
Poteva sembrare scontato alla vigilia, ma il terzo trionfo elettorale di Evo Morales alla guida della Bolivia rende merito al lungo lavoro iniziato sin dal primo mandato per la rinascita sociale ed economica del paese latinoamericano. Lo spoglio delle schede, tuttora ancora in corso, attesta il presidente uscente sul 60% delle preferenze, con un margine di vantaggio nettissimo rispetto al principale oppositore, il signore del cemento Samuel Doria Medina. La Bolivia di Evo Morales somiglia oggi moltissimo a quell'America Latina integrazionista cui il presidente indio aymara aveva più volte fatto riferimento nei suoi discorsi: "innovatrice, progressista, multietnica e multiculturale", che rivendica il territorio, la sovranità e la non ingerenza e dice no "alle privatizzazioni ed alla svendita delle risorse". La pianificazione strategica del primo doppio mandato, contro le ingerenze americane e del Fmi, è proseguita attraverso le chiavi di volta della nazionalizzazione di gas ed idrocarburi e la riforma agraria, tuttora in atto, che sta finalmente cercando di porre fine alla religione del latifondo, allo scopo di ridare dignità e rispetto ai popoli indigeni nella conduzione dei terreni, in nome della salvaguardia dei diritti individuali e collettivi. Nel 2009, inoltre, Morales ha promosso il referendum popolare per l'approvazione di una Costituzione finalmente partecipativa, aperta a tutte le minoranze e non soltanto alla popolazione creola, e che ricevette il sostegno di figure quali Sepulveda, Galeano, Scola ed Esquivel. In base agli exit poll definitivi, il presidente uscente ha trionfato in otto delle nove circoscrizioni boliviane, compresa l'ex roccaforte delle destre di Santa Cruz. Subito dopo i primi spogli, Morales è uscito sul balcone del Palazzo Presidenziale di La Paz per ringraziare i cittadini: "Continueremo a crescere, continueremo il processo di liberazione economica", ha detto. La vittoria ha un sapore speciale, perché rappresenta il trionfo di "anticolonialisti ed antimperialisti". E merita due dediche speciale, come quelle a Fidel Castro ed all'ex presidente venezuelano Hugo Chavez.