
Si fa sempre più incandescente la situazione politica nello Yemen, lo stato asiatico a sud della penisola arabica che si affaccia sul corno d'Africa. Negli ultimi giorni l'offensiva portata avanti dagli Houthi, i ribelli sciiti che da inizio anno hanno spodestato le autorità yemenite facendo precipitare il paese in una sanguinosa faida interna, ha prodotto il suo massimo sforzo. In tutto questo le autorità saudite non stanno a guardare ma sembrano piuttosto solerti nel voler rispondere colpo su colpo e magari rovesciare il nemico. Il rischio, dunque, che nella regione si ripetano episodi di repressione del dissenso già verificatisi negli emirati gemelli è piuttosto alto. Nel 2011, infatti, la sollevazione degli sciiti del Bahrein contro il regime locale fu soffocata senza pietà dalle forze militari d'Arabia. In quello stesso anno lo Yemen faceva registrare la sua prima svolta a livello di politica interna: Saleh, il padre padrone del piccolo stato asiatico, al timone da 33 anni, fu costretto a lasciare i poteri in seguito ad una rivolta popolare. Le redini furono affidate al suo vice Hadi, spalleggiato da Usa e petrolmonarchie del Golfo. La politica di Hadi, tuttavia, è proceduta nell'intangibile solco della continuità rispetto al precedente regime, tanto da risvegliare i focolai di protesta in specie al Nord, dove attecchisce in maniera piuttosto forte la comunità sciita degli Houthi. Il quadro generale degli eventi è stato tuttavia ulteriormente complicato dal prepotente inserimento, all'interno di una contrapposizione solo apparentemente dualistica, del jihadismo di Al Qaeda prima ed Isis poi, le forze, forse, meno accreditate della vittoria finale ma comunque in grado di rappresentare un pericolo costante per le sorti piuttosto traballanti del paese. Ryad tuttavia non sta a guardare e, già da qualche giorno, ha ammassato ai confini le sue truppe militari e, proprio in mattinata, con l'ausilio di una coalizione che raggruppa forze di altri paesi, ha lanciato una prima offensiva nei confronti dei ribelli, L'operazione, appoggiata dagli Stati Uniti, ha portato secondo Al Jazeera alla conquista dell'aeroporto della città portuale di Aden ed alla morte di circa 20 persone. L'irrequietezza ed il sostanziale vassallaggio sembrano pertanto essere i tratti distintivi più marcati dello stato asiatico. La vecchia "Arabia Felix" dei Romani è andata incontro, nel corso dei secoli, alla dominazione del Califfato e di diverse dinastie fino alla conquista da parte dell'Impero Ottomano che, nell'ambito della sua tradizionale politica tributaria e di parziale federalismo, concesse ai paesi d'Oriente un sostanziale grado di autonomia. Le travagliate vicende del '900, la doppia secessione dello Yemen del Sud e gli irrisolti conflitti interni non hanno fatto altro che reiterare l'instabilità di un paese ormai spremuto dal punto di vista delle risorse naturali ed energetiche. L'attacco della coalizione guidata dall'Arabia Saudita, e sostenuto implicitamente da Usa e Consiglio di Sicurezza Onu, è stato condannato, dice Afp, dall'Iran, perché lesivo delle responsabilità internazionali e della sovranità nazionale dello Yemen. (Foto: ArabPress)