio. Atmosfere sontuose, invece, ne "Il ritorno del Bucintoro al Molo il giorno dell'Ascensione", commissionato a Canaletto nel periodo più fortunato della sua carriera dall'ambasciatore di Francia per il Palazzo Ducale. Negli anni del Grand Tour ogni aristocratico britannico che si rispettasse doveva entrare in possesso di una tela del pittore veneziano e Canaletto modellò la propria arte in base al gusto topografico inglese che prediligeva l'attenta raffigurazione delle architetture, come testimonia "Il Molo verso ovest con la colonna di San Teodoro a destra". Le creazioni degli ultimi anni vedono protagonista sempre Venezia che però si arricchisce di ulteriori dettagli: Piazza San Marco è animata da nuovi fervori grazie anche ai prestigiosi caffè che sorsero nel cuore della città. Anche i disegni trasudano vivacità e Canaletto coglie l'occasione per sperimentare nuove composizioni dando vita a magnifici risultati grazie anche all'utilizzo della camera oscura. Una vita all'apparenza perfetta quella di Canaletto ma, come sovente accade per i grandi artisti, gli ultimi anni della sua vita furono contraddistinti dalle ristrettezze economiche, triste dettaglio che emerge da alcuni documenti redatti dopo la morte del pittore da cui si evincono gli esigui averi in suo possesso. Una parabola discendente la sua, sebbene l'eco della sua arte riecheggi a distanza di secoli attraverso la luminosità e l'eleganza proprie delle sue opere.
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