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Roma. Sembra non avere fine il ciclone di polemiche che negli ultimi mesi ha investito Roma e che continua ad alimentare indignazione a livello nazionale ed internazionale. Stavolta, a salire alla ribalta e provocare clamore e stupore da parte di media e istituzioni, è stato il funerale show del boss Vittorio Casamonica, capofamiglia dell'omonimo e potentissimo clan locale coinvolto in attività illegali quali l'usura e il traffico di stupefacenti che dalla capitale si propagano fin nelle zone dei Castelli Romani e del litorale laziale. Una cerimonia pacchiana e al limite dell'esagerazione che il 20 di Agosto è andata in scena nella Basilica di San Giovanni Bosco, con un elicottero a solcare il cielo e dal quale sono stati lanciati petali rossi, una sfarzosa carrozza trainata da sei cavalli muniti di pennacchio nero, la musica de "Il Padrino" suonata da una banda musicale e una gigantografia con il volto del defunto vestito a mo' di papa e investito del titolo terreno di "Re di Roma" con, sullo sfondo, l'epitaffio celebrativo "Hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso". Insomma, uno spettacolo degno delle migliori sceneggiature hollywoodiane che - si badi bene - rappresenta allo stesso tempo folclore e ostentazione di forza: un messaggio diretto alla città. Tutti scandalizzati, eppure in Sicilia si è più volte ripetuto lo stesso rito, in diverse occasioni mai venute a galla.
La parabola ascendente dei Casamonica ha inizio negli anni Settanta, quando il capofamiglia Vittorio, trasferitosi dall'Abruzzo, intrecciò i suoi rapporti con la Banda della Magliana, all'epoca il più influente gruppo criminale di Roma. I Casamonica sono tanto astuti quanto abili a radicarsi silenziosamente sul territorio senza essere considerati "mafiosi", almeno a livello giudiziario, arrivando ad accumulare un patrimonio da 90 milioni di euro. Solo negli ultimi anni diverse inchieste delle forze dell'ordine hanno coinvolto il clan, che è stato colpito con arresti, demolizioni di immobili abusivi e sequestri di beni, quali automobili e ville, portando all'arresto centinaia di persone legate al clan. Dopo lo show romano, il resto è solo un susseguirsi di chiacchiere, polemiche sterili, luoghi comuni ed inutile demagogia. L'Osservatore Romano ha marchiato come "scandalo" le esequie del boss, contestando le accuse di connivenza o acquiescenza della Chiesa. Fin dall'inizio, però, tutto era chiaro. Secondo la relazione del prefetto Franco Gabrielli inviata al ministro dell'Interno Angelino Alfano, "al Tuscolano, il 19 Agosto, tutte le forze di polizia sapevano del funerale di Vittorio Casamonica, ma nessuno avrebbe capito il senso di quel che stava per accadere". Insomma, si sarebbe trattato (per l'ennesima volta) di "mancanza di comunicazione", il solito commento riparatorio all'italiana, tra ipocrisia e mancanza di senso di reponsabilità delle parti in gioco, che assolve tutti e giustifica l'ingiustificabile. D'Altronde, a sentire Gabrielli dire "non ho mai detto che avrei fatto rotolare delle teste: se necessario le teste le farà rotolare il ministro, a partire dalla mia", tutto sembra seguire il tradizionale percorso di espiazione all'italiana.
Quali soluzioni adottare per scongiurare la prossima "mancanza di comunicazione"? Servirebbe sicuramente meno burocrazia e più flessibilità, ma al momento gli unici modelli proposti dalle stesse autorità sotto accusa sono quelli che riguardano una diversa organizzazione di "alimentazione dell'informativa" e che prevedono a loro volta la creazione di un "gruppo di raccordo permanente con i capi di gabinetto di prefettura, questura e ufficiali di analogo livello dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo forestale dello Stato e polizie locali". Per quanto riguarda gli ambienti ecclesastici, non meno colpevoli dei primi, l'unica riflessione (e confessione) seria è arrivata dal presidente di Libera don Luigi Ciotti, per il quale l'episodio romano deve essere l'occasione per dare il via a una riflessione profonda all'interno della stessa comunità della Chiesa, "perché la religione non diventi veramente solo di facciata". Un nuovo modo, forse, di vedere le cose.

