Atene. La comunità greca si avvia verso il referendum popolare del prossimo 5 Luglio relativo all'accordo con l'Unione Europea ed agli ukase imposti dalla Troika allo stato ellenico. Migliaia di persone sono già scese in piazza Syntagma ad Atene sin da ieri a sostegno del "No" al referendum promosso dal governo di Alexis Tsipras.
"Deve essere accettata la proposta sottoposta da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale all'Eurogruppo del 25 giugno 2015, composta da due parti che insieme costituiscono la loro proposta complessiva? Il primo documento è intitolato 'Riforme per il completamento dell'attuale programma ed oltre' ed il secondo 'Analisi preliminare per la sostenibilità del debito'".
Questa la bozza di testo del referendum lanciata dal sito Greekanalist. Sulla scheda prima compare il "No", quindi il "Sì". Il piano avanzato dall'Eurogruppo prevede misure fiscali molto stringenti, dal taglio totale dei contributi agli agricoltori a quello dei sussidi, passando per una revisione integrale del sistema previdenziale e pensionistico, che la Troika ritiene "non sostenibile", e per un disegno di riforma della pubblica amministrazione, allo scopo di legare i salari ad un "merito" non meglio specificato. Nel programma, inoltre, anche la ridefinizione del surplus di bilancio e il taglio della spesa pubblica, a cominciare da quella militare. Nell'agenda europea anche una modifica del comparto lavorativo, soprattutto in merito ai profili di contratti e licenziamenti collettivi. Proprio quest'ultimo aspetto e la sforbicata alle pensioni restano due dei nodi più critici dell'intesa, tra i principali ad aver portato alla rottura sancita con il lancio della votazione popolare. Nel primo pomeriggio una nuova proposta avanzata dal Presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker è stata fatta pervenire ad Alexis Tsipras e fonti vicine a Bruxelles hanno fatto trapelare un velato ottimismo nella vicenda, non ancora confermato dalle parti di Atene. Anche l'Onu ha preso posizione sulla questione, affermando che "qualsiasi accordo tra Atene ed i creditori richiederà un compromesso da entrambe le parti".