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Roma. Vincenzo Boccia, amministratore delegato dell'azienda familiare, la Arti Grafiche Boccia, fondata dal padre Orazio, è il nuovo presidente dii Confindustria. Boccia, salernitano di 52 anni, ha battuto con 100 voti il suo avversario, l'industriale bolognese Alberto Vacchi, che ha riscosso 91 preferenze. "Mi rallegro - ha dichiarato il sindaco di Salerno, Napoli - per la scelta di Confindustria che affida la sua guida ad un imprenditore di alto profilo umano e professionale. Vincenzo Boccia ha dimostrato, tanto nell'attività imprenditoriale di famiglia Arti Grafiche Boccia quanto nei numerosi incarichi nazionali svolti in Confindustria, la capacità di governare i processi di modernizzazione delle imprese avendo a riguardo le dinamiche di mercato, la salvaguardia dei lavoratori, la valorizzazione dell'ambiente e dei territori". "Siamo orgogliosi che un salernitano abbia raggiunto il traguardo prestigioso della presidenza nazionale di Confindustria, ma ora è arrivato il tempo di fare squadra. Anche con i sindacati. D'altronde questo è un pensiero che Vincenzo Boccia conosce bene". Così si è espresso Matteo Buono, segretario generale della Cisl Salerno. "Esprimo la mia piena soddisfazione per la designazione di Vincenzo Boccia a presidente Confindustria. E' un'occasione importante per introdurre un rinnovamento sostanziale nelle relazioni sindacali e per rilanciare sul piano nazionale le grandi questioni dello sviluppo del Mezzogiorno d'Italia e della coesione nazionale. Auguro a Vincenzo Boccia buon lavoro. Siamo sicuri di poter contare su una rinnovata sensibilità da parte delle rappresentanze imprenditoriali nazionali e saremo lieti di incontrarlo nei prossimi giorni per avviare ogni possibilità di collaborazione con l'obiettivo di creare lavoro nella nostra regione". Queste, infine, le parole del governatore regionale Vincenzo De Luca.

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Roma. Pubblichiamo di seguito l'appello lanciato da Padre Alex Zanotelli contro l'intervento italino in Libia. "Siamo alla vigilia di un'altra guerra contro la Libia, "a guida italiana" questa volta. Sembra ormai assodato che le forze speciali SAS sono già in Libia, per preparare l'arrivo di mille soldati britannici. L'operazione complessiva, capitanata dall'Italia, dovrebbe coinvolgere seimila soldati americani ed europei per bloccare i cinquemila soldati dell'Isis. Il tutto verrà sdoganato come "un'operazione di peacekeeping e umanitaria". L'Italia, dal canto suo, ha già trasferito a Trapani quattro cacciabombardieri AMX pronti a intervenire. Il nostro paese-così sostiene il governo Renzi - attende però per intervenire l'invito del governo libico di unità nazionale, presieduto da Fayez el Serray. E altrettanto chiaro che sia il ministro degli Esteri, Gentiloni, come la ministra della Difesa, Pinotti, premono invece per un rapido intervento. Sarebbe però ora che il popolo italiano-tramite il Parlamento- si interrogasse , prima di intraprendere un'altra guerra contro la Libia. Infatti,se c'è un popolo che la Libia odia, siamo proprio noi che, durante l'occupazione coloniale, abbiamo impiccato o fucilato centomila libici. A questo dobbiamo aggiungere la guerra del 2011 contro Gheddafi per "esportare la democrazia", ma in realtà per mettere le mani sull' oro 'nero' di quel paese. Come conseguenza, abbiamo creato il disastro, facendo precipitare la Libia in una spaventosa guerra civile, di tutti contro tutti, dove hanno trovato un terreno fertile i nuclei fondamentalisti islamici. Con questo passato, abbiamo , noi italiani, ancora il coraggio di intervenire alla testa di una coalizione militare? Il New York Times del 26 gennaio scorso afferma che gli USA da parte loro, sono pronti ad intervenire. Per cui possiamo ben presto aspettarci una guerra. Questo potrebbe anche spiegare perché in questo periodo gli USA stiano dando all'Italia armi che avevano dato solo all'Inghilterra. L'Italia sta infatti ricevendo dagli USA missili e bombe per armare i droni Predator MQ- 9 Reaper, armi che ci costano centinaia di milioni di dollari. Non dimentichiamo che la base militare di Sigonella (Catania) è oggi la capitale mondiale dei droni usati oggi anche per spiare la Libia. L'Italia non solo riceve armi, ma a sua volta ne esporta tante soprattutto all'Arabia Saudita e al Qatar, che armano i gruppi fondamentalisti islamici come l'ISIS. I viaggi di Renzi lo scorso anno in quei due paesi hanno