
"La Bce non è una banca centrale indipendente. E' una banca centrale che si è schierata con una delle due parti in causa, i creditori. E per piegare i greci non ha esitato a usare la politica monetaria, che invece dovrebbe essere al di sopra degli interessi politici particolari". Così l'economista italiano Pier Giorgio Gawronski, intervistato da "Il Fatto Quotidiano", nella sua analisi sulla situazione attuale della Grecia. Secondo l'economista, il precipitare degli eventi negli ultimi giorni è stato causato dalla sospensione, da parte della Bce, di fornire altra liquidità d'emergenza (la cosiddetta Ela) agli istiuti bancari greci. Le banche centrali di tutto il mondo hanno, di fatto, l'obbligo di fare da prestatori di ultima istanza, cioè di garantire la liquidità del sistema bancario: quando aumentano i prelievi, le banche centrali aumentano il livello di liquidità agli istituti. Tuttavia, la Bce ha deciso di fermarsi nei confronti della Grecia, cedendo alle pressioni dei governi creditori. "Senza avere liquidità - ha spiegato Gawronski -, ad Atene non resta che stampare un'altra moneta (la dracma, ndr), ricapitalizzare le banche con quest'ultima e dare la possibilità di prelevare nella nuova moneta. L'introduzione della nuova moneta, secondo lo statuto della Bce, porterebbe automaticamente la Grecia ad uscire dall'euro". In queste condizioni, l'unica e concreta soluzione migliore per i greci sarebbe l'uscita dall'euro. "Non sarà una passeggiata - avverte l'economista italiano - ma seguire ancora una volta i voleri della Troika equivale a condannarsi a ripagare il debito in eterno: perché a ogni giro di austerità la somma aumenta, rispetto al Pil, e serve sempre nuova austerità".