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Roma. Via il colonnello Sergio De Caprio, al secolo "Capitano Ultimo", dalla guida operativa del Noe. A deciderlo è stato lo stesso Comando generale dei Carabinieri con una comunicazione datata 4 Agosto. Come fanno osservare i più, curiosa è l'urgenza, il metodo e il momento, vista la quantità di scandali e corruzioni che il persino il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito "il germe distruttivo della società civile". Fatto sta che la motivazione ufficiale sembra essere un normale "avvicendamento" per il successivo "cambiamento strategico nell'organizzazione dei reparti". Da metà agosto, quindi, il colonnello De Caprio non svolgerà più funzioni di polizia giudiziaria, manterrà il grado di vicecomandante del Noe ma senza avere compiti operativi. Scontata la reazione di De Caprio che per tutta risposta, in data 18 agosto, scrive una lettera di commiato ai suoi uomini che continueranno "la lotta contro quella stessa criminalità, le lobby e i poteri forti che le sostengono e contro quei servi sciocchi che, abusando delle attribuzioni che gli sono state conferite, prevaricano e calpestano le persone che avrebbero il dovere di aiutare e sostenere". Lettera destinata non a chiudere il caso ma a spalancarlo in pubblico, creando non poco imbarazzo a livello istituzionale. Fin dai tempi remoti dell'arresto di Totò Riina nel gennaio 1993, che gli valse non una medaglia ma la condanna a morte da parte di Cosa Nostra, la vita di Ultimo non è stata facile, tra processi da cui è uscito incolume, trasferimenti e inspiegabili "avvicendamenti" in seno all'Arma. Dopo essere stato trasferito 14 anni fa al Noe, Nucleo operativo ecologico, reparto per sua competenza limitata ai reati ambientali e dieci volte inferiore alla struttura anticrimine dell'Arma, Ultimo ha manifestato piuÌ€ volte il desiderio di tornare al Ros, pur riuscendo a portare a termine inchieste di grande importanza che hanno riguardato personaggi politici di tutti i partiti e non solo, Ior, cooperative rosse, massoneria e organizzazioni criminali che hanno rapporti con la politica e i poteri forti, in ultimo quelle relative a Finmeccanica e agli appalti di L'Aquila. Non manca chi giustamente nota che Ultimo, il capitano che arrestò il capo dei capi, viene esautorato mentre a Roma viene eseguito un funerale in pompa magna al boss Vittorio Casamonica.

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Trapani. Colpo grosso al boss Matteo Messina Denaro, condannato all'ergastolo per le stragi che hanno insanguinato Roma, Milano e Firenze nel 1993. Sono 11 gli esponenti di primo piano di Cosa Nostra arrestati nell'operazione "Ermes", condotta dalla polizia di Stato e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo. Arresti e perquisizioni sono stati eseguiti nelle province di Palermo e Trapani da personale delle Squadre Mobili delle due città con il coordinamento del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e la partecipazione del Ros dei Carabinieri. Gli arresti riguardano i capi del mandamento di Mazara del Vallo e dei clan di Salemi, Santa Ninfa, Partanna, ritenuti feudi di Messina Denaro. Colpito il "sistema di comunicazioni" di Matteo Messina Denaro, che usava i cosiddetti "pizzini" per dare ordine e gestire gli affari. Sembra un paradosso: il primo super latitante dei mafiosi che si affida al più arcaico dei sistemi di comunicazione. Questa è ancora la mafia siciliana. E ancora, le intercettazioni hanno svelato che il centro di smistamento dei bigliettini si trovava in un casolare nelle campagne di Mazara del Vallo. Ad occuparsi della distribuzione dei biglietti arrivati dal latitante sarebbe stato un vecchio pecoraio di 77 anni, Vito Gondola, detto "u zu Vitu coffa". La comunicazione avveniva ogni 15 giorni e i pizzini venivano sotterrati e, talvolta, eliminati. Un vero e proprio paradosso la mafia siciliana. Le indagini sono scaturite da alcune intercettazioni del 2011. L'inchiesta è stata condotta dal Procuratore della Repubblica di Palermo Franco Lo Voi, dai sostituti Paolo Guido, Carlo Marzella e dal procuratore aggiunto Teresa Principato. Non si è fatta attendere la dichiarazione del premier Matteo Renzi: "Sono grato a investigatori, forze dell'ordine e a tutti i rappresentanti dello Stato per il colpo inferto all'organizzazione mafiosa con la cattura di molti uomini del giro di Matteo Messina Denaro. Grazie a nome del Governo. E avanti tutta per andare finalmente a catturare anche il boss superlatitante. L'Italia c'è, tutta insieme e tutta unita contro la criminalità organizzata".