propiziato la vendita di armi. Questo in barba alla legge 185 che proibisce al governo italiano di vendere armi a paesi in guerra e che non rispettano i diritti umani. (L'Arabia Saudita non rispetta i diritti umani e fa la guerra in Yemen) Per cui diventa pura ipocrisia per l'Italia intervenire militarmente in Libia per combattere l'Isis, quando appare chiaro che siamo noi ad armarlo. E' così che siamo noi a creare i mostri e poi facciamo nuove guerre per distruggerli. "La guerra è proprio la scelta per le ricchezze- ha detto recentemente Papa Francesco. Facciamo armi: così l'economia si bilancia un po' e andiamo avanti con il nostro interesse. C'è una brutta parola del Signore.Maledetti coloro che operano per la guerra, che fanno le guerre: sono maledetti, sono delinquenti!" Basandoci su questa lettura sapienziale, dobbiamo dire NO a questa nuova guerra contro la Libia. Quello che ai poteri forti interessa non è la tragica situazione del popolo libico, ma il petrolio di quel paese. Dobbiamo tutti mobilitarci! In questo momento così grave è triste vedere il movimento per la pace frantumato in mille rivoli. Oseremo metterci tutti insieme per esprimere con un'unica voce il nostro NO alla guerra contro la Libia, un NO a tutte le guerre che insaguinano il nostro mondo. E' possibile un incontro a Roma di tutte le realtà di base per costruire un coordinamento o un Forum nazionale contro le guerre? E' possibile pensare a una Manifestazione Nazionale contro tutte le guerre, contro la produzione bellica italiana, contro la vendita di armi all'Arabia Saudita e al Qatar , in barba alla legge 185? E contro le nuove bombe atomiche in arrivo all'Italia, le B61-12. E' possibile pensare a una Perugia-Assisi 2016, retaggio storico di Capitini, sostenuta e voluta da tutto il movimento per la pace? Smettiamola di 'farci la guerra' l'un con l'altro e impariamo a lavorare in rete contro questo Sistema di morte. "La guerra è un affare" - ha detto recentemente Papa Francesco. I terroristi fabbricano armi? Chi dà loro le armi? C'è tutta una rete di interessi, dove dietro ci sono i soldi o il potere. Io penso che le guerre sono un peccato, distruggono l'umanità, sono la causa di sfruttamento, traffici di persone. Si devono fermare".

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Milano. Si è spento ieri sera nella sua casa di Milano, all'età di 84 anni, Umberto Eco, uno dei massimi esponenti della letteratura contemporanea italiana. Scrittore, filosofo, semiologo, Eco era noto al grande pubblico soprattutto perché autore di opere come "Il nome della rosa" e "Il pendolo di Foucault. Lunga e ricca di successi la sua carriera, basti ricordare che solo pochi mesi fa, nel Novembre 2015, aveva rilasciato un'intervista per "La Repubblica" parlando della sua volontà di abbandonare la Mondadori insieme a Sandro Veronesi ed Hanif Kureshi, per seguire Elisabetta Sgarbi, fondatrice della casa editrice "La nava di Teseo". Nato ad Alessandria il 5 Gennaio del 1932, Eco avrebbe pubblicato a breve il suo ultimo libro dal titolo "Pape Satan Aleppe" mentre l'ultima fatica letteraria del 2015 era stata "Numero Zero" in cui si affrontavano temi scottanti come la P2 e Tangentopoli. Famosa la sua frase che recitava "Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una vita sola. Chi legge avrà vissuto 5000 anni perché la lettura è un'immortalità all'indietro", Eco possedeva una laurea in filosofia conseguita nel 1954 presso l'Università di Torino discutendo una tesi su San Tommaso D'Aquino ma, successivamente, aveva focalizzato i suoi studi sulla semiotica e, in particolar modo, sugli aspetti legati alla cultura popolare contemporanea. Risale al 1962 la sua prima pubblicazione dal titolo "Opera aperta" in cui analizzava nel dettaglio capolavori come l"Ulisse" di Joyce, del 1980 era invece "Il nome della rosa", libro tradotto in cento lingue con ben 12 milioni di copie vendute. Poco tempo fa Eco si era scagliato anche contro l'ignoranza dilagante sui social network dichiarando, senza peli sulla lingua, che "internet aveva dato diritto di parola a legioni di imbecilli". Quel che è certo è che non solo l'Italia ma tutto il mondo piange la perdita di un uomo contraddistinto dall'indiscussa cultura, numerosi, infatti sono stati i messaggi di cordoglio apparsi su Twitter e Facebook tra cui anche quelli del Presidente Mattarella e del Ministro Franceschini. Un doverso omaggio ad un autore che fino all'ultimo aveva accettato le sfide del mondo contemporaneo.

