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Internazionale

Internazionale, l'Isis e la guerra in Iraq: viaggio nel Califfato

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Category: Internazionale
By Valentina Manna
Valentina Manna
18.Sep
Hits: 697
Lo Stato Islamico dell'Iraq e della Grande Siria (Isis) o del Levante (Isil), nato ed autoproclamatosi indipendente il 3 Gennaio 2014, vive con la missione di ridefinire completamente le mappe geografiche orientali. Risale infatti al 29 Giugno scorso la decisione di far scomparire dai documenti ufficiali il nome con cui il regno era stato battezzato: adesso l'Isis è divenuto "Califfato islamico". Dominato dal leader Abu Bakr al-Baghdadi - califfo dei musulmani - il califfato (Al-Dawla al-Islāmiyya fÄ« al-Ê¿Irāq wa al-Shām il suo nome completo) si estende in un territorio di ben 35 mila km quadrati e attraversa sia lo Stato siriano che quello iracheno, per la precisione da Aleppo (Siria del Nord) alla regione di Diyala (Est Iraq). All'interno del territorio abitano circa sei milioni di persone. Un gran numero di queste - secondo "The Post Internazionale" 80mila circa - sono i combattenti arruolati in maniera forzata o spontanea al servizio della causa musulmana e mandati al fronte per l'espansione territoriale nel nome di Maometto. Un numero piuttosto considerevole se, soltanto nel 2011, la causa contava poco più di mille soldati. Una strategia intrisa di misticismo ed integralismo religioso, ma che rivela un giro di affari straordinario quella dell'Isis: con un patrimonio stimato di 2 miliardi di dollari, derivato dal controllo dei pozzi petroliferi nel territorio occupato, da rapine di banche, riciclaggio di denaro, rapimenti e cospicui finanziamenti provenienti dalle ricche famiglie sunnite degli altri Stati del Golfo, da sempre alleate geostrategiche degli Stati Uniti. La storia del Califfato affonda le sue radici nel lontano 2004, con la nascita del movimento JamāÊ"at al-Tawḥīd wa-al-Jihād di Abu Musab al-Zarqawi, che giurò fedeltà ad Osama bin Laden e alla sua Al-Qaeda, di cui al-Baghdadi, dopo una serie di cambi di identità e vicissitudini, ha preso le redini. Il movimento si ispira all'idea di istituire uno stato islamico "puro", aderente ai princìpi dello jihadismo e nasce soprattutto come fantoccio creato dalla guerra voluta da Bush Jr e dalla politica americana in Medioriente. L'Isis dirige in sostanza la sua ideologia nel solco tracciato dalla setta dei Fratelli Musulmani già dal 1928: nessun confronto con l'Occidente, giustificazione e promozione della violenza a fini religiosi e punizione degli apostati. La missione è quella di purificare nuovamente il popolo islamico, "contagiato" da alcune riletture coraniche meno ortodosse, attraverso l'imposizione dell'interpretazione salafita del Corano. Il salafismo - letteralmente i "pii antenati" - è una scuola di pensiero sunnita che identifica come modelli da imitare soltanto le tre generazioni di musulmani che hanno seguito quella del Profeta Maometto. Capitale del Califfato è la città siriana di Raqqa, a cui si sono aggiunte ben sedici province durante la marcia espansionistica dell'Isis. Ma a quanto pare, i confini sono ancora molto labili, tanto che l'Onu, oltre a non aver riconosciuto il Califfato, ha dato l'allarme invitando le autorità irachene a formare un governo il più presto possibile, onde contenere l'avanzata dei guerriglieri. Un'avanzata che sfrutta molto anche l'onda dei social network: attraverso un accurata rete di account twitter, facebook, youtube e blog, i teorici del movimento riescono ad inviare quotidianamente anche 40mila messaggi in inglese e non solo, allo scopo di reclutare giovani che, attratti dal richiamo jihadista, lasciano l'Europa (Londra, Bruxelles, Parigi e Berlino nella maggioranza dei casi) per unirsi alla lotta. Ad affrontare lo Stato Islamico, prima che giungesse la grancassa dei media internazionali e le ennesime richieste di bombardamento umanitario, sono state le forze del PKK, il Partito dei Lavoratori Curdi di orientamento femminista e socialista libertario, che da molti anni tenta di frenare l'avanzata del nemico ed è tuttora nella lista delle organizzazioni terroristiche stilata dal Dipartimento di Stato americano. Proprio in Siria, infatti, la guerriglia curda ha liberato dalle grinfie nemiche l'area del Kurdistan occidentale, ora "zona libera del Rojava". L'Isis, oltre ad attirare l'attenzione con esecuzioni capitali - quelle di James Foley, Steven Sotloff e, da ultimo, l'operatore umanitario britannico David Haines - punta a divenire un vero e proprio "brand del terrore": magliette, gadget, passaporti falsi e addirittura la bandiera del sedicente Stato islamico, acquistabile su E-bay per la modica cifra di venti dollari. Sulla sua stoffa impressa la scritta: "Non c'è dio ma Dio, Maometto è il messaggero di Dio". Proprio negli ultimi giorni l'esercito Usa ha attaccato le posizioni dello Stato Islamico vicino a Baghdad, allo scopo dichiarato di aiutare le truppe a terra nella loro offensiva. I precedenti dell'interventismo d'oltreoceano in Medio Oriente, come detto, sono tutt'altro che incoraggianti: e lo stesso Isis è lì a dimostrarlo. Intanto sale la conta delle vittime: nei primi otto mesi del 2014, più di settemila sono i cittadini iracheni che hanno perso la vita.
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