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Roma. Nelle ultime ore la Polizia di Stato ha portato a termine un'articolata operazione, che ha permesso di individuare i componenti di due gruppi criminali responsabili di decine di attacchi ai danni dei sistemi informatici di infrastrutture critiche, siti istituzionali e aziende private del paese. In totale sono 15 le persone denunciate dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, nel corso delle attività coordinate dalle Procure della Repubblica di Roma, Perugia e di quelle presso il Tribunale per i minorenni sempre del capoluogo umbro. Il reato: concorso nel danneggiamento di sistemi informatici, nell'interruzione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche, per accesso abusivo a sistemi informatici, e per danneggiamento di dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o altro Ente pubblico o di pubblica utilità. Nel corso delle perquisizioni, che hanno interessato 10 regioni italiane, sono stati sequestrati numerosi personal computer e altri dispositivi utilizzati per portare a compimento gli attacchi. Determinante, in tale contesto, è stato il ruolo del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (C.N.A.I.P.I.C.) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e del Compartimento Polizia Postale di Perugia, titolari delle indagini, impegnati per mesi in complesse attività investigative finalizzate all'identificazione dei soggetti che si celavano dietro i nomi delle crew "Anonymous Iag" e "THC Squad". Un prezioso apporto nelle attività investigative è stato fornito inoltre dai Compartimenti regionali della Specialità di Lazio, Lombardia, Emilia-Romagna, Campania, Marche, Veneto, Friuli, Piemonte, Puglia e Abruzzo, con il supporto operativo delle rispettive articolazioni provinciali. All'alba di oggi si è conclusa l'operazione "New generations" che ha riunito due articolate indagini coordinate rispettivamente dai Sostituti Procuratori Francesco Polino e Eugenio Albamonte della Procura di Roma e da quelli della Procura della Repubblica di Perugia e di quella presso il Tribunale per i minorenni del capoluogo umbro, e condotte dal personale specializzato del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (C.N.A.I.P.I.C.) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazione del Compartimento Polizia Postale di Perugia. I provvedimenti sono stati eseguiti nei confronti di quattordici giovani, alcuni minorenni e un 40enne con diversi precedenti penali. Le indagini si sono basate in particolare su attività di osint (open source intelligence) svolte su fonti aperte. Si è trattato di una vera e propria attività di ricerca nella rete finalizzata al rintraccio di indizi ed elementi che hanno permesso l'effettiva identificazione degli hacker, con i doverosi riscontri dati da tradizionali attività investigative. Il primo filone di indagine, seguito e portato a conclusione dal personale del C.N.A.I.P.I.C., riguarda la crew nota come anonymousiag, nata presumibilmente nel settembre del 2012 e formata da cinque sedicenti hacktivisti dediti ad attacchi informatici nei confronti di istituzioni ed infrastrutture critiche. Tra i siti attaccati figurano il portale della stessa Polizia Postale commissariatodips.it, i siti delle Camere del lavoro in Lombardia, della UIL e della FIOM, i siti esercito.difesa.it, dps.tesoro.it, urp.cnr.it e quello dell'Agenzia del Territorio. Il gruppo prende il nome dal più grande e noto collettivo anonymous, con l'aggiunta dell'acronimo "iag" che sta per "italiananonymousgroup".