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Roma. Coldiretti ha presentato in mattinata il rapporto Agromafie per il 2016. Dallo studio emerge che in cima alla black list dei settori più colpiti dalla frodi salgono la ristorazione, la carne e farine, pane e pasta sulla base del valore dei sequestri effettuati nel 2015 dai Carabinieri dei Nuclei Anti Sofisticazione (Nas). E' quanto è emerso alla presentazione del quarto Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. Il valore totale dei sequestri nel 2015 è stato di 436 milioni di euro con il 24% nella ristorazione, il 18% nel settore della carne e salumi, l'11% in quello delle farine, del pane e della pasta, ma settori sensibili sono, a seguire, quelli del vino, del latte e formaggi e dei grassi e oli come quello di oliva. Nel solo 2015 sono stati chiuse dai Nas 1.035 strutture operanti nel sistema agroalimentare con il sequestro di 25,2 milioni di prodotti alimentari adulterati, contraffatti, senza le adeguate garanzie qualitative o sanitarie o carenze nell'etichettatura e nella rintracciabilità. Dai 38.786 controlli effettuati dai Nas nell'ultimo anno sono emerse non conformità in ben un caso su tre (32%). Il primato negativo della ristorazione va letto anche nel contesto dell'accresciuto interesse delle organizzazioni criminali nelle diverse forme del settore, dai franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda. Dal finto extravergine italiano alla mozzarella con cagliate straniere, dal pane al carbone vegetale alle conserve di pomodoro cinesi fino al pesce avariato sono alcune delle frodi smascherate nel tempo, ma gli ottimi risultati dell'attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare. L'innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora piu' pericolose le frodi agroalimentari che per questo vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato come opportunamente previsto dalla proposta di riforma delle norme a tutela dei prodotti alimentari, presentata al Ministro della Giustizia Andrea Orlando dalla Commissione per l'elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare presieduta da Giancarlo Caselli. E' importante la volontà di procedere ad un aggiornamento delle norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900, attraverso un'articolata operazione di riordino degli strumenti esistenti e di adeguamento degli stessi ad un contesto caratterizzato da forme diffuse di criminalità organizzata che alterano la leale concorrenza tra le imprese ed espongono a continui pericoli la salute delle persone. Per chiudere le porte alle frodi è necessario anche lavorare sulla tracciabilità e sulla trasparenza dal campo alla tavola con l'indicazione obbligatoria della provenienza degli alimenti come ha chiesto il 96,5 per cento degli italiani sulla base della consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal Ministero delle Politiche Agricole che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015. Secondo una analisi della Coldiretti quasi la metà della spesa è anonima per colpa della contraddittoria normativa comunitaria che obbliga a indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l'ortofrutta fresca, ma non per quella trasformata, per le uova, ma non per i formaggi, per il miele, ma non per il latte. Il risultato è che gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta come pure la metà delle mozzarelle.

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Per effetto dell'entrata in vigore della Legge di Stabilità 2016, a partire da quest'anno il Canone Rai sarà pagato insieme alla bolletta elettrica, di conseguenza dal prossimo Luglio, mese di arrivo della prima rata da pagare, molte famiglie si ritroveranno addebitati in bolletta circa € 70. Con la nuova Legge di Stabilità, infatti, lo Stato ha deciso che in tutte le abitazioni dove è attiva la corrente elettrica e c'è un apparecchio televisivo, occorre pagare il canone. Va specificato che per "apparecchio televisivo" si intende il solo televisore, pertanto non si considerano dispositivi come tablet, computer, smartphone o console collegati a internet, in grado cmunque di ricevere le trasmissioni. Quanto al pagamento, nella Legge di Stabilità viene indicato che il canone apparirà separato dal costo dell'elettricità, quindi in caso non sia dovuto lo si potrà scorporare con un pagamento a parte. Di conseguenza, chi ritiene di non dover pagare il Canone Rai inserito nella bolletta della luce, dovrà effettuare una apposita comunicazione all'Agenzia delle Entrate. Ecco tutte le persone che possono evitare di pagare il Canone Rai:
- Anziani con almeno 75 anni di età e un reddito, sommato a quello del proprio coniuge, non superiore a 6.713,98 euro annui, non convivente con altri soggetti;
- versamento già eseguito dall'altro coniuge attraverso il bollettino postale tradizionale;
- casa data in affitto, la cui utenza della luce sia rimasta intestata al titolare dell'immobile, ma la disponibilità del televisore è solo degli inquilini;
- immobile privo di televisione;
- seconda casa ma, in verità, in questi casi, il problema non dovrebbe porsi perché il canone Rai - secondo le previsioni della legge di Stabilità 2016 - sarà addebitato solo sulle abitazioni principali adibite a residenza del nucleo familiare.
