Roma/Napoli. Giugno e Luglio, due mesi a cavallo tra le tanto attese e sospirate vacanze e le corse forsennate tra un bagno di relax e un esame. E' l'estrema sintesi dell'estate dello studente universitario. Una vita segnata da tanti intrecci con il mondo dello sport, della vita sociale e inevitabilmente del lavoro ancor prima dell'agognata pergamena di laurea. Abbiamo voluto indagare dietro le quinte delle principali sedi universitarie e relative facoltà di Napoli, Roma e finanche Bologna, dando un ampio spaccato di vita tra sogni, aspettative e realtà. Ai e alle giovani intervistate abbiamo rivolto in media le seguenti domande:
1) Come è maturata la scelta di iscriverti a questa facoltà? 2) Hai mai pensato di poter fare un'esperienza integrale o parziale di studio lontano dalla tua città? 3) Se ti proponessero un Erasmus, quale paese preferiti? 4) Quali differenze risaltano più all'occhio relativamente al metodi di approccio allo studio tra la tua facoltà e quella di amici o familiari? 5) Credi sia davvero utile l'impostazione di insegnamento della tua facoltà per le tue necessità pratiche di inserimento nel mondo deldel lavoro? 6) Come concili eventualmente studio e attività sportiva? 7) Quanto lo studio influisce sulla gestione della tua vita sociale/mondana? 7) Facendo un paragone con la tua comitiva, quale facoltà risulta essere più o meno impegnativa per conciliare studio e attività sportiva o sociale? 8) Quale lavoro part time ritieni più funzionale associare ai tuoi studi? Andiamo a vedere come hanno risposto...
QUI NAPOLI: "Mi piace pensare che la scelta che ho intrapreso per quanto riguarda la mia facoltà è stata un po' per gioco - spiega Fabiana La Fortuna, iscritta alla facoltà di Giurisprudenza - All'inizio la mia mente e il mio cuore erano proiettati a tutt'altro ovvero alla facoltà di biologia. La ricerca, il clima scientifico mi esaltavano e mi trasmettevano adrenalina. Però c'è sempre stato quell'amaro di un qualcosa di mancante, qualcosa che ancora doveva scattare. Non a caso l'ultimo giorno di scuola capii che il mio futuro sarebbe stato accompagnato da un'altra scelta, giurisprudenza, della quale non potrei essere più che felice. Capire il mondo che ci circonda affondo e nell'ambito della politica mi affascina. Il linguaggio giuridico mi "rasserena". Credo che affrontare i proprio studi lontano dalla propria città sia un'esperienza unica per arricchire il proprio bagaglio culturale. È un'opportunità che va coltivata, a parer mio, all'università ovvero in una fascia di età che parte dai 19 anni. Penso questo, poiché tale esperienza necessita di una maturità superiore. Se l'ho pensato si. Le differenze culturali, la lingua, cibi, abitudini diversi dal solito. Il mio motto cambiare le proprie abitudini apre la mente. Università = Futuro. Ma è davvero l'università che ti apre le porte al tuo futuro ovvero al mondo del lavoro? Gli sforzi, lo stress, il cosiddetto sangue sprecato, sono tutti i retroscena per raggiungere il proprio obiettivo. Io penso che l'impostazione di insegnamento di una facoltà non faccia il tutto per le necessità pratiche di inserimento nel mondo del lavoro. Il tutto siamo noi e lo facciamo noi. La facoltà è la base per crescere e arrivare alla meta prestabilita. Di certo le opportunità che offre ti mettono a contatto, delle volte, con il mondo del lavoro a crudo e concretamente, ma il tutto dipende da te. Ed è lì che inizia il gioco".
"L'Erasmus? Sicuramente andrei in Spagna, paese dove sono andato più volte: sia per piacere che per cercare lavoro - annuisce Matteo Manfregola, iscritto alla facoltà di scienze biotecnlogiche della Federico II - Disponibili, gentili, molto simili alla mia città. Penso che ogni facoltà sia singolare a suo modo con i relativi pregi e difetti. Sicuramente quello che vedo è che biotecnologie industriali rispetto ad altri corsi di studio (anche inerenti allo stesso ambito lavorativo) sia molto più incentrata sulla pratica: in laboratorio passiamo molto tempo. Concentro lo sport principalmente la sera, dalle 7 in poi per dedicare il resto della giornata allo studio. Nulla mi vieta però una nuotatina il sabato mattina. Lavoro part time 2 volte alla settimana. E sicuramente è preferibile un lavoro che ti da la possibilità di lavorare pochi giorni per più tempo piuttosto che più giorni e meno tempo. In questo modo gestisci meglio le tue giornate di studio".
