Roma. La Camera ha approvato il taglio dei vitalizi. L'ufficio di presidenza ha dato il via libera al provvedimento del presidente Roberto Fico sulle indennità degli ex parlamentari, stabilendo che siano ricalcolati secondo il metodo contributivo. Poco dopo l'annuncio i parlamentari 5 Stelle si sono radunati in piazza Montecitorio con palloncini gialli e bottiglie di champagne. "Ora il Senato prenda esempio", ha dichiarato Luigi Di Maio. Il provvedimento anticipa infatti l'azione dell'ufficio di presidenza di Palazzo Madama, dove la misura non è ancora stata incardinata. Non scompaiono, dunque, assegni e pensioni dei parlamentari, ma certamente si alleggeriscono. Entrerà in vigore il 1 gennaio 2019 e riguarderà chi non è in Parlamento da tempo, perché già la riforma Monti del 2012 non esistono più vitalizi per chi è stato in Parlamento se non con il metodo contributivo. Sono circa 2600 le persone che subiranno tagli. In media il taglio sarà del 20%, ma i calcoli si fanno caso per caso perché il vitalizio dipende dagli anni passati in Parlamento. Il costo annuo dei vitalizi è attorno ai 200 milioni euro. Alla Camera riguarda 1338 vitalizi su 1405 erogati. Per 67 ex deputati l'assegno sarà invariato. A Montecitorio ci sarebbe un taglio di 18 milioni di euro all'anno, che arriverebbe a quasi 100 milioni a fine legislatura. Le vedove di ex parlamentari non dovrebbero subire effetti dalla riforma. Nessun vitalizio invece per i condannati in via definitiva. Ma gli ex parlamentari hanno già annunciato una class action. Secondo Paolo Cirino Pomicino, ex deputato Dc, quando fu introdotto negli anni Sessanta, "i padri costituenti erano viventi e compresero che la libertà dei legislatori doveva essere garantita anche sul piano economico nel presente e nel futuro, senza arricchimenti ma con la dignità pari alla funzione svolta".