Restano, quindi, escluse le ulteriori abitazioni (case al mare, in montagna, immobili a uso investimento, ottenuti in eredità, ecc.) per le quali, già a monte, la società erogatrice del servizio elettrico dovrà evitare l'addebito del canone (probabilmente, già in sede di stipula del contratto dovrà essere effettuata apposita comunicazione circa l'uso dell'immobile). Questo perché la normativa sul canone Rai prevede che lo stesso debba essere pagato una sola volta per nucleo familiare, a prescindere dal numero di apparecchi televisivi o di immobili posseduti. In ogni caso, qualora si dovessero presentare eventuali disguidi e il contribuente dovesse trovarsi addebitato il Canone sulla bolletta della luce della seconda casa, sarà bene che proceda inviando il modulo di seguito. Chi non paga il Canone Rai non potrà subire l'interruzione della fornitura del servizio elettrico: insomma non si taglia la luce a chi non paga. Il contribuente, pertanto, resta libero di scegliere di pagare la bolletta della luce decurtando dalla stessa l'importo dovuto a titolo di Canone Rai. Se, tuttavia, l'imposta sulla TV è dovuta, le conseguenze saranno le seguenti:
- accertamento da parte dell'Agenzia delle Entrate, eventualmente previo controllo da parte della Guardia di Finanza;
- irrogazione di una sanzione pari a cinque volte il canone stesso;
- in caso di ulteriore inadempimento, l'importo viene iscritto a ruolo e la riscossione affidata a Equitalia, che potrà procedere attraverso le vie ordinarie come, ad esempio, previa notifica della cartella di pagamento, con l'iscrizione del fermo auto.
Per le aziende (negozi, uffici, alberghi, ecc.) il Canone Speciale Rai non cambia: non si applica quanto previste dalla Legge di Stabilità sul pagamento in bolletta elettrica, del canone ordinario, che riguarda solo i privati. Tuttavia, per le utenze professionali una novità c'è: non è più possibile dare disdetta per suggellamento degli apparecchi. Nel caso in cui si sia sicuri di non dover versare il tributo sarà ancora possibile, come avviene già oggi, dichiarare all'Agenzia delle Entrate il possesso dei requisiti che danno accesso all'esenzione dal Canone Rai, inviando un'autocertificazione secondo il modello che è possibile scaricare di seguito, con l'indirizzo a cui inviarlo tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. In alternativa, la dichiarazione scaricata e compilata può essere presentata a mano presso l'Ufficio delle Entrate più vicino al luogo della propria residenza.

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Roma. E' Giovanni Canzio il nuovo primo presidente della Suprema Corte di Cassazione. Canzio, nato a Salerno il primo Gennaio 1945, ha iniziato la sua carriera giudiziaria al Tribunale di Vicenza nel 1970. Dal 1995 al 2009 è stato consigliere della prima sezione penale presso la Cassazione e componente-coordinatore delle sezioni unite penali, figurando quale relatore-estensore di numerosissime sentenze, anche di primo piano nel panorama nazionale. Dal 2009 è stato presidente della Corte d'appello di L'Aquila e poi, dal 28 settembre 2011, presidente della Corte d'Appello di Milano, suo ultimo incarico prima dell'elezione odierna. Il magistrato salernitano è stato nominato con 23 voti favorevoli e tre astenuti dall'asemblea plenaria del Consiglio Superiore della Magistratura.

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Verona. Raid dei ladri nel Museo di Castelvecchio a Verona. I banditi sono entrati in azione nella serata di giovedì, quando hanno fatto irruzione all'interno del polo museale e, dopo aver immobilizzato l'unica guardia presente, hanno trafugato ben 17 quadri, alcuni dei quali di inestimabile valore. Ben sei delle opere rubate appartenevano a Tintoretto, altre a maestri come Pieter Paul Rubens, Andrea Mantegna, Pisanello, Jacopo Bellini, Giovanni Francesco Caroto, Giovanni Benini ed Hans de Jode. Il valore dei quadri trafugate si avvicina ai 15 milioni di euro. "Un danno inestimabile - ha commentato la Soprintendenza scaligera - perché inestimabile è il valore delle opere rubate". Secondo il sindaco Flavio Tosi, si è trattato di un furto su commissione. Le opere, infatti, sono conosciutissime e anche per questo invendibili: ecco perché tra le ipotesi al vaglio vi è quella che conduce a qualche collezionista senza troppi scrupoli. Il colpo ha inferto una durissima ferita al patrimonio artistico della città e, ancora una volta, è destinato a riaprire il fronte sui continui tagli alla cultura decisi dall'esecutivo nazionale e sui danni provocati dalla politica culturale poco lungimirante intrapresa dall'amministrazione scaligera.