"La scelta di iscrivermi alla facoltà di Giurisprudenza è frutto di una presa di coscienza maturata nel corso degli studi liceali - afferma Barbara Salerno - Nonostante ogni scelta lasci un ampio margine di rischio e sia lecito avere delle perplessità, è stato per me importante porre l'accento su quelle che erano e sono le mie inclinazioni personali. Mi sono chiesta quale fosse l'ambito che avrebbe potuto esaltare le mie potenzialità e quale fosse la facoltà che più poteva offrirmi sulla base dei miei interessi e aspirazioni. E' stata una decisione ponderata e sono contenta delle conoscenze che, ad oggi, mi vengono impartite. Non sono napoletana, mi sono allontanata dalla mia città natale per cui credo di poter pacificamente affermare di essere nel pieno di un'esperienza di studio lontana dai miei affetti e abitudini. Confrontarsi con una realtà dissimile da quella a cui si è abituati è tanto complesso quanto costruttivo. Nonostante le difficoltà iniziali, lo studio in una nuova città mi ha permesso di guardare la realtà con occhi diversi, mi ha consentito di conoscere persone con modi di fare e percepire le cose per me nuovi, mi ha aiutato a prendere atto dei miei punti di forza e dei miei limiti. Nel caso avrò la possibilità di farlo, condurrò ancora esperienze integrali o parziali di studio in nuove città; tutto ciò che è nuovo e diverso spaventa, ma arricchisce. Credo lo studio di materie differenti implichi, di conseguenza, approcci differenti. Non credo di avere i mezzi necessari per una comparazione, non conosco appieno l'approccio alle diverse facoltà e darei una risposta poco attendibile se mi basassi solo su ciò che a me appare. A parte ciò, ogni esperienza è soggettiva e non ho a mia disposizione un campione di persone abbastanza ampio a cui fare riferimento, ergo sarei riduttiva. Beh, io penso la mia facoltà mi dia dei mezzi, penso io debba essere abbastanza brava da renderli miei, ma sarei sciocca se pensassi che la teoria è sufficiente nel mondo del lavoro. Se potessi muovere una critica, potrei sintetizzarla dicendo che sarebbe utile dare a noi studenti l'opportunità di toccare con mano gli "strumenti" di quello che potenzialmente potrebbe divenire il nostro lavoro. A mio avviso, uno studio meramente teorico può comportare poca padronanza degli strumenti nella loro applicazione pratica. Lo studio influisce inevitabilmente sulla vita sociale/mondana, ma le due cose non si escludono necessariamente. Col tempo si impara ad organizzare lo studio al meglio, puntando sulla qualità di questo, piuttosto che sulla quantità. Credo sia una questione di equilibri, ma è indubbio ci siano dei sacrifici che uno studente deve fare, è il piccolo prezzo da pagare, non ci resta che sperare il gioco valga la candela".
