
"L'unità del tempo di lavoro nell'Occidente medievale è la giornata: agli inizi, giornata del lavoro rurale, che si ritrova nella terminologia metrologica - la "giornata" di terra - e, a sua immagine, giornata del lavoro urbano, definita mediante il riferimento mutevole al tempo naturale, dal sorgere al tramonto del sole, e sottolineata approssimativamente dal tempo religioso, quello delle horae canonicae, derivato dall'antichità romana (...). A partire dalla fine del secolo XIII, questo tempo del lavoro è messo in discussione, entra in crisi. Offensiva del lavoro notturno, asprezza soprattutto nella definizione, nella misura, nella pratica della giornata di lavoro, conflitti sociali, infine, intorno alla durata del lavoro: così si manifesta in questo campo la crisi generale del secolo XIV, un progresso d'insieme attraverso gravi difficoltà di adattamento. Come il resto, il tempo di lavoro si trasforma, si precisa, si fa più efficace, non senza fatica. Curiosamente, prima si vedono gli operai stessi chiedere l'allungamento della giornata di lavoro. E' di fatto il mezzo per aumentare i salari, è - diremmo oggi - la rivendicazione di ore straordinarie. Ben lo mostra un'ordinanza di Arras del gennaio 1315, in cui una commissione mista di delegati dei maestri drappieri e dei garzoni dei follatori accoglie favorevolmente la richiesta di questi ultimi, che desideravano "des journées plus longues et des salaires plus élevés". (...) D'altronde questo tempo nuovo diviene ben preso la posta di aspri conflitti sociali. Tumulti ed agitazioni operaie mirano ormai a far tacere la Werglocke (...). Ora il progresso decisivo verso le "ore certe" è evidentemente l'invenzione e la diffusione dell'orologio meccanico, del sistema a scappamento, che promuove infine l'ora in senso matematico, come la 24esima parte della giornata. Il principio dell'invenzione è acquisito alla fine del secolo XIII, il secondo quarto del secolo successivo ne vede l'applicazione in quegli orologi urbani, la cui area geografica è appunto quella delle grandi zone urbane: Italia del Nord, Catalogna, Francia, settentrionale, Inghilterra meridionale, Fiandre, Germania".
Jacques Le Goff, da "Tempo della Chiesa e tempo del mercante", Einaudi, Torino 1977