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Roma. A solo un anno dal sorpasso subito dalla Francia, l'Italia si riprende la testa della classifica dei produttori mondiali di vino, con un risultato per il 2015 pari a 48,9 milioni di ettolitri. A confermarlo è stata la Coldiretti, che ha citato le stime pubblicate dall'Unione Europea. Il primato italiano del 2015 è stato possibile anche grazie alle favorevoli condizioni climatiche registrate quest'anno, a differenza dello scorso, e che hanno permesso un'ottima maturazione delle uve. Secondo l'elaborazione Coldiretti su dati Istat, inoltre, è in crescita anche l'export, in salita del 6% nei primi 5 mesi del 2015. I cugini d'Oltralpe si sono invece fermati ad una produzione pari a 46,6 milioni di ettolitri, in discesa di un punto percentuale rispetto alle stime dello scorso anno. Terza piazza per la Spagna con 36,6 milioni, seguita da Germania e Portogallo.

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Città del Vaticano. Ha inizio oggi il Sinodo sulla Famiglia fortemente voluto dal Pontefice Francesco I. Un "cammino condiviso" - questa è l'etimologia greca del termine sinodo - che coinvolge membri del clero di tutto il mondo che si confrontano su questioni cruciali per la Chiesa Cattolica, indicando la rotta da seguire. Un momento delicato in cui - secondo i più scettici - si scontrano le lobby di potere e si gioca "sottobanco": nello specifico si vocifera che lo scontro vedrà protagoniste le posizioni progressiste del Cardinale Walter Kasper e quelle più conservatrici del Cardinale Camillo Ruini. Sotto osservazione il futuro di una delle istituzioni più antiche e discusse della storia: la Famiglia. Nella relazione introduttiva dei lavori - che dureranno fino al 24 Ottobre - il Cardinale Peter Erdo ha sintetizzato in un documento di 13 pagine quello che è il senso della missione che i colleghi cardinali sono tenuti a sposare: elaborare nuove strategie di accoglienza ed apertura alle famiglie che vivono un momento di crisi, senza snaturare totalmente i valori fondanti del Cattolicesimo. 4 sono le tipologie di situazioni familiari che verranno prese in esame: quella dei conviventi (coppie di fatto ed omosessuali), dei separati, dei divorziati e dei divorziati risposati. Quest' ultima categoria è quella per la quale viene raccomandata maggiore "prudenza": attualmente infatti i divorziati risposati non possono accedere al Sacramento della Comunione. La linea preannunciata da Erdo dovrebbe portare all'ennesima conferma dell'indissolubilità del Matrimonio ma anche all'aprire uno spiraglio a chi è consapevole dei propri errori. Tra gli argomenti che verranno trattati anche la contraccezione e la procreazione. Ad abbattersi come un fulmine a ciel sereno su questo consesso che si preannuncia complesso, l'annuncio ad effetto di Monsignor Crzysztof Charamsa, officiale del Sant'Uffizio e guardiano della dottrina, che getta luce su un aspetto che probabilmente il Sinodo avrebbe trattato con altra urgenza: quello delle coppie omosessuali. Charamsa, prontamente rimosso dai suoi incarichi per aver violato il voto di castità imposto ai membri del clero, ha pubblicamente dichiarato due giorni prima dell'inizio del Sinodo la sua omosessualità, presentando al mondo intero il suo compagno Eduard. «Voglio che la Chiesa e la mia comunità sappiano chi sono: un sacerdote omosessuale, felice e orgoglioso della propria identità - ha dichiarato il 43enne Prelato polacco - Sono pronto a pagarne le conseguenze, ma è il momento che la Chiesa apra gli occhi di fronte ai gay credenti e capisca che la soluzione che propone loro, l'astinenza totale dalla vita d'amore, è disumana ». L'intento era proprio quello di lanciare un messaggio preciso: "Sì, vorrei dire al Sinodo che l'amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno della famiglia. Ogni persona, anche i gay, le lesbiche o i transessuali, porta nel cuore un desiderio di amore e familiarità. Ogni persona ha diritto all'amore e quell'amore deve esser protetto dalla società, dalle leggi. Ma soprattutto deve essere curato dalla Chiesa. Il Cristianesimo è la religione dell'amore: è ciò che caratterizza il Gesù che noi portiamo al mondo. Una coppia di lesbiche o di omosessuali deve poter dire alla propria Chiesa: noi ci amiamo secondo la nostra natura e questo bene del nostro amore lo offriamo agli altri, perché è un fatto pubblico, non privato, e non è una ricerca esasperata del piacere ». A schierarsi contro questa "bomba ad orologeria" numerosi esponenti del clero, a partire da Ruini il quale sostiene di provare "più pena