"Alla prima domande potrei rispondere impiegandoci ore - esordisce Alessandra Foresto - Finito il liceo ero davvero confusa sul "dopo", su ciò che avrei voluto fare, non avendoci mai pensato mai seriamente. Sapevo ciò che non avrei voluto fare con sicurezza ma scegliere ciò che mi piaceva mi rendeva le cose un po' difficili. Fin quando non ho deciso di scegliere una facoltà (quella di culture digitali e della comunicazione) dagli esami. Mi interessavano gli esami e penso un po' che questo campo sia un po' il futuro poiché in un era come la nostra, internet e i media sono alla base di tutto. Studiare fuori? Pensato si, ma non so se l'avrei mai fatto una scelta del genere. Amo viaggiare, ma amo la mia terra più di tutto. Se proprio dovessi scegliere, la Spagna o l'Inghilterra! Penso che ogni facoltà abbia le sue difficoltà, probabilmente da come ho potuto constatare amici che frequentano facoltà scientifiche spesso hanno bisogno di ripetizioni private. I metodi di studio utili a lungo termine? Sicuramente o almeno, lo spero! Riesco a conciliare entrambe le cose poiché l'attività sportiva (2 volte a settimana) la pratico nella tarda serata. La facoltà più impegnativa? Medicina! Ma ho amici a Medicina che comunque riescono a prendersi il caffè al bar il pomeriggio e studiare - sorride - L'università influisce, per quanto mi riguarda, il giusto nella vita sociale. Non ho mai lavorato quindi non saprei dirti ma se dovessi avere un lavoro part time penso un lavoro nel fine settimana, altrimenti almeno personalmente non riuscirei a gestire il resto".
Frequenta Giurisprudenza, invece, Genni D'Alessandro: "Sin da piccola sapevo cosa avrei voluto fare da grande, la scelta è avvenuta da sola. Assolutamente no! Non mi entusiasma l'idea di allontanarmi. Non andrei in Erasmus, ma se dovessi scegliere preferirei le nazioni unite, hanno un modo di attuare la legge totalmente diverso dal nostro, forse molto più interessante! Impostazione di studio utile? Ma assolutamente no, credo di finire gli studio e di non saper scrivere un atto giuridico, milioni di pagine di storia da studiare, ma nulla che mi insegni cose pratiche ed utili! Programmo le giornate in modo tale da poter dedicare almeno 4 ore a settimana per lo sport! L'impegno universitario influisce tantissimo, ma sinceramente non ho mai rinunciato ad un caffè con gli amici per lo studio, sono due cose essenziali! Tutte le facoltà sono impegnative, forse scienze della formazione e i suoi rami quelle più intricate! Cosa vedo nel futuro? Quello noi comunemente chiamiamo tirocinio. Credo sia il lavoro che dovremmo fare tutti sin dal primo anno di università, solo facendo tanga pratica potremmo essere veramente preparati".
In chiusura un fresco laureato. Si tratta di Matteo Boccanera che ha intrapreso un percorso di studi con imprinting diverso rispetto ai suoi giovani colleghi: "Ho scelto Ingegneria Aerospaziale per la smisurata passione che sin dalle elementari provavo per la matematica e dunque mi sono proiettato prima di tutto ad una facoltà a chiaro indirizzo scientifico. Da bambino ero appassionato di veicoli ed in particolare attratto da quei programmi che narravo di incidenti aerei con annesse indagini sulle cause, cosa che mi sono portato nel tempo con l'obiettivo di entrare prima o poi in quest'orbita settoriale. A differenza di altre facoltà dove si studia più sulle definizioni, a noi è fondamentale accompagnare le definizioni a difficili dimostrazioni anche se, purtroppo, manca la pratica così come il contatto con le aziende. E' un problema direi atavico riguardante tutte o quasi le Università italiane, mancano proprio i mezzi. Ragion per cui, raggiunto l'obiettivo della triennale, viro all'estero per completare il mio percorso di studi ed avere la possibilità, dal punto di vista pratico, di vedere a che punto è servita tutta la teoria imparata. Non voglio sminuire le altre discipline ma ci sono tante differenze, la prima e più banale riguardante l'approccio che come detto è sperimentale oltre che scientifico ed anche la gestione del tempo di studio che lascia davvero poche chance di spacco. In ogni caso, pur avendo praticato sport a livello agonistico, ho dovuto accantonarlo visto anche che a differenza di quanto accade in America non ci sono incentivi sinergici tra studio e attività sportiva. Usa e Cina, ad esempio, sono le mete che preferirei per un approfondimento ed un'esperienza stile Erasmus. Il tempo libero? Impartisco ripetizioni a ragazzi liceali, una buona occasione anche per affinare e ricordare ancora meglio tanti aspetti delle materie che per me sono pane quotidiano". In conclusione: "Mi fa piacere evidenziare, in quanto dislessico, che alla Federico II è presente un ottimo centro per chi soffre questo tipo di disturbi chiamato SINAPSI".