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Roma. "Secondo l'analisi sviluppata nell'ambito del National Risk Assessment, la corruzione è uno dei fenomeni criminali più preoccupanti e pericolosi del nostro paese. E' di tutto rilievo la percezione del fenomeno a livello sociale, che si attesta su livelli elevati e crescenti e che alimenta la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella politica". Lo sottolinea il rapporto Uif della Banca d'Italia, presentato oggi a Roma. "La corruzione - si legge ancora - è anche il mezzo attraverso il quale la criminalità organizzata si infiltra nell'apparato pubblico e ne condiziona le scelte, ampliando, attraverso il controllo del territorio, la propria penetrazione nel tessuto economico e sociale a danno della collettività. La definizione di una condotta finanziaria sintomatica di vicende corruttive o appropriative è molto difficile sul piano oggettivo, ma può avvantaggiarsi dell'analisi del profilo soggettivo dei nominativi coinvolti. Gli strumenti utilizzati, come i modelli operativi posti in essere per tali finalità, sono infatti di per sé neutri; tuttavia la qualificazione dei soggetti e del contesto economico e professionale di riferimento può efficacemente orientare l'analisi verso la configurazione di ipotesi di tipo corruttivo e appropriativo". Allarmanti anche i dati in materia di evasione fiscale: ""I reati fiscali costituiscono un presupposto ricorrente dei fenomeni di riciclaggio. L'evasione fiscale coinvolge in modo diffuso e trasversale vaste fasce di cittadini, riduce le risorse a disposizione della collettività e delle principali politiche sociali, alimenta l'economia sommersa. La globalizzazione dei mercati favorisce l'evoluzione e il consolidamento degli schemi elusivi, che si avvalgono di transazioni commerciali, interposizioni fittizie, articolate triangolazioni finanziarie, anche su scala internazionale".

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Roma. Si è svolta stamane, nella sala della Regina a Montecitorio, la presentazione del rapporto annuale dell'Inps. La relazione è stata svolta dal presidente dell'Istituto, Tito Boeri; è intervenuto il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, presente anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Tra i dati sviscerati più interessanti, senza dubbio quello relativo alle pensioni: "Nella ripartizione dei redditi pensionistici per classe di importo - si legge nella relazione - si rileva che il 42,5% dei soggetti (pari a oltre 6,6 milioni) assorbe circa il 18,9% della spesa annua complessiva per un totale di oltre 50 miliardi di euro, ricevendo una o più prestazioni inferiori, in media, a 700 euro lordi mensili. Tra questi il 12,1%, pari a 1,9 milioni, è al di sotto dei 300 euro. Circa 3,6 milioni di pensionati, pari a circa il 23,5% del totale, ricevono una prestazione compresa tra 1.000 e 1.500 euro e assorbono circa il 22% della spesa pensionistica annua (59 miliardi), mentre un ulteriore 17,2% di beneficiari (circa 2,7 milioni di pensionati) percepisce redditi compresi tra 1.500 e 2.000 euro mensili, pari al 22,2% della spesa totale".

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Cremona. Sono 104 le persone per le quali la Procura di Cremona ha chiesto il rinvio a giudizio nell'ambito della maxi inchiesta sullo scandalo Calcioscommesse, divampato tre anni fa. Tra questi figura anche il nome dell'attuale commissario tecnico della Nazionale italiana Antonio Conte, per il quale l'ipotesi accusatoria è di frode sportiva in relazione alla sola partita AlbinoLeffe-Siena. Tra gli altri big finiti nel mirino degli inquirenti vanno ricordati anche gli ex nazionali Cristiano Doni e Giuseppe Signori, per i quali l'accusa è di associazione per delinquere.

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Siena. Dopo ben 10 anni la contrada della Torre torna ad aggiudicarsi il Palio di Siena, quello del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano. Autore dell'impresa la coppia formata da Andrea Mari - detto Brio - e dal cavallo Morosita Prima. La competizione è stata molto combattuta, con una partenza fulminante della Selva, che ha poi via via perso le distanze. Alla seconda curva di San Martino c'è poi stata la rimonta della Torre, condotta con esito vincente sino al traguardo. Piazza d'onore per la contrada dell'Onda. Per Andrea Mari quinta vittoria in Piazza del Campo (aveva vinto anche nell'Agosto 2014 per la contrada della Civetta, ndr), la seconda invece per il cavallo Morosita Prima. Hanno partecipato le contrade del Nicchio, Civetta, Valdimontone, Leocorno, Oca, Pantera, Selva, Tartuca. L'Istrice, che avrebbe dovuto correre di diritto, non ha partecipato perché squalificata.