che sorpresa" rispetto alla vicenda e condannando l'incapacità a mantenere il peso del celibato, passando per Don Maurizio Patriciello, il prete della "Terra dei Fuochi", che rispetta le scelte private del Monsignore ma non l'aver tradito il vincolo della castità, e per Yayo Grassi, ex allievo ed amico di Bergoglio, che qualche settimana fa lo ha incontrato negli States insieme al suo compagno. Grassi, omosessuale dichiarato, sostiene che il coming out di Charamsa, alla vigilia del Sinodo, non ha fatto altro che oscurare quanto di importante il Pontificato di Francesco sta portando alla luce ovvero l'attenzione alla famiglia, all'ambiente e alla povertà. In effetti, un gesto del genere, può ritorcersi contro la causa gay, spingendo anche i più moderati ad un voto di reazione, in un ipotetica ridefinizione delle coppie "ammesse" a frequentare la Chiesa cattolica alla luce del sole. Tuttavia, il comportamento di Bergoglio si è dimostrato molto cauto e sul filo del politically correct finora: accogliente ma al tempo stesso prudente. Che sia una strategia lenta ma graduale verso un'apertura alle coppie omosessuali? Charamsa si è dimostrato speranzoso: il suo - ha dichiarato - è il tentativo di scuotere dal torpore una Chiesa che si ostina a far finta di non vedere l'omosessualità, condannando all'infelicità molti dei suoi proseliti. Intanto Bergoglio, fa sapere ai 270 padri sinodali e ai 18 uditori esperti che: "Non ci saranno mediazioni perché il Sinodo non è un Parlamento". L'Arcivescovo di Parigi Vingt-Trois, tuttavia, afferma che: "Se vi aspettate stravolgimenti nella dottrina resterete delusi", smentito poco dopo dall'Arcivescovo Bruno Forte il quale sottolinea che: "Comunque non ci stiamo riunendo per non dire nulla: le sfide ci sono e noi vogliamo affrontarle con responsabilità intervenendo sulla pastorale". La battaglia è appena iniziata: nei giorni a venire si decideranno le sorti non solo dell'Istituzione della Famiglia, ma anche quelle della Chiesa Cattolica stessa, divenuta ormai un gigante stanco e non al passo dei tempi. Una responsabilità che pesa molto sulle spalle di Bergoglio, che con le sue spiccate doti comunicative è riuscito a frantumare molti muri di indifferenza ma che ancora fatica a farsi strada tra i "suoi": basti pensare all'insuccesso del Sinodo straordinario sulla Famiglia tenutosi meno di un anno fa, quando il documento finale non raccolse il quorum dei 2/3 necessario per l'approvazione.

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Torino. "On n'arrête pas Voltaire" ha detto ieri l'Avvocato Vitali, citando la frase pronunciata dal Generale De Gaulle in occasione dell'arresto del filosofo Sartre che nel '68 aveva difeso i terroristi della Raf. Vitali, altri non è che il difensore dello scrittore napoletano Erri De Luca, ieri in Tribunale per l'ennesimo capitolo del processo che lo vede imputato per "Istigazione al sabotaggio". Il 1 Settembre del 2013 infatti, lo scrittore rilasciò un'intervista all'"Huffington Post" in cui prese le difese del Movimento No-Tav. La frase incriminata, che ha scatenato la reazione giudiziaria della Ltf - società italo-francese che gestisce il cantiere di Chiomonte e che è stato vittima di assalti da parte due uomini del gruppo No-Tav nei giorni successivi alla dichiarazione - è la seguente: "La Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano. Sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo. I sabotaggi sono necessari per far comprendere che la Tav è un'opera nociva e inutile". Una guerra sulla libertà di espressione: questo è quanto ritiene De Luca e il suo team di avvocati, che hanno rifiutato il rito abbreviato perché si sarebbe tenuto a "porte chiuse". L'udienza di ieri, che doveva essere decisiva, si è conclusa invece con un ulteriore rinvio al 19 Ottobre prossimo. 8 mesi di reclusione è la richiesta dei Pm Rinaudo e Padalino al Giudice Immacolata Iadeluca che ha deciso di concedersi altro tempo per pensare. In questi anni lo scontro titanico si è svolto nelle aule a suon di vocabolari e di interpretazioni storiche: De Luca non ha infatti rinnegato il suo appoggio alla causa No-Tav, avendo partecipato personalmente ad alcune manifestazioni, e ha anche sottolineato l'inutilità della linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione, sia per una questione ambientale che di salute. Oltre ad essere un "bucus interruptus"- un canale che non verrà mai completato per mancanza di fondi - la montagna che divide le due città è probabilmente piena di amianto. Gli sforzi interpretativi si sono concentrati intorno all'interpretazione