Harare. Lunedì 26 agosto la città di Harare si è svegliata festeggiando l'inizio di un nuovo corso con il giuramento del neopresidente Emmerson Mangagwa del partito Zanu-Pf, acronimo di Zimbabwe African National Union, che lo scorso 30 luglio era riuscito ad averla vinta sullo sfidante Nelson Chamisa. All'interno dello stadio nazionale si è celebrata la cerimonia di insediamento durante la quale Mangagwa ha dichiarato alla folla esultante che "un domani luminoso" si prospetta per il Paese. Mangagwa vanta un ricco curriculum nelle istituzioni, infatti è stato a capo di più ministeri nel corso degli anni, tra cui quello della Giustizia e della Difesa, nonché vicepresidente della Repubblica nel triennio 2014-2017 fino a quando, lo scorso 6 novembre, il presidente Robert Gabriel Mugabe lo accusò di cospirare contro di lui tanto da costringerlo alla fuga, nominando sua moglie Grace Mugabe nuovo vicepresidente. Ma la reazione di Mangagwa non si fece attendere. Vantando un passato patriottico nella guerra a fianco di Constantino Chiwenga (ora capo dell'esercito) durante la guerra civile contro il dominio bianco, lo scorso 14 novembre, grazie al suo sostegno, i militari si mobilitarono per impedire a Grace Mugabe di essere nominata futuro presidente. Dopo aver preso posizione nei punti chiave della capitale i militari presero in consegna i due coniugi presidenziali relegandoli nella propria residenza senza spargimento sangue. Nella tv di Stato Zbc un portavoce dell'esercito, il generale Sibusiso Moyo, annunciò che quello in corso non era un golpe bensì un momento di transizione per permettere di preservare la costituzione e la libertà (da tempo negata) al Paese e di dare il prima possibile il via a nuove elezioni democratiche. Ciò permise a Mangagwa di rientrare in patria mentre ai due coniugi venne concessa la possibilità di rimanere nel Paese con i propri beni e privilegi in cambio di un ritiro spontaneo dal governo. Infatti, dopo aver ottenuto l'indipendenza dal regime coloniale nel 1980, l'allora Rhodesia, poi ribattezzata Zimbabwe, vive sotto la guida del partito marxista leninista Zanu-Pf di Robert Mugabe. Un regime dittatoriale quello instauratosi, come denunciato da Amnesty International, la quale segnala sul proprio sito la violazione dei diritti umani, della libertà di espressione, riunione e associazione. Manifestazioni e scioperi repressi nel sangue dalla polizia, come quella contro la cessione dell'estrazione diamantifera da parte di aziende cinesi, nonché un clima di corruzione, arresti arbitrari e una recessione senza fondo che ha fatto precipitare il Paese nella povertà. Se questo ha caratterizzato il governo di Mugabe sua moglie non sembra essere da meno: la donna, infatti, è attualmente sotto indagine da parte delle autorità giudiziarie perché sospettata di capeggiare una rete di contrabbando di diamanti, oro e avorio grazie alla propria posizione politica, faccenda che preoccupa molto la comunità internazionale essendo lo Zimbabwe sede di numerosi elefanti. Quindi si può confidare che il Paese possa sperare in un futuro prospero e democratico? Emmerson Mangagwa è membro dello stesso partito di Mugabe, lo Zanu-Pf, che è al governo dagli anni '80. La sua vittoria del 50,8% ha scatenato una dura reazione da parte dell'opposizione di Nelson Chamisa che ha richiesto l'annullamento dell'esito delle elezioni per la presenza di frodi e brogli elettorali; inoltre, durante una protesta, l'esercito ha aperto il fuoco causando tre morti. Ciò che si teme, quindi, è che il terrore abbia soltanto mutato nome.