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Roma. Sono quasi 4 milioni i veicoli "fantasma", cioè senza assicurazione Rc auto. Lo sottolinea la Relazione annuale dell'Ania. Sono 3,9 milioni le auto senza copertura nel 2014, l'8,7% di quelle circolanti, in "progressivo e preoccupante innalzamento" rispetto ai 3,5 milioni nel 2013 e ai 3,1 milioni nel 2012. La quota sale al 13,5% al Sud, è dell'8,5% al Centro e del 6,2% al Nord. "Pur nel difficile scenario appena descritto - si legge nel report - l'industria assicurativa ha conseguito nel 2014 risultati economici positivi, confermando la sua solidità patrimoniale". I premi raccolti (143 miliardi di euro, ndr) sono risultati in forte aumento nei rami Vita e in calo nel settore Danni. 110 i miliardi destinati alle polizze vita, in aumento del 30% rispetto al 2013: un record nel settore.

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Roma. Nella giornata del 30 Giugno il presidente della giuria per la selezione della città "Capitale italiana della cultura" per gli anni 2016 e 2017 Marco Cammelli ha consegnato al Ministro dei beni e delle attività culturali Dario Franceschini la short list dei comuni finalisti, che dovranno presentare entro il 15 settembre i dossier di candidatura definitivi per la scelta della capitale italiana del 2016 (entro il 30 ottobre) e della capitale italiana del 2017 (entro il 15 dicembre). Alle due città vincitrici verrà assegnato un contributo di un milione di euro e l'esclusione delle risorse investite nella realizzazione del progetto dal vincolo del patto di stabilità. Il titolo è stato istituito dalla legge Art Bonus sulla scia della vasta e consapevole partecipazione di diverse realtà italiane al processo di selezione per individuare la Capitale europea della cultura 2019, una competizione che ha visto la mobilitazione di notevoli energie nella produzione di forti progettualità per lo sviluppo del territorio incentrato sul patrimonio culturale. La giuria ha esaminato i dossier di candidatura delle 24 città che hanno presentato domanda, valutandone i caratteri innovativi, la qualità, la fattibilità e la sostenibilità a lungo termine. Le città ammesse all'unanimità dalla giuria alla seconda fase sono: Aquileia, Como, Ercolano, Mantova, Parma, Pisa, Pistoia, Spoleto, Taranto e Terni. "La commissione ha esaminato con attenzione le proposte ricevute - ha dichiarato il Presidente Cammelli - e ho il piacere di sottolineare che i lavori si sono svolti in massima armonia e si sono conclusi con la piena unanimità. Esprimo sincero apprezzamento per lo sforzo progettuale delle iniziative e il coinvolgimento delle diverse realtà locali mostrati da larga parte delle proposte, anche da quelle che non anni raggiunto l'ammissione alla seconda fase". "Ringrazio la commissione - ha dichiarato il Ministro Franceschini - per il prezioso lavoro svolto nel pieno rispetto dei tempi e in assoluta autonomia. Adesso la competizione diventerà sicuramente ancora più avvincente". Sono cinque le città Capitali Italiane della Cultura per il 2015: Lecce, Cagliari, Perugia, Siena e Ravenna.

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Roma. Terremoto nel mondo televisivo italiano. Ben quarantaquattro soggetti tra funzionari e dirigenti delle principali emittenti, Rai, Mediaset, La7 ed Infront, sono finiti nel registro degli indagati su richiesta della Procura di Roma, nell'ambito di una vasta indagine sull'appalto di alcuni lavori in cambio di soldi o assunzioni. La notifica dei provvedimenti e le perquisizioni del caso sono state affidate agli uomini della Guardia di Finanza. Per i dipendenti Rai le accuse sarebbero di concorso in corruzione, mentre per gli altri di appropriazione indebita.

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Napoli. "Ringrazio il sindaco De Magistris per questa esperienza, ma la mia è una scelta personale". Con queste parole pronunciate davanti ai cronisti Tommaso Sodano, vicesindaco del comune di Napoli, si è dimesso dal suo incarico municipale. "Non avrei mai pensato - ha detto - di fare una scelta simile in piena consiliatura. Ma per lavorare c'è bisogno di un clima di serenità e lealtà. Che ad oggi non c'è: ho trovato inopportuna la costituzione del comune a parte civile (nel processo in cui è imputato, ndr)".