del verbo "sabotare" che lo scrittore napoletano ha ricordato essere un verbo "nobile", utilizzato anche da Gandhi. L'accusa punta invece non solo a ricordare l'accezione negativa del verbo in questione, ma anche a soffermarsi sulla presunta conoscenza di De Luca delle intenzioni dei gruppi No-Tav e di averle in qualche modo legittimate con la sua autorità di personaggio di cultura. Non sono stati trovati ad ora riferimenti diretti nelle sue pubblicazioni all'attività sabotatoria del gruppo No-Tav - ha sempre precisato l'accusa - altrimenti il processo non si sarebbe tenuto per "Istigazione al sabotaggio" ma per "Concorso al sabotaggio". Uno scontro titanico tra l'articolo 21 della Costituzione Italiana che sancisce la libertà di parola e un altro diritto costituzionale molto importante, quello alla Pubblica Sicurezza. A sostegno dello scrittore numerosi esponenti del mondo culturale italiano, che hanno precedentemente raccolto e firmato un appello per mettere fine alla vicenda, e gli immancabili No-Tav, che hanno accompagnato De Luca in tutte le fasi del dibattimento, momenti a cui lui non si è mai sottratto. A denunciare tuttavia la pesante assenza dei colleghi scrittori Roberto Saviano, che ha rimarcato negli scorsi giorni - come Cecilia Strada e il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris - il suo appoggio. Una probabile sentenza di condanna, secondo l'opinione di molti giornalisti, farebbe precipitare l'Italia indietro agli anni del Fascismo, quando il codice Rocco metteva a tacere tutte le denunce dei reporter dell'epoca. Un proscioglimento invece, secondo altri, porrebbe l'intellettuale o comunque la persona nota, al di sopra dell'applicazione della legge o addirittura potrebbe creare un precedente che renderebbe non applicabile il procedimento penale verso espressioni politiche adottate da gruppi estremisti che impongono con la violenza le loro idee. A quanto pare le parole, oltre ad avere un peso specifico, divengono più o meno importanti a seconda della penna o della bocca da cui sgorgano: pertanto, la questione assume sfumature più etiche che giuridiche. Tali sfumature sono all'occhio della stampa di tutto il mondo, che segue col fiato sospeso l'intera vicenda: per la difesa questo è un processo "di parole" non "contro le parole" poiché non esiste un reato specifico, ma soltanto la volontà di punire De Luca per aver espresso una sua opinione. Attacchi ai cantieri della Tav sono avvenuti sia prima che dopo l'intervista rilasciata dallo scrittore napoletano. Tuttavia, il "Non si arresta Voltaire" potrebbe divenire un atto di deferenza nei confronti di un intellettuale sì lontano dai salotti mondani ed elitari della cultura italiana - a De Luca ancora si contestano i suoi trascorsi giovanili nelle file di "Lotta continua" - ma a cui si perdona ogni riottosità in virtù della sua sferzante penna. Appuntamento ad Ottobre, quindi, con la saga finale di questa vicenda che davvero potrebbe divenire materia per il suo prossimo romanzo.

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Brennero. Basilico, pomodoro e mozzarella, ingredienti perfetti per formare il colori della bandiera italiana sulla confezione e poi la scritta inequivocabile: "Mozzarella fresca". Difficile non pensare all'Italia con questa busta di mozzarella proveniente dalla Polonia. E quanto hanno trovato i produttori di Coldiretti che ieri mattina hanno presidiato il Brennero per la difesa del Made in Italy agroalimentare. La mozzarella, prodotta in uno stabilimento polacco da una ditta di Bolzano, è destinata ad una ditta di Firenze e riporta - informa Coldiretti - la scritta "mozzarella fresca", nonostante solo per arrivare a destinazione debba fare un viaggio di migliaia di chilometri. Quello della mozzarella è uno dei tanti esempi di prodotti trovati sui camion che transitavano al Brennero provenienti dall'estero e destinati in Italia, pronti a diventare italiani, come nel caso di lattuga che dall'Olanda è destinata a Battipaglia, importante distretto - ricorda Coldiretti - delle verdure italiane di quarta gamma e di insalata fresca. Al Brennero il presidio Coldiretti ha anche individuato surgelati, tra cui 20 mila chilogrammi di fagiolini surgelati sfusi, in contenitori da 800 chilogrammi, pronti a finire nei minestroni italiani, ma anche latte austriaco diretto a La Spezia, cagliate tedesche dirette in Puglia, pancette fresche, con marchio non identificabile, destinate ad un'industria di salumi di Verona, e porri e altre verdure provenienti addirittura dalla Svezia e destinate ad una cooperativa in provincia di Bergamo.

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Bruxelles. Mentre prosegue la grande marcia dei profughi dall'Ungheria verso Germania ed Austria, la Commissione Europea sembra aver programmato il suo piano per l'accoglienza dei circa 160 mila richiedenti asilo giunti Ungheria, Grecia ed Italia e da ricollocare. Secondo fonti comunitarie riprese dall'agenzia LaPresse, la metà circa, ossia 70 mila immigrati, dovrebbe essere suddivisa tra Germania e Francia: 40 mila ricollocati a Berlino, i restanti 30 mila oltralpe. "Siamo pronti a fare la nostra parte", ha dichiarato il presidente francese Francois Hollande. La Germania, da par suo, dovrebbe sbloccare a breve circa 3 miliardi di fondi da destinare agli Stati Federali per l'accoglienza emergenziale degli immigrati. Altri fondi dovrebbero essere erogati per il sostegno di tutte le spese necessarie, a cominciare da quelle relative alle prestazioni per i richiedenti asilo. Il piano comunitario sarà discusso nella giornata di mercoledì, qunando sarà proposto dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker.

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Venezia-Mestre. Confermati i tagli per le camere di commercio: si passerà a 60 rispetto agli attuali 105 istituti camerali. A Confermarlo la Cgia, Associazione Artigiani Piccole Imprese di Mestre. Il processo di semplificazione dovrà iniziare a partire da 90 giorni attraverso un processo di accorpamento degli istituti. I componenti dei consigli diminuiranno di numero e potranno avere l'incarico al massimo per due sole volte; cura dimagrante per le giunte, per le indennità e per gli stipendi anche nelle aziende speciali. Il ministero dello Sviluppo economico a vigilerà sul registro delle imprese tenuto dalle camere che avranno anche nuovi compiti con nuove attività di assistenza per la partecipazione delle imprese nella programmazione e progettazione comunitaria. Ci sarà un decisa stretta sulle partecipazioni delle camere di commercio a enti, consorzi e società che negli anni sono aumentate in modo esponenziale: le partecipazioni si limiteranno a quelle strettamente indispensabili al perseguimento delle proprie finalità istituzionali. I tagli peseranno sui conti degli enti camerali intervenendo anche sulla determinazione del diritto annuale a carico delle imprese, così come previsto: rispetto agli importi per il 2014, del 35% nel 2015, del 40% nel 2016 e del 50% dal 2017. Inoltre le variazioni del diritto annuale conseguenti alla rideterminazione annuale del fabbisogno non potranno determinare fino al 2020, alcun significativo aumento rispetto agli effetti della riduzione percentuale dei diritti stabilita per l'anno 2016. Il sistema camerale potrà comunque contare su una nuova voce di finanziamento connessa al «potenziamento dei controlli » e riguarderà la possibilità di incassare una quota delle sanzioni amministrative pecuniarie «per le materie in cui le camere di commercio è competente ad adottare ordinanze. Per quanto riguarda gli accorpamenti solo con la soglia minima di 75mila imprese nel proprio bacino di utenza sarà possibile evitare la fusione con un'altra camera. Dovrà essere garantita la presenza di almeno una camera di commercio per Regione, così come sarà possibile mantenerne una in ogni provincia autonoma e città metropolitana. Si potrà anche istituire una camera «tenendo conto delle specificità geo-economiche dei territori » o conservare quelle nei territori montani più disagiati a patto che siano rispettati «indicatori di efficienza e di equilibrio economico ».

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E' in arrivo una nuova ondata di caldo africano su tutta la Penisola. Il picco del caldo è atteso per il prossimo weekend, quando si potranno toccare punte di 34-35 gradi Celsius su diverse aree d'Italia, in particolare al Nord, regioni tirreniche e Sardegna. Secondo fonti ufficiali, si tratterà con tutta probabilità dell'ultima ondata di caldo di questa Estate 2015. Tra le città più calde ci saranno Milano, Verona, Bolzano, Bologna, Firenze, Roma, Perugia, Benevento, Sulmona, Macerata, Foggia, Matera, Cosenza e Nuoro. A differenza di Luglio, tuttavia, di notte il clima si manterrà tutto sommato abbastanza fresco, grazie anche alla maggiore durata della notte e al Sole più basso sull'orizzonte. L'andamento, però, sembra ormai delineato. Nei primi giorni di Settembre si prevede infatti una svolta decisamente autunnale a causa dell'arrivo di aria più fredda su buona parte dell'Europa e anche sull'Italia, la quale costringerà l'anticiclone africano ad una rapida ritirata nei suoi luoghi di origine. In particolare, già agli inizi di Settembre si tornerà ad un tempo più instabile con piogge, temporali e un calo delle temperature anche deciso.