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Quarto. Rosa Capuozzo, 45enne legale del posto, è in assoluto il primo sindaco del Movimento Cinque Stelle in Campania. La Capuozzo ha battuto il candidato del centrodestra per il comune di Quarto (Na), Gabriele Di Criscio, con un vero e proprio plebiscito: il 70% delle preferenze, a fronte di un'affluenza alle urne piuttosto bassa, pari al 44% degli aventi diritto. Il nuovo sindaco sarà ora alla guida di un municipio il cui consiglio comunale è stato sciolto due anni fa dal Ministero a causa di verificate infiltrzioni della camorra. avvocato, 45 anni, è il primo sindaco grillino in Campania. Guiderà il comune di Quarto (N

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Salerno. Pressione fiscale sulla casa sempre alle stelle in Campania. La prima rata della Tasi - per abitazioni di tipo civile, categoria A2 - in scadenza il prossimo 16 giugno costerà ai cittadini di Salerno e Napoli oltre 207 euro: 207,9 a Salerno e 207,1 a Napoli. Rata sensibilmente inferiore a Benevento (168,5 €); Caserta (156,7 €) ed Avellino (114,1 €). I dati sono stati estrapolati dal Centro Studi Ance Salerno sulla base dello studio della Cgia di Mestre reso noto lo scorso 6 giugno. Sotto il profilo delle aliquote individuate dalle Amministrazioni Comunali, Salerno e Napoli confermano il 3,3 per mille, Benevento, Caserta ed Avellino il 2,5 per mille. Prosegue, quindi, la tendenza accertata anche dalla Corte dei Conti (Rapporto 2015 sul coordinamento della finanza pubblica). In vent'anni - hanno spiegato i magistrati contabili - è quasi raddoppiata la quota delle entrate derivanti dalle tasse locali su quelle dell'intera Pubblica Amministrazione, che è passata dall'11,4% del 1995 al 21,9% del 2014. "Ma ciò è stato il frutto - è scritto nella relazione della Corte dei Conti - di scelte operate a livello di governo centrale, piuttosto che espressione dell'autonomia impositiva degli enti decentrati". Per la Corte "sono 113 le misure che hanno interferito con il percorso del federalismo, incidendo sull'assetto e sull'evoluzione dei principali tributi regionali e comunali (Irap, addizionale regionale all'Irpef, addizionale comunale all'Irpef e Imu)". Il Centro Studi di Ance nazionale ha diffuso nei giorni scorsi il documento "Focus Casa" all'interno del quale è contenuta la sezione dedicata alla tassazione sulla casa. "In Italia - è scritto nel documento Ance - esistono diverse voci di tassazione sugli immobili: di natura patrimoniale (Imu), sui servizi (Tasi), di natura reddituale (Irpef, Ires), sui trasferimenti (Iva, Registro e bollo, Ipotecaria e catastale, Successioni e donazioni) e sulle locazioni (Registro e bollo, Cedolare secca). Secondo i calcoli dell'Ance il totale del prelievo (Imu, Tasi, Irpef, Iva e altre imposte su trasferimenti e locazioni) ha fruttato alle casse dello Stato nel 2014 ben 42,1 miliardi di euro di gettito". E non è solo l'entità del gettito a rendere pesante il quadro impositivo, ma il suo continuo aumento: "In un solo anno - sottolinea l'Ance - (dal 2013 al 2014) dalle imposte sugli immobili sono arrivati allo Stato ben 3,8 miliardi in più (+9,8%)". L'Ance ha accertato che la crescita impositiva deriva dall'aumento delle tasse sul possesso: "rispetto al 2011 il gettito fiscale della tassa sul possesso passa da 9,8 miliardi di euro (Ici) a circa 24 miliardi di euro del 2014 (Imu+Tasi), determinando un incremento della pressione fiscale del 143,5 per cento in soli tre anni". Secondo l'Ance "le tasse sugli immobili hanno contribuito in questi anni a finanziare il risanamento dei conti pubblici: se nel 2011 le entrate derivanti dall'Ici rappresentavano l'1,3% delle entrate della Pubblica Amministrazione, dopo tre anni e con l'introduzione dell'Imu, l'incidenza di Imu + Tasi sul totale delle entrate della Pa è più che raddoppiata (3%)".